Uno dei tanti aspetti meravigliosi dell’occuparsi di agricoltura è che negli ultimi decenni sono apparsi sul pianeta personaggi di una capacità e intelligenza fuori dal comune, che hanno rivoluzionato il sistema agricolo ponendo fine alla maledizione che vedeva l’uomo e la donna massacrati dalla fatica, prigionieri di una terra bassa, di un orto che li voleva morti e di una natura matrigna.
Le rivoluzioni portate avanti da queste persone sono state assai silenziose e non appariscenti ma di una importanza epocale. Senza avere media, multinazionali, governi o chissà quali poteri dietro di loro, sono riusciti a diffondere delle modalità di intervento che hanno dato risultati eccezionali in quello che è il settore più importante della nostra esistenza e che ci tiene in vita, quello alimentare.
Una di queste metodologie è quella legata alla permacultura, un approccio complessivo e articolato che si utilizza quando si ha a che fare con un terreno nel quale si voglia agire a vari livelli, che si abbia un orto, una foresta, un frutteto, coltivazioni di cereali o legumi. In questo ambito agisce anche Sepp Holzer, contadino austriaco che ha sviluppato sistemi per trasformare terreni aridi e poco produttivi in autentici paradisi applicando delle conoscenze acquisite nella più grande e rinomata università mondiale cioè quelle della natura stessa. Holzer infatti ha frequentato solo le scuole elementari e per il resto ha sempre vissuto a stretto contatto con la natura e fin da bambino
ha potuto sperimentare quello che poi ha applicato con successo in varie parti del mondo. Ha messo in pratica uno dei primi insegnamenti della permacultura, che è proprio l’osservazione. Molto probabilmente se fosse stato murato per anni e anni in qualche edificio del sapere, non avrebbe avuto le intuizioni e la conoscenza approfondita che ha poi sviluppato nel tempo. Lui stesso
afferma: «Ciò che la scienza conosce è una torbida pozzanghera, mentre ciò che ignora è un oceano”.
Nel suo libro Come trasformare il deserto in paradiso illustra i suoi studi e le sue applicazioni pratiche che hanno avuto successo in varie parti del mondo ad iniziare dall’Austria dove ha il suo podere.
Spiega come ripristinare il delicato equilibrio delle acque, essenziale per ogni terreno, come salvare alberi e culture dai vari attacchi apportati dall’uomo che si ostina in maniera demente a praticare una agricoltura che è contro la natura. Holzer illustra come rimboschire i paesaggi, rifiutando la monocultura e spiegando nel dettaglio come sarebbe possibile sfamare tutto il mondo attraverso l’autosufficienza e l’agricoltura di prossimità, ridando al contadino il ruolo centrale che gli spetta in quanto produttore di cibo. Si esprime duramente contro gli allevamenti intensivi veri e propri inferni in terra che andrebbero aboliti subito, considerando non solo le atrocità che vi si compiono all’interno ma anche la loro immensa produzione di inquinamento e pericolo estremo della propagazione di malattie. Rivaluta la formazione delle comunità e l’aiuto reciproco fra persone che condividono l’amore e la tutela della natura opponendo la regionalizzazione alla globalizzazione.
Circa le sementi, critica fortemente le lobby dell’agro business che vogliono impadronirsi della vita addirittura brevettandola ovvero l’apoteosi della follia diabolica.
Ma leggiamo alcuni passi salienti del suo libro.
«Un agricoltore dovrebbe poter insegnare a una vasta parte della popolazione come interagire in modo rispettoso con le creature viventi. A mio avviso dovremmo avere una agricoltura decentralizzata a livello mondiale e il maggior numero possibile di famiglie contadine, all’interno delle quali i bambini possano crescere in campagna in armonia con la natura».
«Perchè la cultura e lo studio devono aver luogo nelle grandi città, sempre lontano dalla natura? Ci occorrono fattorie didattiche, corsi di studio nelle tante attività della campagna in cui trasmettere ai bambini e ai giovani provenienti dalle città e dalle campagne una formazione pratica e una gestione armonica della terra».
«Nessuno può rinunciare all’Università della natura, chi se ne allontana si perde».
«Gli sciamani degli aborigeni sostengono che sprechiamo troppo tempo e denaro per la bellezza esteriore e abbiamo perso il senso della bellezza interiore. In questo modo inganniamo noi stessi, e le conseguenze sono mancanza di entusiasmo e di progetti, frustrazione, aggressività, depressione e perdita della gioia di vivere. Da queste persone si potrebbe imparare davvero tanto: sono convinto che i maestri del futuro si andranno a cercare nella foresta vergine non nelle università».
«La stupidità è diventata la norma e si è persa la capacità di pensare secondo natura. Non mi aspetto grossi miglioramenti né a livello politico né scientifico, e neppure dal sistema sanitario. Posso dire solo una cosa: opponetevi».
«La politica comincia dalla propria casa, sul proprio terreno. E’ il cittadino che deve difendere la propria terra, nessun altro può farlo al suo posto. Le leggi devono essere al servizio della vita, della natura, dell’uomo. Non accetto leggi che non siano in armonia con la natura, è un diritto che mi arrogo e rivendico. L’individuo autosufficiente che si assume la responsabilità della terra è il capitale del futuro. Il pensiero olistico è sinonimo di indipendenza economica e responsabilità ecologica. Unendo questi due principi, si vive in pace con la natura e si è soddisfatti di sé».
«La Terra cerca persone che sappiano di nuovo leggere nel libro della natura e poi agire di conseguenza e costruire in tutte le zone climatiche modelli di cooperazione con l’ambiente: paesaggi acquatici, riforestazioni, rinaturalizzazioni di paesaggi feriti e minacciati ed esempi positivi di agricoltura naturale».
«Insieme possiamo fare tornare il paradiso in Terra e possiamo riuscirci cominciando anche oggi: potremmo diventare i giardinieri della Terra. Le conoscenze ecologiche per la rinaturalizzazione del pianeta sono un sapere di pace e sopravvivenza».
«Solo se viviamo con rispetto e umiltà nel creato, nella natura e con gli altri esseri viventi potremmo comprenderli, far tesoro dei loro insegnamenti e riportare sulla Terra il paradiso che abbiamo distrutto».
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