La marea transfemminista che ha invaso le piazze del 25 novembre non si è arrestata, e nel corso dei mesi è riuscita a costruire un ponte verso la data dell’8 marzo, giornata in cui tradizionalmente viene proclamato sciopero transfemminista.
Le mobilitazioni, costantemente in crescita negli ultimi mesi, si vedono affiancate dalla proclamazione di sciopero in diversi comparti del mondo lavorativo, tra cui spicca lo sciopero a macchia d’olio dei sindacati di base e quello del settore lavorativo della CGIL lanciato dalla sua delegazione Flc.
In numerose città ci sono stati previsti cortei e momenti di mobilitazione. L’attenzione è alta specialmente verso le università, dove negli ultimi periodi la tensione sul tema transfemminista ha continuato ad aumentare. Da qualche mese, infatti, negli atenei di diverse città d’Italia è in corso una mobilitazione permanente che sta mettendo in critica diversi aspetti delle università dal punto di vista di genere e transfemminista. Molte assemblee allargate e spontanee sono nate in seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin ed al 25 novembre, creando percorsi dal basso su svariate tematiche.
Dai diversi collettivi viene individuata nell’università una continua riproduzione al suo interno del sistema patriarcale, stridente di fronte alle narrazioni di atenei che quotidianamente si promuovono come portatori di valori come l’inclusione e la parità di genere ed in prima linea nel contrasto alla violenza di genere.
Le contraddizioni sono state sollevate specialmente nel tema della gestione delle molestie all’interno dei luoghi del sapere. Infatti, sia a Torino che a Padova, sono stati aperti dei percorsi per ottenere una gestione transfemminista e dal basso delle molestie in università, fenomeno spesso messo a tacere da parte della dirigenza ed invisibilizzato.
Questo ha portato a diverse mobilitazioni nella settimana verso l’8 marzo.
A Padova, l’assemblea universitaria transfemminista ha occupato, nella serata di mercoledì 6 marzo, il dipartimento di Psicologia, organizzando nel corso delle due giornate, diversi momenti di confronto e di sviluppo dei tavoli di lavoro nati in occasione del 25 novembre ed un dibattito sulla giustizia trasformativa con Giusi Palomba, Lorenza Perini e l’assemblea “Mai più zitt3” di Torino. La mobilitazione ha portato ad un incontro con 2 prorettori, per l’apertura di una trattativa circa l’inserimento di un progetto del centro anti-violenza all’interno degli spazi universitari per la gestione delle molestie.
A Torino l’ assemblea universitaria transfemminista Mai più zitt3 nata a fronte dei casi di violenza dentro l’università che ha portato alla sospensione di un professore di filosofia ha occupato l’università nella sede di Palazzo Nuovo per uno sciopero reale di tutta la giornata dell’otto marzo perché la risposta alle violenze sistemiche non può essere un’istituzione che riproduce violenza ma deve essere lasciata ad esperimenti di autorganizzazione indipendenti dal basso, scomodi e conflittuali che sono l’alternativa per l’autodifesa.
È stato organizzato un dibattito su come il transfemminismo può portare l’alternativa al carcere e dei tavoli di discussione sul lavoro precario, saperi di genere, ricerca, salute fisica e mentale e violenze in università.
In tutta Italia, venerdì 8 marzo, si sono svolti numerosi e partecipati cortei che hanno riempito di una marea transfemminista le piazze di diverse città.
A Padova migliaia di persone sono scese in piazza per lo sciopero transfemminista. Lavoratrici, studentesse, universitarie hanno percorso le strade della città portando le proprie rivendicazioni di soggetti oppressi da un sistema patriarcale che pervade scuole, università, luoghi di lavoro.
Tante le iniziative durante il percorso: dal minuto di silenzio e poi di rumore per le donne, lesbiche e trans uccise dalla violenza di genere, alla vernice sparsa per la strada simbolo del costo che i soggetti mestruanti devono sostenere ogni mese per assenza di misure di tutela nei giorni di ciclo, alle linee guida di Valditara simbolicamente bruciate contro l’approccio binario e non sufficiente all’educazione sessuale di questo governo.
Il corteo è terminato con l’occupazione dell’ex consultorio in via Salerno. “I consultori in Italia sono troppo pochi e definanziati. Ci riprendiamo quindi gli spazi, perché la città ha bisogno di spazi sicuri e transfemministi”.
A Trento un rumoroso corteo studentesco ha rotto il silenzio assordante della città con musica, cori e interventi sotto le scuole.
Molti interventi hanno espresso il dissenso verso i percorsi formativi proposti dall’Assessora all’Istruzione di Fratelli d’Italia Francesca Gerosa, che nega chiaramente i problemi strutturali presenti nell’attuale sistema educativo, facendo ricadere la responsabilità dell’educazione al consenso sulle famiglie e sui singoli individui.
Il corteo si è concluso con un’assemblea dove si è discusso della necessità di un’alternativa ad un sistema che normalizza la cultura della punizione e della paura.
A Vicenza centinaia di persone sono scese in piazza per questo 8 marzo. Un 8 marzo che ha parlato di guerra, di un sistema sicuritario e repressivo, che finanzia guerra e non consultori nè centri antiviolenza. In piazza Esedra, dove oggi si riunirà un presidio di fascisti, è stata fatta la scritta “Vicenza è antifascista”. Essere una città antifascista è essere una città transfemmista e che si prende cura e attiva servizi reali e non ronde. Inoltre dopo la notizia di ieri della presenza di Vannacci al teatro Astra il 23 marzo, è stata lanciata una manifestazione con partenza alle 15,30 da piazza Castello.
Anche a Schio (VI) in moltissime hanno occupato le strade della città per rivendicare diritti e libertà: i diversi interventi hanno dato voce alle discriminazioni subite dalle donne in movimento che attraversano le frontiere mortali dell’Europa, lo sfruttamento nel lavoro di cura dei corpi razzializzati, la mancanza di educazione all’affettività nelle scuole e la violenza strutturale del sistema patriarcale.
A Treviso centinaia di persone hanno animato il corteo transfemminista per l’8 marzo. Nonostante la volontà delle forze dell’ordine di impedire allə manifestantə di stendere uno striscione sulle scalinate del duomo, tutto il corteo si è diretto in quello che ormai è diventato un luogo simbolico nella rivendicazione dei diritti riproduttivi e della lotta contro i movimenti cosiddetti prolife. Lo striscione recitava “fuori i pro vita dalle nostre mutande” e la polizia con un cordone ha bloccato i manifestanti. “Questa è l’ennesima prova del potere politico che i pro life esercitano sulla città e sui nostri corpi. Non smetteremo mai di lottare, non decidete sui nostri corpi.” Hanno dichiarato le manifestanti durante un intervento.
A Pordenone in molti sono scesi in piazza in concomitanza con la presenza in città di Giorgia Meloni, presente in occasione della firma per il concordato sulla destinazione dei fondi del PNRR per il Friuli Venezia Giulia. Numerose le realtà transfemministe, ambientali e sociali che hanno voluto ribadire non c’è spazio per chi porta avanti politiche omofobe e razziste.
A Roma, durante il corteo per le strade della capitale, è stato imbrattato il ministero dell’Istruzione da parte di decine di mani rosse dei manifestanti. L’azione si inserisce all’interno di un percorso che sta prendendo piede a livello nazionale per un’educazione sessuale transfemminista nelle scuole. Inoltre, nel pomeriggio, il collettivo Bruciamo tutto ha interrotto il convegno “Sostenibilità sostantivo femminile” con un forte grido, per denunciare l’ipocrisia di un incontro in occasione dell’8 marzo organizzato dalle stesse realtà che finanziano quotidianamente la guerra e la devastazione ambientale.
A Milano, un corteo partecipatissimo ha attraversato le vie della città, lasciando diverse scritte e ed eseguendo numerose azioni. Al centro del corteo la sanità, la libertà della Palestina ed il diritto all’abitare.
A Parigi, la marcia per l’8 marzo, a cui partecipavano anche donne palestinesi, si è scontrata con un gruppo di sionisti in corteo, con un servizio d’ordine maschile e aggressivo, dotati anche di manganelli. Ci sono state tensioni. il controllo del corteo sionista è stato assicurato dall’SCPJ, Jewish Community Protection Service, che lavora in stretta collaborazione con il LDJ e la polizia francese. L’LDJ ha fatto notizia di recente, in particolare durante una manifestazione contro l’antisemitismo nello scorso novembre, sempre con azioni aggressive e violente.
Non è stata solo una giornata di lotta, ma un’intera settimana di iniziative transfemministe in tutta Italia. Una mobilitazione ampia e trasversale, dalle universitarie alle lavoratrici, che ha portato in piazza migliaia e migliaia di persone per lo sciopero transfemminista nel lavoro sociale ed essenziale. A mesi dai cortei per il 25 novembre, la rabbia contro la violenza di genere a cui governi e istituzioni non stanno dando risposta, ma anche la rabbia per il lavoro povero a cui molti soggetti marginalizzati e femminilizzati sono costretti, contro i tagli ai servizi e al welfare che rendono la vita di donne e soggettività non conformi sempre più difficile, contro la repressione che vediamo agire nel nostro paese su innumerevoli livelli, non si è spenta, anzi, sembra essere sempre più forte.