Gli italiani, ahimè famosi storicamente per come sanno raggirare il prossimo, hanno affinato questa loro ignobile arte in ogni settore e situazione in un paese campione del mondo di mafie, corruzione, truffe, scandali e ruberie di ogni tipo. Dalle attività e relazioni più piccole e banali fino agli appalti milionari, è una costante lotta a chi frega meglio e di più il prossimo, e il senso civico e il rispetto degli altri sono merce rara. Un agire simile sul piano lavorativo si traduce in una catastrofe in ogni ambito laddove si cerca di approfittare di chiunque, che siano colleghi, clienti, sottoposti, in una guerra di tutti contro tutti. Ma una società fondata su tali prerogative non può che
inevitabilmente essere allo sfascio.
E l’ignobile arte diventa ancora più ignobile nel panorama odierno dove tutto è merce, ognuno deve vendere e vendersi a ogni costo e la concorrenza feroce per raggiungere il soldo ha soppiantato ogni valore umano. Si potrebbero fare infiniti esempi ma basta andare in un ufficio pubblico, dove purtroppo non poche volte anche l’ultimo addetto esercita il potere che gli rimane sull’unico che ha dopo di lui, il malcapitato cittadino, il quale è in balia dell’umore dell’impiegato di turno, che vessato anche lui dai suoi superiori, non può che sfogare sull’ultima ruota del carro la sua frustrazione, che gli deriva non solo dal fatto di essere vessato ma anche dal fare un lavoro che spesso non gli piace o che odia.
E in un mondo che deve andare sempre più veloce, se si vogliono avere svariati esaurimenti nervosi, ci si può rivolgere a un qualsiasi corriere di spedizioni, un settore che è peggio dei gironi infernali di Dante. Dato che la concorrenza è spietata e corre sul filo dei millesimi di secondo, i corrieri viaggiano sulle strade a velocità da Formula Uno, con ovvio pericolo per tutti, e consegnano in maniera diciamo “creativa” avendo infinite consegne da fare. Queste “idilliache” condizioni di lavoro rendono i corrieri e chi lavora in quegli uffici spesso di una simpatia e disponibilità degni della Duchessa di Kent. Ma la colpa non è nemmeno tutta loro, che sono super sfruttati e che fanno un lavoro che è fra i più stressanti del pianeta. È comunque evidente che anche in questo caso fare impazzire o prendere in giro i clienti non migliorerà niente e nessuno e non può che peggiorare il tutto, compreso il lavoro degli sfruttati stessi. Poi ci sono artigiani, commercianti, professionisti, negozianti, addetti alle vendite, commessi ecc.; qui la prassi è cercare comunque di fregare il prossimo e l’atteggiamento è così indisponente che spesso sembra pure che ci facciano un favore se gli si danno dei soldi o ci si rivolge a loro e non ad altri. Perle sono diventate anche le risposte quando si chiedono gentilmente preventivi o costi di qualcosa e che arrivano da soggetti che non si capisce se siano umani o robot. Neanche un, “buongiorno”, un “grazie di averci contattato o scelto”, un “saluti”, roba ottocentesca che non serve più. A questo punto se non rimane nulla di umano, nemmeno la minima cordialità, paradossalmente ben vengano i robot, almeno si sa che non sono umani e magari li programmano pure gentili… E siamo sicuri che quando i robot sostituiranno gli umani che si comportavano da robot, ci saranno levate di scudi, manifestazioni e grandi proteste…
Ottenere un servizio, un lavoro o un prodotto fatto come si deve è quasi un’utopia, anche perché, andando tutti di corsa, nessuno ha tempo e anche se si ha tempo, comunque si è così nel loop della frenesia che si agisce male lo stesso. Ci si chiede: ma perché se si lavora così male, comunque la propria attività sta in piedi? Perchè il resto è uguale, se non peggio e se uno è peggiore dell’altro ovviamente nessuno migliora, non servirebbe a nulla, nemmeno si emergerebbe, anzi forse si perderebbero clienti o lavori se si iniziasse a lavorare come si deve, perché la gente non sarebbe abituata e magari paradossalmente la prenderebbe pure male.
Scortesia, inefficienza, incapacità sono ormai diventate usuali e se per caso incautamente all’inefficienza si risponde con l’efficienza da parte del cliente, si viene facilmente aggrediti e pure tacciati di troppa efficienza (!?), perché in maniera sacrilega non ci si è allineati alla scortesia, inefficienza e quindi sostanziale stupidità che è di prassi. E’ una pia illusione pensare di avere cortesia, comunicazione, disponibilità, precisione, chiarezza, puntualità, tutte cose che nel mondo “mors tua vita mea” sono roba che fa perdere tempo, soldi e clienti. Meglio agire come tanti, cioè male o peggio. Del resto il vangelo è chiaro: bisogna approfittare del prossimo perché se non lo si fa, qualcun’altro lo farà al posto nostro, quindi meglio approfittarne noi. E così, come per la legge dell’occhio per occhio dove tutti
diventano ciechi, il tutti contro tutti, unito alla stupidità, ci sta portando verso la inevitabile fine di una civiltà che di civile ormai non ha più niente. Chissà, forse un giorno ci si renderà conto che a fregare il prossimo alla fine si frega pure se stessi ma sarà troppo tardi. E l’aspetto ancora più assurdo è che si frega il prossimo pensando pure che il prossimo non se ne accorga, quindi non solo lo si frega ma lo si ritiene pure un idiota che non capisce che lo si sta fregando palesemente; tanto lo fanno tutti, quindi è normale. Bisogna rassegnarsi a tale pietosa situazione? Non necessariamente, perché le soluzioni esistono e sono quelle di creare progettualità, comunità, relazioni che abbiano parametri completamente diversi da quelli odierni imperanti e ai quali tanti, troppi si adeguano.
L’alternativa c’è, bisogna saperla costruirla ma si può fare.