Spazi Contesi. Cinema e banlieue

di Paolo Lago e Gioacchino Toni

[In occasione dell’uscita del volume di Paolo Lago e Gioacchino Toni, Spazi Contesi. Cinema e banlieue. L’Odio, I Miserabili, Athena (Milieu, 2024) con due saggi di Sandro Moiso ed Emilio Quadrelli, si riporta di seguito un breve estratto dell’introduzione omettendo le note e ringraziando l’editore per la gentile concessione. p.l.gh.t.]

«Si può amare una città, si possono riconoscere le sue case e le sue strade nelle proprie memorie più remote e segrete; ma solo nell’ora della rivolta la città è sentita veramente come l’“haut-lieu” e al tempo stesso come la propria città: propria poiché dell’io e al tempo stesso degli “altri”; propria, poiché campo di una battaglia che si è scelta e che la collettività ha scelto; propria, poiché spazio circoscritto in cui il tempo storico è sospeso e in cui ogni atto vale di per se stesso, nelle sue conseguenze assolutamente immediate. Ci si appropria di una città fuggendo o avanzando nell’alternarsi degli attacchi […]. Nell’ora della rivolta non si è più soli nella città» Furio Jesi, Lettura del Bateau ivre di Rimbaud

Nel corso della sua storia, il cinema non ha mancato di rappresentare il complesso universo delle periferie urbane contribuendo a sviluppare un immaginario su una realtà sociale e una geografia tanto mentale quanto fisica che investe le questioni identitarie e sociali, la negoziazione dello spazio e il rapporto con la storia e la memoria. […]

Sono diversi i film ambientati nelle banlieue delle grandi città francesi in cui viene narrata la quotidianità dei loro abitanti alle prese con le difficoltà di viverle e con l’ostilità loro riservata dal centro delle città quando vi mettono piede.

[In] questo saggio si intende esaminare la rappresentazione che di queste è stata data dal cinema, soffermandosi in particolare su una triade di opere che, più di altre, conquistando pubblico e critica, hanno saputo mostrare in maniera dirompente un universo per certi versi celato all’opinione pubblica dai media e dalla politica istituzionale […].

Film come L’Odio (La Haine, 1995) di Mathieu Kassovitz, I Miserabili (Les Misérables, 2019) di Ladj Ly e Athena (2022) di Romain Gavras hanno il merito di proporre tanto una riflessione sui rapporti tra centro e periferia, quanto sulle molteplici strutture di potere con cui gli abitanti di queste ultime devono fare i conti nella loro lotta quotidiana per vivere una vita degna di questo nome. […]

[Tali film vengono] analizzati prestando particolare attenzione alla rappresentazione dello spazio. In essi, infatti, si configurano diverse tipologie di spazio che possono essere affrontate attraverso gli strumenti critici di Gilles Deleuze, Félix Guattari e Michel Foucault.

Ai primi si devono i concetti di “spazio liscio” e “spazio striato” […]. Lo “spazio liscio” è quello del deserto, legato alla “macchina da guerra nomade”, lo “spazio striato”, invece, è proprio dell’organizzazione del potere della città e dell’apparato di Stato.

Michel Foucault, invece, […] a fianco di “utopia” introduce il termine “eterotopia”. Quest’ultima, nell’ottica dello studioso, si configura come un luogo separato dal normale contesto quotidiano, «una specie di contestazione al contempo mitica e reale dello spazio in cui viviamo».

Alla luce dell’analisi dello spazio, anche i complessi residenziali delle banlieue si prestano a essere analizzati come eterotopie, veri e propri spazi separati dalla città. In questi spazi strutturati secondo le regole del controllo reticolare, si sono nel tempo sedimentate sia forme di governance che di resistenza non pianificate. Lo spazio “striato”, segnato da canalizzazioni e percorsi obbligati dalle architetture pensate per controllare le periferie, ha dovuto fare i conti con continue infrazioni all’ordine pianificato sedimentando nel tempo nuove forme di disciplinamento spaziale e sociale ma anche spiragli di alterità nei confronti delle vecchie e delle nuove modalità di controllo nei cui confronti saranno, come vedremo, soprattutto le componenti più giovani che abitano le periferie a palesare un’insofferenza che si manifesta tanto nei confronti del particolare tipo di ordine che vige nelle banlieue, quanto nei confronti del potere e dello spazio della città che li respinge. I film analizzati mostrano come contro entrambi questi tipi di disciplinamento i banlieusard più giovani sferrino il loro attacco frontale senza pensare al domani, condannati come sono a una guerra civile che vivono come un presente dilatato privo di sviluppi.

I giovani abitanti delle periferie si configurano come una vera e propria “macchina da guerra nomade” […] lanciata contro lo “spazio striato” della città […] Vettori nomadi, macchine da guerra, i giovani delle periferie non conoscono la sedentaria blandizie della Ville Lumière, i viali striati, i boulevard e gli eleganti palazzi storici che si ergono come oscuri guardiani; non riescono a procedere incasellati in percorsi rigidi e obbligati. Essi sono gli abitatori di spazi in cui interstizi di deserto, fatto di terra e di campi incolti sparsi fra i caseggiati come sconosciuti banditi, si amalgamano agli edifici. Gli stessi caseggiati delle banlieue sono deserto, sono tutt’uno con le spazialità infinite che si diramano dintorno. […]

Le tre opere esaminate non hanno alcun lieto fine; si tratta di film che intendono dar conto delle molteplici forme di oppressione con cui devono fare i conti gli abitanti delle banlieue francesi contemporanee, tratteggiando le rivolte delle generazioni più giovani a cui è stato precluso il futuro, insieme allo spazio di vita, senza romanticismi e senza ipocrisie, senza ergersi a giudici e suggerire improbabili linee di condotta, consapevoli del fatto che le periferie sono luoghi molto più complessi non solo rispetto alle narrazioni offerte dai media e dalla politica istituzionale, ma anche rispetto a certe letture militanti venate di facili entusiasmi. […]

Vale la pena riprendere gli studi di Henri Lefebvre sullo spazio e sulla città sviluppati a partire da un contesto parigino indagato in prima persona e in preda, alla metà degli anni Cinquanta e nei successivi due decenni, a una profonda trasformazione urbanistica e sociale […] Al sociologo francese appare evidente quanto la produzione dello spazio rivesta un ruolo importante nei rapporti di potere politici, sociali ed economici contribuendo a modificare la composizione della classe operaia rendendo produttive attività che sino ad allora non lo erano. […]

Nell’indagare il rapporto tra periferie e centro nella contemporaneità occorre, però, porsi alcuni interrogativi circa cosa sia “il Centro” oggi, se si possa ancora parlare di questo pensandolo per come si è dato in passato. Occorre domandarsi se davvero chi vive le periferie ambisca a conquistare agibilità in un Centro che, a sua volta, ha subito importanti trasformazioni, soggetto come è stato a un processo di frammentazione e di fantasmizzazione del suo ruolo storico. Quello che un tempo si definiva “Centro” sembra oggi dover essere declinato al plurale per il suo presentarsi come un caleidoscopio in cui i centri amministrativo, commerciale, residenziale ecc., ridotti a non-luoghi, risultano sempre meno comunicanti gli uni con gli altri. Cosa si può conquistare di quel Centro frammentato? Quando i giovani banlieuesard vi mettono piede sembrano ormai farlo soltanto con lo scopo di metterlo a soqquadro e per fare incetta di merci brandizzate […]

La banlieue non è un non luogo caratterizzato da degrado e anomia. Né una no man’s land abitata da bande tribali ontologicamente antisociali e delinquenziali. E non è nemmeno un luogo di abbandono per le vite di scarto del sistema. La banlieue è il territorio di sperimentazione del capitale, dove la disarticolazione della vecchia classe operaia è stata presupposto e trampolino per la ristrutturazione dell’intero modo di produzione capitalista interno della Francia (ma similmente è avvenuto per il resto d’Europa). È il più avanzato laboratorio del nemico e pertanto la trincea di prima linea dei subalterni. [Jack Orlando]

Ed è in effetti da trincea di prima linea dei subalterni che sembra essere vissuta la banlieue dai suoi giovani abitanti nei film che ci si appresta a indagare in questo libro.


In appendice al volume i due saggi: Estranei al centro di Sandro Moiso; Ri-cominciamo a dire Lenin. Dal “Partito di Mirafiori”, al “Partito della banlieue” di Emilio Quadrelli.

Su alcune tematiche approfondite dal libro: Paolo Lago, Gioacchino Toni, Note su cinema e banlieue, in «Carmilla online», 1 dicembre 2024; Paolo Lago, Gioacchino Toni, Cinema e banlieue. Spazio striato, spazio liscio ed eterotopie, in «Scenari», 24 maggio 2024.

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