Record di “sfollati interni” nel mondo: sono quasi 76 milioni

Conflitti, violenze e disastri naturali aggravati dalla crisi climatica continuano a ingrossare le file degli sfollati interni, meglio noti in ambito internazionale come internally displaced persons (IDP), che a fine 2023 hanno raggiunto a livello mondiale la soglia record di 75,9 milioni, rispetto ai 71,1 milioni del 2022. I dati arrivano come ogni anno dal rapporto Global Report on Internal Displacement (GRID) 2024 dell’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC).

Nel 2023 46,9 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case per trovare rifugio altrove, rimanendo però confinate entro i territori nazionali e costrette a spostarsi anche più volte. Conflitti e violenze hanno spostato forzatamente 20,5 milioni di persone in 45 Paesi. Quasi due terzi del totale si trovano in Sudan, nella Striscia di Gaza e nella Repubblica Democratica del Congo. Resta massiccio anche il numero degli sfollati a causa dei disastri naturali e di eventi climatici estremi, pari a 26,4 milioni in 148 Paesi. Si tratta del terzo numero di sfollamenti più alto degli ultimi dieci anni. Un terzo dei quali ha avuto luogo in Cina e Turchia a causa di devastanti eventi meteorologici e terremoti ad elevato magnitudo. 

Conflitti, disastri naturali ed eventi climatici spesso si sovrappongono, moltiplicando le vulnerabilità. Al riguardo, gli autori del GRID 2024 hanno evidenziato che dei 45 Paesi e territori che hanno registrato sfollamenti a causa dei conflitti, tranne tre, hanno censito anche spostamenti per cause ambientali. Tra gli esempi citati nel rapporto, i terremoti in Siria e Afghanistan hanno colpito zone abitate da persone già sfollate a causa di anni di guerre, così in Somalia e Nigeria, teatro di duri conflitti, le inondazioni hanno portato a nuovi esodi. Non è insolito, inoltre, che violenze da parte di gruppi armati non statali possano seguire ai disastri per saccheggiare i convogli di aiuti, così come i conflitti possono aumentare la vulnerabilità delle popolazioni colpite per danni ad esempio alle infrastrutture. In Libia lo scorso anno il crollo delle dighe a Derna ha causato devastanti inondazioni che hanno provocato più di 11 mila vittime e sfollato quasi un quarto della popolazione della città. 
 
UNA PANORAMICA A SCALA REGIONALE
La portata e gli impatti degli sfollamenti interni variano in base al contesto di riferimento. L’analisi dell’IDMC sui trend regionali a scala globale è riassunta nel GRID 2024, come segue:

-L’Africa sub-sahariana, che ospita il 46% degli sfollati interni a livello mondiale, è stata ancora una volta la regione con più sfollamenti interni. Conflitti e disastri si sono sovrapposti in molti Paesi, costringendo le persone a fuggire nuovamente e/o a prolungare il loro sfollamento. 
-Il conflitto in Palestina ha contribuito all’aumento di ben otto volte gli sfollamenti dovuti ai conflitti in Medio Oriente e nel Nord Africa. Anche i dati sugli sfollati interni dovuti a calamità, principalmente terremoti e inondazioni, sono i più alti di sempre nella regione.
-L’Asia orientale e il Pacifico hanno registrato il numero più alto di sfollamenti dovuti a catastrofi a livello globale, sebbene le stime siano le più basse dal 2017. Sono aumentati invece per il terzo anno consecutivo gli sfollamenti dovuti ai conflitti principalmente a causa della situazione in Myanmar. 
-In Asia meridionale conflitti e disastri hanno provocato il 47% in meno di sfollamenti rispetto alla media degli ultimi dieci anni, sebbene i disastri abbiano comunque sradicato milioni di persone dalle loro case. 
-Nelle Americhe le tempeste hanno provocato meno della metà degli sfollati registrati nel 2022. Conflitti e violenza hanno invece innescato il maggior numero di movimenti nella regione, con la Colombia e Haiti che rappresentano l’85% del totale. 
-Europa e Asia centrale hanno registrato il numero più elevato di sfollamenti dovuti a catastrofi. I terremoti in Turchia ne hanno causato la maggior parte, mentre incendi, tempeste e inondazioni sono aumentati anche intorno al bacino del Mediterraneo. Quasi tutti gli sfollamenti registrati nella regione sono legati al conflitto tra Russia e Ucraina.

Ad essere colpiti sono anche Paesi ad alto reddito, come il Canada e la Nuova Zelanda, che hanno registrato numeri di sfollati interni tra i più alti di sempre. Come dichiarato da Alexander Bilak, Direttore dell’IDMC, “Nessun Paese è immune dallo sfollamento dovuto a catastrofi, ma possiamo vedere una differenza nel modo in cui lo sfollamento colpisce le persone nei Paesi che si preparano e pianificano per far fronte ai suoi impatti e in quelli che non lo fanno”.  

Fonte: A Sud 
 

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