Armi nucleari: nel 2023 nove Paesi hanno speso 91,4 miliardi di dollari

Diffusione di dati e informazioni, eventi di approfondimento, conferenze, volantinaggi e manifestazioni: sono le iniziative che fino al 22 settembre animeranno la prima “Settimana di azione globale sulla spesa nucleare” promossa dalla International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN – Premio Nobel 2017). Il titolo di questa iniziativa globale è “No money for nuclear weapons! Niente soldi per le armi nucleari” e «parte dalla consapevolezza di quanto sia inaccettabile sperperare oltre 91 miliardi di dollari all’anno per mantenere arsenali di armi di distruzione di massa» spiegano i promotori.

91,4 miliardi nel 2023
«Il dato proviene dalla quinta edizione del rapporto di ICAN sulla spesa globale per le armi nucleari: nel 2023 Cina, Francia, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti hanno speso complessivamente 91,4 miliardi di dollari per i loro armamenti nucleari, il che equivale a 173.884 dollari al minuto, o 2.898 dollari al secondo – proseguono i promotori – Negli ultimi 5 anni sono stati spesi 387 miliardi di dollari per le armi nucleari, con un aumento della spesa registrata annualmente di un robusto 34% nello stesso periodo: da 68,2 miliardi di dollari a 91,4 miliardi di dollari all’anno».

Nel corso della “Settimana di azione globale sulla spesa nucleare” anche Senzatomica e Rete Pace Disarmo si sono impegnate «a promuovere eventi, convegni, approfondimenti sul tema. In particolare QUI si può rivedere il webinar  dal titolo “Arsenali nucleari: ma quanto ci costate?”, con Lisa Clark, Alessja Trama e Francesco Vignarca e un contributo video di Susi Snyder, che coordina il programma di ICAN relativamente agli approfondimenti su questo tema».

«La decisione degli Stati dotati di armi nucleari di dirottare le risorse pubbliche dall’assistenza sanitaria e da altre urgenti necessità sociali alle armi di distruzione di massa è inconcepibile – concludono i promotori – Le armi nucleari producono conseguenze sulla salute che si estendono per generazioni, e non sarebbe possibile fornire un soccorso significativo nemmeno a coloro che dovessero sopravvivere a una esplosione nucleare».

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