Corruzione a Venezia: lo specchio di una città svenduta e cementificata

A dieci anni dallo scandalo del MOSE, siamo di fronte all’ennesimo caso di corruzione che coinvolge l’amministrazione comunale della città di Venezia. Il sindaco Brugnaro è indagato, l’assessore alla mobilità Boraso è già in carcere, il direttore dell’ACTV è indagato per una serie di appalti illeciti e sono decine i nomi di imprenditori ai quali sono pervenute misure cautelari.

Questo scandalo, al di là dell’aspetto giudiziario, è emblematico delle scelte politiche scellerate portate avanti in questi anni, proprio come lo è stato il caso MOSE. Boraso è in carcere per aver preso mazzette per facilitare la svendita di un palazzo pubblico e per aver intascato dei soldi in cambio di una modifica al piano regolatore che ha portato alla costruzione dell’ennesimo parcheggio vicino all’aeroporto.

Una città svenduta e cementificata in cambio di qualche mazzetta: questo è la giunta Brugnaro. Può essere un caso, che anche questa volta la cronaca giudiziaria ci parla proprio di attacco ai beni comuni, al territorio, alla città? No di certo. La corruzione, il malaffare sono conseguenza di una precisa volontà e visione politica.

Queste mazzette non sono “l’errore” di alcune mele marce: sono il prezzo da pagare quando si vuole distruggere e spopolare un’intera città per il proprio tornaconto personale, alimentando il modello estrattivista. Proprio in queste settimane il sindaco Brugnaro e la sua giunta stanno portando avanti diversi “affari”, insieme a tanti partner privati: la svendita dell’Ex Umberto I, la creazione di nuovi hub turistici a San Giuliano-San Giobbe e al Montiron, la costruzione di nuovi alberghi al Tronchetto, e ancora l’abbandono delle case pubbliche ai nuovi hotel, i nuovi inceneritori e la vergogna del villaggio Coldiretti.

Per non parlare del supporto offerto all’autorità portuale sui piani di scavo dei canali e la realizzazione dei nuovi terminal crocieristici. Decine e decine di progetti che Brugnaro ha imposto alla città, nonostante l’opposizione dei suoi abitanti. Perché per il sindaco e i suoi amici corrotti questa è Venezia: un “monopoli” su cui giocare e intascare la cifra più alta. E poco importa se poi il prezzo lo pagano cittadini e cittadine: servizi annullati, case vuote, giovani che scappano dalla città, un territorio devastato. È evidente che tutto questo si deve fermare.

«Basta speculazione sulla nostra città. Basta vedere Venezia nelle mani di “brutte musane” come quelle di Boraso. Basta Brugnaro. Brugnaro e la sua giunta devono dimettersi, andarsene a casa: basta usare Venezia come la propria miniera d’oro! Siamo pronte e pronti a riprenderci il consiglio comunale, la casa dei cittadini, per dirlo un’ultima volta: Brugnaro a casa!». Con queste parole oggi (mercoledì 17 luglio) ci sarà un presidio cittadino lanciato dal centro sociale Morion alle 13,30 a Ca’ Farsetti, sede del municipio lagunare.

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