Lo Sviluppo Sostenibile: un Concetto Efficace nella Lotta al Degrado Ambientale?

Di Federico Arcuri, dall’articolo di Roberto Talenti pubblicato su European Journal of Legal Studies.


Negli ultimi decenni, il concetto di sviluppo sostenibile ha assunto un ruolo centrale nelle politiche globali, ancorato ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite. Tuttavia, nonostante la sua diffusione, il concetto rimane ambiguo e controverso. Definito talvolta come un obiettivo, un principio o una narrazione, la sua natura e la sua validità teorica continuano a essere oggetto di dibattito.

Un articolo di Roberto Talenti recentemente pubblicata sullo European Journal of Legal Studies (link a piè di pagina) ha cercato di esplorare più a fondo le problematiche insite nel concetto di sviluppo sostenibile, analizzando documenti legali e politici internazionali per capire come questo concetto, e l’ontologia che lo sottende, sia stato normalizzato nel diritto internazionale. Attraverso un’analisi documentale dettagliata, lo studio ha evidenziato come il concetto di sviluppo sostenibile non solo manchi di una solida base empirica, ma risulti plasmato più da interessi politici che da considerazioni scientifiche.

La ricerca mostra che, a differenza del concetto di sostenibilità, emerso dal lavoro di scienziati e studiosi, lo sviluppo sostenibile è stato modellato quasi esclusivamente da apparati istituzionali di natura politica. Ne derivano due conseguenze.

In primis, il concetto di sviluppo sostenibile manca di una solida base teorica. Infatti, nonostante ambisca a conciliare sviluppo economico, protezione ambientale e benessere sociale, il concetto di sviluppo sostenibile rimane ancorato all’idea secondo cui una riduzione dell’impatto umano sugli ecosistemi globali, così come un miglioramento del benessere sociale, possa realizzarsi solo all’interno di un sistema economico orientato verso un’espansione perpetua di sé stesso. In altre parole, la crescita eterna del PIL, e quindi di produzione e consumo generalizzato di beni e servizi, starebbe alla base della soluzione alla crisi ambientale e sociale. Tale idea, sostenuta
nei documenti ufficiali, è stata però aspramente criticata da numerosi studiosi, che la considerano priva di fondamento scientifico e dannosa per il raggiungimento degli obiettivi ambientali e sociali a lungo termine.

In seconda battuta, si può osservare che, essendo stato cooptato e modellato da quegli attori che dominano lo scenario politico ed economico internazionale, il concetto di sviluppo sostenibile è stato utilizzato come mezzo atto a normalizzare e giustificare il sistema politico ed economico globale esistente. Quello stesso sistema che trasforma natura ed esseri umani in merce da impiegare per massimizzare i profitti di pochi, in un’ottica che dipinge la crescita dei consumi come crescita della felicità, e la crescita di produzione e profitti come misura di sviluppo e progresso umano.
Infatti, come recita il Rapporto Brundtland, documento del 1987 che per primo diffonde nel quadro delle Nazioni Unite il concetto di sviluppo sostenibile: ‘Se si vogliono evitare catastrofi economiche, sociali e ambientali in ampie zone del mondo in via di sviluppo, è essenziale rivitalizzare la crescita economica globale. In termini pratici, ciò significa una crescita economica più rapida sia nei Paesi industriali che in quelli in via di sviluppo, un accesso più libero ai mercati per i prodotti dei Paesi in via di sviluppo, tassi d’interesse più bassi, un maggiore trasferimento di tecnologia e flussi di capitale significativamente più ampi’.

Questo porta a due riflessioni significative. Primo, la normalizzazione del concetto di sviluppo sostenibile nei documenti giuridici internazionali impedisce ad attori chiave, come politici e giudici, di affrontare adeguatamente le tensioni esistenti tra interessi economici, ambientali e sociali. In secondo luogo, lo sviluppo sostenibile ha in gran parte sostituito il concetto di sostenibilità, portando anche movimenti ambientalisti a perseguire la cosiddetta “crescita verde”, un obiettivo che diverse ricerche, inclusi studi condotti dalla European Environmental Agency e lo European Parliamentary Research Service, ritengono per lo più fallace.

Tuttavia, l’articolo conclude che il concetto di sostenibilità non è andato del tutto perduto. Ricerche scientifiche continuano a sottolineare l’importanza di rientrare nei limiti planetari così come l’impossibilità di conciliare la crescita economica infinita con la protezione ambientale. Inoltre, diversi studiosi propongono già di sostituire il paradigma di sviluppo sostenibile con una visione scientificamente fondata, che riconosca i limiti ecologici e la necessità di riformare il nostro sistema economico e legale. È possibile quindi intravedere, all’interno del dibattito attuale, la nascita di un nuovo paradigma, che l’articolo in esame definisce “paradigma di pura sostenibilità”. Questo paradigma, sostiene Talenti, è alternativo a quello di sviluppo sostenibile e basato su una rappresentazione della realtà (ed in particolare delle relazioni tra dimensione ambientale, sociale ed economica) fondato sulle scienze ecologiche. Il paradigma di pura sostenibilità riconosce l’impossibilità di dissociare la crescita economica dal degrado ambientale, la non necessità di perseguire una crescita economica globale perpetua per soddisfare i bisogni umani fondamentali, e coerentemente pone l’integrità ecologica al centro di
qualsiasi politica che abbia il potenzialmente di influire sull’ambiente naturale. Questa riflessione diventa ancora più urgente se consideriamo i gravi impatti ambientali previsti per le generazioni future. L’adozione di un paradigma di pura sostenibilità potrebbe finalmente offrire una soluzione, non solo teorica ma pratica, per affrontare le sfide globali legate alla protezione ambientale e alla giustizia sociale.


Link all’articolo completo:

https://www.researchgate.net/publication/384149954_Exploring_the_Concept_of_Sustainable_Development_a_Non-_Scientific_Growth-Oriented_and_Anthropocentric_Ontology_Normalised_in_International_Law


Condividi questo contenuto...

Lascia un commento