Sport e dintorni – Non camminerai mai da solo

di Giorgio Bona

David Peace, Red or dead, ed. orig. 2013, trad. dall’inglese di Pietro Formenton e Marco Pensante, pp. 651, € 23, il Saggiatore, Milano 2014.

Quando il gioco del calcio non è soltanto passione, quando svela una visione più profonda con contenuti e significati che rappresentano un valore sociale e politico di rilievo, a guardare i tifosi non soltanto come una massa amorfa ma andando oltre, ecco… quando non si sa cosa dire allora funziona sempre la frase “calcio di altri tempi”.

Certo, erano altri tempi.

Il calcio è un fenomeno sociale mondiale. Quello che nei tempi attuali conosciamo è quello legato al fenomeno televisivo e di conseguenza a un grande potere economico.

Tuttavia c’è un’altra faccia del pallone, quella di un calcio sociale, che non ha mai avuto vetrine, ma che ha un grande impatto con il mondo che rappresenta, creando strumenti per costruire accanto a una società professionistica quella comunità inclusiva per la promozione dei valori fondamentali dello sport.

Ecco dunque la visione di un personaggio che il calcio lo ha vissuto da vicino, Bill Shankly (1913-1981), allenatore dal 1959 al 1974 del Liverpool, una delle squadre più prestigiose del mondo; e ci viene raccontata dalla penna di David Peace (1967), già autore di Il maledetto United (2006). Lì ricostruiva in oltre quattrocento pagine – nell’edizione italiana per il Saggiatore, 2009 – la storia dell’ex-calciatore e poi allenatore socialista Brian Clough, dal Derby County al Leeds United (quarantaquattro giorni, stagione 1974-75). E non stupisce l’attenzione a questa dimensione sociale del calcio da parte di Peace, in precedenza autore di GB84 (2005) – sul grande sciopero dei minatori contro Margaret Thatcher e la sua politica disastrosa per la classe operaia britannica.

L’artefice del successo narrato da Red or dead fu appunto Bill Shankly, figura destinata a diventare leggenda, sotto la cui guida il Liverpool conquistò tre campionati, due Coppe d’Inghilterra e una Coppa Uefa (1972-1973) dove sconfisse in finale i tedeschi del Borussia Mönchengladbach. Per Shankly il calcio rappresentava una missione, una ragione di vita, un sistema per trasformare i giocatori e i tifosi. Partita dopo partita, allenamento su allenamento, preparazione tattica e colloqui intensi con i protagonisti che scenderanno in campo offriva loro motivazioni indispensabili.

Appena giunto a Liverpool, Bill fece un grande programma di ricostruzione della squadra, valorizzando il settore giovanile e inserendo alcuni elementi di talento. Questa sua programmazione a lungo termine diede i suoi frutti ancor prima del previsto: nel 1962 la squadra venne promossa in Prima Divisione, due anni dopo conquistò il campionato e l’anno successivo giunse in semifinale in Coppa dei campioni. Di lì, una serie di successi.

Il libro offre quasi settecento pagine con le formazioni, azioni raccontate come le radiocronache di sessant’anni fa, commenti, risultati e classifiche – e non mancano le parti dedicate alla tifoseria con i cori. Non solo. David Peace ci offre anche curiosità che restano fuori dalla scena, ovvero i risvolti della vita privata, tra le pareti domestiche con la moglie Nessie e le figlie Barbara e Jeanette, dal trasferimento in una casa a Bellefield Avenue, West Derby, Liverpool, dove visse fino al momento della sua morte per infarto nel 1981. E pagina dopo pagina il lettore può trovarsi a condividere emozioni e passione di Bill quasi avvertendo il pulsare delle sue vene.

Un amore che il tempo ricambia e che non cancella, anche se con una decisione sorprendente Bill Shankly darà a un certo punto le dimissioni, una scelta che sconvolgerà giocatori e tifosi e di cui Peace racconta il dramma, tra dubbi e rimpianti di un uomo che desidererebbe ricominciare tutto da capo. E che si aggira per la città come un nobile decaduto, riverito dai tifosi e oltraggiato dalla società che lui aveva portato ai trionfi.

La sua morte sarà un evento di tale impatto che il Partito laburista durante la sua conferenza osserverà un minuto di silenzio per quell’uomo che era sempre stato considerato un socialista. Per onorarne la memoria verrà eretta davanti allo stadio di Liverpool una grande statua in bronzo che riporta la scritta: Non camminerai mai da solo.

Red or dead non è soltanto il romanzo di un uomo, delle sue aspirazioni, dei suoi sogni, ma rappresenta il racconto duro e commosso dell’epoca d’oro del calcio inglese e del suo declino. Certamente un’avventura difficile da raccontare, c’era il rischio di perdersi in una retorica facile: ma non si perde David Peace, raccontandoci con precisione e nei minimi particolari una storia che documenta quell’ascesa e quel malinconico tramonto.

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