Nell’anniversario della firma del Protocollo Italia-Albania, il Network Against Migrant Detention, animato da realtà antirazziste italiane e albanesi, ha svolto oggi, 6 novembre, una conferenza di fronte al Parlamento a Tirana per rilanciare il nuovo percorso transnazionale di mobilitazione contro il sistema CPR e la deportazione e la detenzione delle persone migranti.
«Il governo di Edi Rama stringe accordi con il governo fascista di Giorgia Meloni. Ma noi albanesi non dimentichiamo il trattamento che ci hanno riservato. Oggi alla polizia italiana è concesso invadere il nostro Paese per fare alle persone migranti quello che hanno fatto a noi gli anni prima», denunciano le attiviste albanesi alla stampa.
«E’ il momento di agire e di mobilitarsi affinché un accordo come quello stretto tra l’Albania e l’Italia non diventi un modello di riferimento europeo, di evidente stampo neocoloniale, per il controllo del movimento delle persone – proseguono ancora le attiviste -. Per questo motivo, l’1 e il 2 dicembre saremo di nuovo qui, ma questa volta in tant3, in una mobilitazione per la chiusura di tutti i centri di detenzione, che siano costruiti in Albania o altrove. Una mobilitazione creata dal basso a partire dalla partecipata assemblea di Bologna del 13 ottobre scorso che ha visto riunirsi in un percorso comune realtà che da anni lottano per la libertà di movimento e contro tutte quelle politiche italiane ed europee che favoriscono detenzione amministrativa e la sua esternalizzazione».
L’appuntamento di inizio dicembre in Albania, spiega il Network, sarà partecipato da rappresentanti di tutte le parti della società civile che si oppongono alle scelte politiche dei governi, definite disumane e inaccettabili.
«Questa mobilitazione attraverserà la città di Tirana e quei luoghi simbolo della repressione della libertà di movimento, dello svuotamento delle tutele del diritto d’asilo e dei diritti fondamentali, come il comune di Lezha e le località di Shengjin e Gjader, dove attualmente sorgono l’hotspot e il CPR. Ci opponiamo – concludono le attiviste – al costante processo di esternalizzazione dei dispositivi di controllo, repressione e criminalizzazione delle persone in movimento».
L’appuntamento di inizio dicembre in Albania, spiega il Network, sarà partecipato da rappresentanti di tutte le parti della società civile che si oppongono alle scelte politiche dei governi, definite disumane e inaccettabili.
«Questa mobilitazione attraverserà la città di Tirana e quei luoghi simbolo della repressione della libertà di movimento, dello svuotamento delle tutele del diritto d’asilo e dei diritti fondamentali, come il comune di Lezha e le località di Shengjin e Gjader, dove attualmente sorgono l’hotspot e il CPR. Ci opponiamo – concludono le attiviste – al costante processo di esternalizzazione dei dispositivi di controllo, repressione e criminalizzazione delle persone in movimento».