Più di 5.000 persone sono scese in piazza ieri a Padova per protestare contro il cosiddetto “ddl sicurezza”, una legge che potrebbe ottenere l’approvazione definitiva tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. La manifestazione rappresenta un momento cruciale sia a livello locale che nazionale, frutto di un percorso politico inclusivo e aperto, costruito attraverso assemblee, momenti formativi e spazi di discussione aperta in tutto il Veneto.
Sono oltre 120 realtà regionali hanno aderito all’iniziativa, rappresentando un ampio spettro sociale e politico: movimenti e comitati ambientalisti, sportelli legali, associazioni, ONG, sindacati, partiti, centri sociali, cooperative, collettivi studenteschi e molte altre. In piazza Garibaldi, al termine della manifestazione, sono stati lanciati tre nuovi appuntamenti: un’assemblea a Padova il 7 novembre, una regionale a Venezia (tra due settimane) e una nazionale a Roma il 16 novembre, che raccoglierà tutte le mobilitazioni nate nelle ultime settimane in Italia.
Durante i tanti interventi della piazza è stata sottolineato in varie forme l’urgenza di opporsi al ddl sicurezza, descritto come un attacco senza precedenti al diritto al dissenso. Questo disegno di legge, con il suo spirito autoritario e repressivo, viene percepito come una minaccia che mira a colpire non solo attivisti e militanti, ma una vasta gamma di soggetti: migranti, ONG, sindacalisti, lavoratori, persone detenute e chiunque venga considerato ai margini delle gerarchie sociali che questo governo ha in mente.
Le nuove norme introducono reati e aumentano le pene, in una deriva securitaria che sembra ignorare le complessità e le istanze sociali, rispondendo a ogni problema con la repressione e la militarizzazione. “Per noi – viene detto in un intervento – sicurezza non significa militarizzazione e divieti, ma giustizia sociale e diritti”.
Viene denunciata l’idea distorta di sicurezza proposta dal ddl: è sicurezza lasciare morire in mare migranti in difficoltà o è sicurezza salvarli? È sicurezza tutelare l’ambiente dai danni dei grandi interessi privati o chiudere un occhio sulla devastazione di risorse naturali? È sicurezza accettare il dato di tre morti al giorno sul lavoro o sostenere chi si batte per migliori condizioni e diritti? E ancora, è sicurezza finanziare la costruzione di CPR in Italia e campi di detenzione in Albania, o offrire supporto legale e sociale alle persone migranti? È sicurezza quella pensata da un governo che aumenta le spese militari sostenendo il genocidio della popolazione palestinese e l’escalation israeliana in tutto il Medio Oriente?
Il corteo ha visto la partecipazione di uno spezzone studentesco composto da collettivi universitari e coordinamenti delle scuole superiori, che hanno ricordato come il governo stia trasformando scuola e università in “laboratori di repressione”. Questi spazi, come sottolineato dagli studenti, sono i luoghi dove si coltiva lo spirito critico, come testimoniato dalle occupazioni di questa primavera in solidarietà con il popolo palestinese.
La manifestazione si è fermata davanti alla Gran Guardia in Piazza dei Signori, dove sono stati esposti striscioni contro il razzismo istituzionale e per la libertà di movimento, con scritte come “Criminalizzare e recludere non è sicurezza. Libertà di movimento per tutt3. NO CPR NO DDL” e “No al razzismo istituzionale, giustizia e verità per Moussa”. Moussa, migrante ucciso da un agente a Verona, è stato ricordato come simbolo delle violenze strutturali che colpiscono le persone marginalizzate. Il corteo si è poi diretto verso la Prefettura di Padova, dove è stato appeso un ulteriore striscione contro il ddl sicurezza, denunciando il legame tra l’ideologia reazionaria e classista del governo.
L’alternativa proposta dai manifestanti è quella di una società più giusta, in cui sicurezza significhi giustizia, diritti, e supporto alle persone e non repressione. Questa convergenza, viene sottolineato negli interventi finali, non è solo possibile ma necessaria per costruire una risposta dal basso, capace di smontare il ddl sicurezza e difendere i diritti di tutte e tutti.
Nella piazza finale non mancano le frecciatine agli esponenti locali di questo governo, in particolare contro il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari che il giorno aveva goffamente commentato la manifestazione definendola un “disagio” per cittadini e commerciati. “L’ultima volta che hai parlato, a proposito del decreto Salvini, hai detto che sarebbe passato senza problemi. E invece ci sono state centinaia di mobilitazioni in tutta Italia, e anche questa volta sarà così”.
Nella parte finale anche le parole del Comitato No Grandi Navi, che ha invitato a una grande assemblea regionale da farsi a Venezia tra due weekend. “Con questo decreto non sarebbero state possibili le tante mobilitazioni che hanno fermato lo scempio delle grandi navi in laguna e che hanno portato la nostra battaglia sotto i riflettori di tutto il mondo”.
“Questa manifestazione è stata un momento importante per ritornare a riconoscerci politicamente” viene detto nell’ultimo intervento, “ed è con questo spirito che dobbiamo proseguire questa battaglia, a livello cittadino, regionale e nazionale”.
Immagine di copertina: Biemmezeta