GKN: “Serve una svolta con gli Stati Generali della Giustizia Climatica e Sociale”

A dieci mesi dall’ultimo stipendio, nonostante una sentenza del giudice del lavoro a loro favore, e senza alcun ammortizzatore sociale, gli operai della ex GKN continuano la loro battaglia. Il collettivo ha organizzato un weekend di discussioni su temi cruciali come la reindustrializzazione dal basso e la giustizia climatica, culminando domenica con l’assemblea internazionale dell’azionariato popolare. Quest’ultima, secondo gli organizzatori, è stata un successo sorprendente: “Abbiamo ricevuto prenotazioni per oltre un milione e 250mila euro, grazie a quasi 800 persone fisiche e 153 persone giuridiche.” La principale azionista è la Società Operaia di Mutuo Soccorso Insorgiamo (SOMS Insorgiamo), fondata dagli stessi lavoratori.

Mentre l’Italia esce dall’estate più calda di sempre, la crisi climatica si presenta come un’ulteriore manifestazione dell’ingiustizia sociale. “La crisi climatica è il risultato di un sistema che concentra ricchezza e potere,” affermano gli operai. Questa concentrazione di risorse non solo ha creato il problema, ma continua ad alimentarlo, rendendo la transizione ecologica un’illusione dentro l’attuale struttura economica.

Il collettivo sottolinea come la transizione ecologica non possa essere trattata semplicemente come una questione tecnica: “La transizione ecologica è un fatto politico. Richiede pianificazione, consapevolezza sociale e controllo diffuso.” Tuttavia, la struttura economica attuale rappresenta una barriera insormontabile: “Le leggi intrinseche del sistema capitalista e quelle istituzionali impediscono una vera transizione.”

A complicare la situazione globale, la guerra – come quella in Palestina – viene indicata come “la massima espressione della crisi sistemica” e “la negazione di qualsiasi possibilità di transizione.” La GKN evidenzia come la concentrazione della ricchezza agisca in due direzioni: da un lato, il potere economico, alimentato dai combustibili fossili e dai conflitti, non ha interesse o capacità di portare avanti una reale transizione ecologica; dall’altro, la povertà crescente aliena milioni di persone dalla lotta climatica, troppo concentrate sulla sopravvivenza quotidiana.

Il movimento per la giustizia climatica, dicono, rischia di diventare una sequenza di obiettivi astratti e difficili da misurare. “Il rischio è che diventi un insieme di auspici lontani, firmati da chiunque senza doverne rendere conto.” Di fronte a questa deriva, i movimenti ecologisti hanno spesso reagito concentrandosi su battaglie locali e obiettivi immediati. Tuttavia, questa ricerca di concretezza rischia di trasformarsi in una mancanza di visione globale: “In Italia, il movimento per la giustizia climatica e sociale non riesce a convergere; è frammentato e sovrastato dalla concorrenza tra organizzazioni di sinistra radicale.”

Gli operai della ex GKN lanciano quindi un appello per una rilettura della crisi climatica: “La crisi è qui ed ora, e dobbiamo trovare strumenti comuni per affrontarla.” Questa sintesi deve partire dal patrimonio di lotte esistenti, coinvolgendo collettivi transfemministi, comitati ambientali, sindacati e movimenti sociali.

In vista dello sciopero globale per il clima dell’11 ottobre, il progetto GKN si prepara a rilanciare la sua iniziativa di “fabbrica socialmente integrata.” La settimana culminerà il 13 ottobre con l’assemblea dell’azionariato popolare, ma gli operai hanno anche previsto un passaggio fondamentale il giorno prima: “Il 12 ottobre convochiamo un’assemblea per iniziare la discussione sugli Stati Generali della Giustizia Climatica e Sociale.” L’obiettivo non è chiudere un percorso, ma aprire un dialogo che, come affermano, “porteremo avanti applicando queste idee a partire da noi stessi.”

Condividi questo contenuto...

Lascia un commento