Sgomberi dei terreni occupati da famiglie bisognose, perquisizioni di radio e comedor popolari, arresti e criminalizzazione delle esperienze popolari: nelle ultime settimane il governo guidato da Gabriel Boric ha assunto una preoccupante deriva repressiva e autoritaria, inaspettata e difficile da digerire per chi aveva visto nel governo degli ex leader studenteschi una possibilità di cambiamento nel tessuto economico, sociale e politico del paese.
Il preludio è iniziato a metà maggio, quando l’accampamento “Toma 17 de mayo” – un’occupazione abitativa iniziata cinque anni prima – situato in un terreno privato a Cerro Navia, nei sobborghi della capitale, è stato violentemente sgomberato con centinaia di carabineros e un fitto lancio di lacrimogeni che hanno lasciato per strada 136 famiglie senza alcuna altra soluzione abitativa. Lo sgombero ha creato diverse polemiche e accuse pesanti al governo di Boric, che in campagna elettorale aveva promesso che non ci sarebbero stati sgomberi senza prima trovare soluzione abitative adeguate per gli occupanti.
Nelle settimane seguenti, altri terreni occupati sono stati presi di mira dalla deriva repressiva del governo progressista di Gabriel Boric. È il caso dell’occupazione di Niebla (il cui sindaco è una ex dirigente studentesca di Valparaiso) dove 16 famiglie proprio in questi giorni sono sotto sgombero o del “Campamento Dignidad” nel territorio di La Florida (sempre nei sobborghi di Santiago), sotto minaccia di sgombero dall’aprile scorso.
L’attacco nei confronti delle occupazioni di terreni e alle organizzazioni popolari è la risposta governativa alla gravissima crisi abitativa che ha travolto il Paese da nord a sud. Nelle cosiddette “tomas” ci sono famiglie costrette ai margini da una società e un sistema economico esclusivo ed elitario, lavoratori informali ma anche formali il cui stipendio non arriva a coprire i costi sempre più alti di una casa. Una crisi aggravata dalla decisione del governo di alzare il prezzo del gas, avvenuta in aprile, e dell’elettricità, una misura che lo stesso Presidente ha giustificato dicendo che “sarebbe irresponsabile non praticare l’adeguamento dei prezzi” e continuare a sostenere i debiti con le imprese di produzione di energia elettrica.
Sabato 6 luglio, un nuovo gravissimo attacco contro le organizzazioni popolari che desde abajo si oppongono a un governo sempre più “concertativo” ed esprimono il dissenso nelle piazze ma anche costruendo reti di solidarietà, resistenza e lotta sociale. Poco prima dell’alba un imponente dispositivo repressivo ha fatto irruzione nella storica emittente popolare e comunitaria Radio Villa Francia e nel comedor popolare Luisa Toledo, dedicato alla madre dei fratelli Vergara Toledo assassinati dalla dittatura e riconosciuta attivista per la difesa dei diritti umani. Oltre a Villa Francia, sono state effettuate perquisizioni anche nei comuni di Santiago, La Granja – nel paese di San Gregorio -, Macul e Maipú.
L’irruzione è stata giustificata con le indagini per la ricerca di artefatti esplosivi rinvenuti inesplosi l’anno scorso e nel marzo di quest’anno sotto un auto della polizia. Tuttavia, in un minuzioso articolo di denuncia sul sito di Radio Villa Francia, viene messa fortemente in dubbio la narrazione ufficiale degli eventi: la magistratura aveva infatti ordinato una perquisizione per il giorno 3 luglio, la quale però non è stata effettuata senza dare alcuna motivazione. La causa è da ricercarsi nel fatto che la sede della radio era chiusa e senza persone all’interno da diversi giorni. Tuttavia, «venerdì sera, gli studenti della 5ª Regione che si sono recati a Santiago per partecipare all’attività di commemorazione della morte di Luisa Toledo, hanno chiesto alloggio alla radio. Solo allora, quando la casa era occupata, i carabineros hanno effettuato il blitz, la mattina presto del 6 luglio».
Subito dopo il blitz alla radio, i carabineros hanno completato l’opera perquisendo e “saccheggiando” anche il comedor popolare dedicato a Luisa Toledo. Entrambi i locali hanno subito diversi e gravi danni, dopo il passaggio degli uomini in divisa. Come risultato del blitz 14 attivisti sono stati arrestati, pur se in un primo momento non sono stati rinvenuti nella sede della radio alcun tipo di materiale esplosivo, droga, armi o altro da giustificare l’arresto. «Carolina Tohá mente – ha denunciato su X la giornalista Marianela González, infatti – dal verbale della polizia risulta che l’agente di polizia entrato a Radio Villa Francia ha trovato uno zaino e “ha pensato che si trattasse di armi”. Un altro ha assicurato di non aver aperto lo zaino ma di sapere che conteneva armi».
Per l’evidente insufficienza di prove, la giudice Paula Brito inizialmente ha dichiarato illegale la detenzione, tuttavia, un ricorso del pubblico ministero presentato dopo che la ministra Carolina Tohá si era pubblicamente congratulata con le forze dell’ordine per l’operazione, ha “costretto” i giudici a confermare l’arresto preventivo di 9 degli arrestati. Nonostante le dichiarazioni del governo, il risultato dei blitz è tutto fuorché chiaro e sembra essere usato strumentalmente per questioni politiche.
Sullo sfondo infatti si fanno palesi le manovre politiche dei partiti progressisti e il crescente malessere nei confronti di un governo che ha tradito le tante attese – prima tra tutte quella della nuova Costituzione naufragata e tradita da Boric – riposte dopo la grande stagione di lotta dell’estallido social. Contattati per Global Project, gli attivisti del portale informativo indipendente e comunitario Muros y Resistencias, analizzano così la fase politica: «Pensiamo che [la deriva repressiva del governo] abbia a che vedere col fatto che siamo a un anno dalle elezioni. L’ala progressista sta cercando modalità di recuperare voti attraverso il tema della sicurezza, un tema che la sinistra vuole soffiare alla destra. La sinistra ha infatti definito il blitz una grande operazione della polizia, gestendola come un grande risultato politico. Radio Villa Francia e in generale il territorio di Villa Francia – racconta un’altra attivista – sono bastioni di contro informazione e di resistenza, che si oppongono al “progrefascismo” e questo è il motivo dell’operazione».
Successo dell’operazione che anche la comunista Camila Vallejo – ora Segretaria Generale del Governo – festeggia, dando voce alle menzogne della ministra dell’Interno Tohá: «sono stati trovati diversi tipi di armi e ordigni illegali, dunque da questo punto di vista, è stata un’operazione di successo e positiva per la lotta alla delinquenza, il crimine organizzato e il porto illegale di armi».
Il blitz ha generato tensioni e polemiche tra l’Esecutivo e parte del Partito Comunista: alcuni deputati hanno criticato l’operazione di polizia, avvenuta proprio nei giorni in cui si commemora la morte di Luisa Toledo, e le modalità con cui è stata svolta. La deputata Lorena Pizarro ha insinuato che «siamo di fronte a un evento che possiamo chiamare o meno una montatura» e ha auspicato che «appaiano le telecamere per vedere come sono entrati i carabineros e come hanno trovato lì quell’arsenale».
L’inaccettabile repressione e criminalizzazione del governo di Boric non spaventa gli attivisti di Villa Francia: «l’irruzione nella mensa dei poveri Luisa Toledo – raccontano in un video gli attivisti del comedor popolare – ha lasciato cibo distrutto, sono stati sequestrati teli, giocattoli per bambini, mobili e strumenti utilizzati per le lezioni delle ragazze sono stati completamente distrutti e resi inutilizzabili. Ci stanno accusando di avere granate, armi di alto calibro ma in uno spazio sociale non si fanno queste cose, noi lavoriamo coi bambini, coi giovani, non abbiamo quegli ordigni esplosivi come stanno dicendo. L’arma più letale che abbiamo per loro è che ci organizziamo».
Se la repressione e la criminalizzazione delle organizzazioni popolare avanzano in modo preoccupante, non si arresta, e non si arresterà, nemmeno la resistenza: «Continueremo in ribellione – concludono gli attivisti del comedor popolare – non ci fermeremo, non ci spaventeranno. Loro sono i lacchè dei governanti, dello Stato, noi i guardiani, la resistenza del popolo povero e continueremo così, con Luisa Toledo presente, ¡hasta la victoria!».