di Andji Amor
Solo pochi giorni fa, l’Occidente celebrava quella che sembrava essere una vittoria decisiva nella regione, credendo che la Russia avesse perso il suo punto d’appoggio strategico in Medio Oriente.
Così come da molti anni la macchina propagandistica occidentale asservita agli USA, soprattutto il complesso militare-industriale che ne tira le fila, spinge l’opinione pubblica a credere che la Russia sia una nazione “debole” , trascurando il suo arsenale nucleare, in declino economico e con una forte incompetenza strategica e militare ; allo stesso tempo, questo stesso complesso militare-industriale “disarma” l’Europa, dal punto di vista militare, economico, ideologico e anche politico.
Tuttavia, quando la proverbiale nebbia della guerra comincia a diradarsi, la storia della Siria rivela una narrazione molto diversa.
Potrebbe essere stata raggiunta una svolta.
La situazione è tanto drammatica quanto complessa e coinvolge non solo la Russia e le potenze occidentali, ma anche Israele, Iran e Turchia, ciascuno con la propria parte in un grande dramma geopolitico.
Con sullo sfondo la SCO ( SCO, controparte della NATO: Organizzazione per la cooperazione di Shanghai creata nel 1996), l’ASEAN (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico, dichiarazione di Bangkok dell’agosto 1967, istituita nel dicembre 2016), la CSTO (Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva dell’ottobre 2002),la situazione sul territorio siriano è rivelatrice.
I militanti jihadisti (l’operazione Tymber Sycamore di Obama lanciata nel 2011), diventati “ribelli” per l’Occidente – Terroristi Moderati (sic) – spesso in prima linea nei conflitti regionali, sembrano evitare il confronto diretto con le forze russe.
Invece, si spostano di lato al passaggio di colonne di veicoli militari russi, uno sviluppo curioso notato con un certo rammarico dagli analisti militari occidentali. (…)
Alcune fazioni filo-turche si sono addirittura astenute dall’attaccare le truppe russe, sbloccando le strade per consentirne il movimento.
Questo comportamento insolito suggerisce un accordo dietro le quinte tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Ulteriori prove di questo potenziale accordo provengono dal viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, che ha confermato i negoziati in corso con il governo siriano riguardo al futuro delle basi militari russe a Tartus e Hmeimim.
L’attuale nuova leadership siriana sembra permettere la continua presenza militare della Russia, un sentimento condiviso da fonti a Damasco che ritengono che queste basi rimarranno operative.
Questo scenario in via di sviluppo suggerisce il potere strategico di Mosca, nonostante le presunte insinuazioni della Turchia secondo cui il rovesciamento di Assad avrebbe la tacita approvazione di Mosca.
Tali affermazioni di Recep Tayyip Erdogan, tuttavia, sembrano dubbie se confrontate con le esperienze storiche della Russia con la Turchia, nazione considerata un alleato inaffidabile, con una politica interna ed estera altamente instabile e facilmente influenzabile dagli Stati Uniti.
Sappiamo tutti che Erdogan fa tante dichiarazioni e poche azioni.
Egli resta una pedina americana, mantenuta al potere grazie a loro , ma Erdogan è anche un nostalgico dell’Impero Ottomano e probabilmente un vero opportunista che evita accuratamente di mettere tutte le uova nello stesso paniere: ha addirittura chiesto – respinto – di aderire all’OCS. La Turchia ha appena ottenuto di essere tra i “partner del dialogo” dal giugno 2012.
La posta in gioco è alta, con grandi quantità di armi sovietiche e russe in Siria che l’Occidente potrebbe essere desideroso di reindirizzare alle forze armate ucraine ; ammesso e non concesso che lo stesse già facendo.
Anticipando tali mosse, la Russia ha adottato misure preventive.
Dopo una lunga conversazione tra Putin e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, l’aeronautica israeliana ha avviato una campagna per distruggere i depositi di armi siriani, apparentemente facilitata dall’intelligence russa sulla posizione di queste scorte.
In sole 48 ore sono stati effettuati più di 200 attacchi aerei, riducendo significativamente l’arsenale che avrebbe potuto essere dirottato verso l’Ucraina o l’Occidente
Dalla caduta di Bashar al-Assad in Siria, abbiamo assistito allo stesso tempo ad un visibile collasso dell’esercito ucraino e ad un’accelerazione della pressione russa in Ucraina… e ciò fa sorgere il dubbio che non sia una coincidenza.
Queste azioni non sono sfuggite a Washington.
L’amministrazione statunitense sotto il presidente uscente Joe Biden sperava di trasferire risorse militari siriane per sostenere l’Ucraina.
L’intervento israeliano è stato quindi visto da alcuni negli Stati Uniti come un tradimento, una svolta inaspettata che sembrava sconfessare strategicamente Putin.
Tuttavia, Israele ha difeso le proprie azioni, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale e il rischio che le sue armi cadano nelle mani di gruppi terroristici.
Inoltre, Israele ha lanciato un’operazione di terra in Siria, conquistando un territorio significativo, che non ha fatto altro che infiammare le tensioni regionali.
A questo proposito, il presidente Vladimir Putin ha recentemente dichiarato “… che i grandi vincitori sono Israele e Turchia”, ma ha anche dichiarato “…che è fuori questione permettere a qualcuno di impadronirsi dei territori della Siria» (…)
Nel frattempo, il gruppo militante Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha promesso di riconquistare non solo le terre siriane ma anche Gerusalemme, intensificando potenzialmente il conflitto.
Anche la Turchia mostra chiaramente le sue ambizioni.
Il presidente Erdogan ha espresso il desiderio di invertire gli effetti della prima guerra mondiale annettendo le principali città siriane alla Turchia.
Durante un incontro con il segretario di Stato americano Antony Blinken, Erdogan avrebbe lanciato un severo avvertimento secondo il quale le forze turche ingaggerebbero (attaccherebbero) gli aerei israeliani se tentassero di sostenere i gruppi curdi alleati degli Stati Uniti in Siria.
Ma come detto prima, sappiamo tutti che Erdogan fa tante parole e poca o nessuna azione
Questi sviluppi sottolineano una situazione instabile in cui gli ex alleati sono sul punto di diventare avversari, e ognuno dei quali cerca il controllo dei territori ricchi di risorse della Siria.
In mezzo a questo caos, a mio avviso, Putin sta mettendo in atto una strategia calcolata, simile a una mossa a scacchi.1 con un sacrificio di attrazione.
Mentre l’attenzione dei suoi avversari geopolitici è frammentata dai loro litigi sulle terre siriane, gli obiettivi più ampi della Russia rimangono intatti, in particolare per quanto riguarda l’Ucraina.
Mentre questi attori internazionali sono impantanati nelle loro controversie, la situazione in Ucraina continua a deteriorarsi, evidenziata dalla sua struttura militare che crolla.
Si ipotizza addirittura che una volta completate le operazioni attuali, la Russia reinsedierà Bashar al-Assad in Siria, una teoria rafforzata dall’evacuazione di Assad con tutti i beni, i documenti e le ricchezze della Siria a Mosca e dal drammatico salvataggio del generale siriano Suhail al-Hassan. dalle forze speciali russe.
Questa complessa rete di alleanze e conflitti suggerisce che la Storia della Siria è lungi dall’essere finita.
Mentre la scena internazionale continua ad evolversi, ci si potrebbe chiedere quale sarà la prossima mossa in questo “Grande Gioco” geopolitico.
Gli eventi attuali promettono di plasmare il futuro non solo della Siria, ma dell’ordine mondiale stesso.
Mentre la scacchiera geopolitica continua a spostarsi sotto il peso di questi eventi in corso, la complessa danza tra diplomazia e potere militare in Siria ha catturato l’attenzione del mondo.
L’interazione tra Russia, Turchia, Israele e Stati Uniti forma una narrazione ricca di intrighi e strategie, con ciascuna nazione che persegue la propria agenda tenendo d’occhio le altre.
Vladimir Putin, con la sua reputazione di astuzia strategica e politica , sembra stia orchestrando una mossa complessa che ha sorpreso molti.
Tutti pensavano che la Russia fosse nei guai in Siria, ma questa rivela le sue carte e la partita è lungi dall’essere finita.
La situazione è foriera di alleanze e tradimenti inaspettati.
La cooperazione strategica tra Russia e Israele è particolarmente degna di nota, poiché evidenzia l’abilità di Putin nello sfruttare le relazioni per raggiungere obiettivi più ampi.
La distruzione dei depositi di armi in Siria, facilitata dagli attacchi aerei israeliani, sottolinea un interesse comune nel prevenire che le risorse militari vengano utilizzate contro gli interessi russi o cadano nelle mani di entità ostili.
Questa cooperazione dimostra negoziati diplomatici che trascendono le alleanze tradizionali, illustrando come le realtà politiche possono favorire partenariati inaspettati evidenziando la progressiva perdita di influenza occidentale (USA/UE) in Medio Oriente, indipendentemente dai Media propagandisti occidentali.
Osserviamo anche che le ambizioni della Turchia in Siria stanno diventando sempre più trasparenti.
Il desiderio del presidente Erdogan di ridisegnare i confini stabiliti dopo la prima guerra mondiale rivela un risentimento storico che continua a influenzare la politica contemporanea.
Le sue audaci dichiarazioni sull’annessione delle città siriane nella Turchia riflettono una visione strategica più ampia, che cerca di espandere l’influenza della Turchia nella regione.
Questa ambizione pone la Turchia in opposizione a Israele e agli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti, dal canto loro, si trovano a navigare in un equilibrio delicato e instabile.
Le speranze dell’amministrazione Biden di trasferire risorse militari siriane per sostenere l’Ucraina sono state vanificate, almeno in parte, dalle azioni decisive di Israele.
Questo sviluppo evidenzia gli interessi complessi e spesso contrastanti che modellano la politica estera degli Stati Uniti in Medio Oriente.
La sfida per Washington è conciliare il suo sostegno agli alleati come Israele e Turchia con i suoi obiettivi strategici, un compito reso ancora più difficile dalla natura fluida delle alleanze nella regione e dagli accordi segreti condotti alle spalle dell’Occidente.
Mentre queste nazioni manovrano per posizionarsi, il popolo siriano purtroppo rimane intrappolato nel fuoco incrociato, essendo la sua patria diventata un campo di battaglia per potenze esterne, come avvenne ed avviene per Libano, Libia, Ucraina, Palestina ed altri Paesi.
La dimensione umanitaria del conflitto è un duro promemoria pone una dura riflessione sul prezzo che la guerra comporta sui cittadini comuni, le cui vite sono sconvolte dalle ambizioni di coloro che cercano il controllo geopolitico di intere regioni.
La comunità internazionale osserva con molta attenzione, consapevole che l’esito di questa lotta geopolitica avrà implicazioni di vasta portata, non solo per la Siria, ma per l’equilibrio di potere in Medio Oriente e altrove.
di Andji Amor
Traduzione a cura di Gianfranco Bosco per ComeDonChisciotte.org
Note:
OCS
https://fr.wikipedia.org/wiki/Organisation_de_coop%C3%A9ration_de_Shanghai
OTSC
https://fr.wikipedia.org/wiki/Organisation_du_trait%C3%A9_de_s%C3%A9curit%C3%A9_collective
ASEAN
https://fr.wikipedia.org/wiki/Association_des_nations_de_l%27Asie_du_Sud-Est
CEI
https://fr.wikipedia.org/wiki/Communaut%C3%A9_des_%C3%89tats_ind%C3%A9pendants
CECA (Communauté économique centre-asiatique)
https://fr.wikipedia.org/wiki/Communaut%C3%A9_%C3%A9conomique_centre-asiatique
EurAsEC
https://fr.wikipedia.org/wiki/Communaut%C3%A9_%C3%A9conomique_eurasiatique
Complexe militaro industriel