Conor Gallagher
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Ieri in Germania si sono tenute le elezioni. È andata come ci si aspettava. La sorpresa più grande continua a essere il fatto che la maggioranza dei partiti sostenga una qualche forma di belligeranza nei confronti della Russia, una politica che sta distruggendo la Germania.
L’Alternativa per la Germania (AfD) ha ottenuto il suo miglior risultato in un voto nazionale (20,8%) da quando era stata fondata nel 2013. Il partito, nato come partito anti-Ue e anti-Nato, diventato poi etno-nazionalista, favorevole alla fine del conflitto con la Russia e a forti legami con gli Stati Uniti, sembra destinato ad essere escluso dal governo, secondo le dichiarazioni dei leader dell’Unione cristiano-democratica (CDU).
La CDU, favorevole alla guerra e al capitale, è arrivata prima con il 28,6% e probabilmente sarà a capo del prossimo governo con l’ex dirigente di Blackrock Friedrich Merz.
Il Partito socialdemocratico (SPD) del cancelliere Olaf Scholz è stato premiato per il suo disastroso governo degli ultimi quattro anni con il peggior risultato elettorale nazionale in più di un secolo (16,4%). Nonostante questo, la sua posizione di “sostegno” all’Ucraina rimane invariata.
I Verdi guerrafondai hanno perso qualche punto rispetto al 2021, ma sono rimasti per lo più stabili con l’11,6% dei voti.
L’Alleanza di Sahra Wagenknecht (BSW), contraria alla guerra, si è attestata al 4,97%, il che significa che il partito non riuscirà ad entrare nel Bundestag. Alcuni membri della BSW stanno protestando:
I tedeschi all’estero a cui fa riferimento De Masi non possono votare presso ambasciate o consolati e i ritardi postali potrebbero aver impedito alle loro schede di arrivare in tempo. Euronews, ad esempio, riferisce di elettori all’estero che giovedì stavano ancora aspettando le loro schede, che, anche se fossero state rispedite immediatamente per posta celere, difficilmente sarebbero arrivate prima della scadenza delle 18.00 di domenica.
Ecco alcune possibilità sulla futura coalizione di governo, secondo Deutsche Welle:
Per formare un governo, è necessaria una maggioranza di almeno 316 seggi sui 630 del Bundestag. Una coalizione tra CDU e AfD sarebbe possibile dal punto di vista numerico, in quanto, insieme, entrambi i partiti supererebbero facilmente questa soglia, arrivando a 358 seggi. Ma, secondo il leader conservatore Friedrich Merz, questo è fuori questione.
Rimane come possibile partner l’SPD di Olaf Scholz, che, insieme alla CDU, formerebbe una maggioranza di 328 seggi. Una maggioranza più ampia potrebbe essere formata se alla CDU si aggiungessero i Verdi, arrivando così a 416 seggi. Ma il partner minore della CDU, la CSU, ha ripetutamente escluso la possibilità di governare con i Verdi.
Nei prossimi giorni e settimane probabilmente si formerà una coalizione, si analizzeranno gli spostamenti elettorali e le promesse della campagna elettorale svaniranno.
Ci sarà molto tempo per esaminare la situazione, ma qui vorrei porre alcune domande. Il nuovo cancelliere e il nuovo governo saranno in grado di confrontarsi con la realtà e iniziare a cercare una via d’uscita dall’attuale… brutta situazione della Germania? Come potrebbero farlo? E qualcuno dei partiti che siederanno nel prossimo Bundestag si sta ponendo le domande giuste che potrebbero portare a possibili risposte?
La casa degli specchi della Germania
L’élite politica tedesca, in gran parte rappresentata dai quattro partiti (CDU/CSU, SPD, Verdi e il Partito Democratico Libero, che è sceso sotto la soglia del 5% e non sarà nel Bundestag), continua ad essere fissata nelle fantasie transatlantiche dell’”ordine basato sulle regole”, nella difesa della propria democrazia e dei valori liberali e nella demonizzazione della Russia. La realtà però è alle porte.
È sempre più difficile far quadrare questo paradigma rimanendo ossessionati dal sostegno alla campagna genocida di Israele e dalla criminalizzazione della parola (si noti che JD Vance, nella sua celebratissima uscita a Monaco, non ha criticato l’approccio pesante della Germania in materia di libertà di parola).
Ma, soprattutto, è l’economia che sta andando a rotoli, in gran parte a causa della guerra contro la Russia, oltre che per essersi agganciata all’impero statunitense in una posizione più combattiva nei confronti di Pechino.
E, per quanto si parli di pace tra Stati Uniti e Russia, cosa abbiamo visto finora? Togliamo tutti gli scontri politici transatlantici che fanno notizia e guardiamo ai modi in cui la Germania e l’Europa stanno facendo di tutto per diventare la prossima Ucraina:
1. L’UE sta sfruttando l’attuale spaccatura tra Stati Uniti e Ucraina per una nuova spinta a riutilizzare i fondi di coesione e/o ottenere eurobond. L’idea di un debito comune dell’UE per finanziare la militarizzazione starebbe “prendendo piede“.
La pazza di Berlino, il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco a fatto sapere che sono in arrivo 700 miliardi di dollari. Ha dichiarato alla Berliner Zeitung:
“Lanceremo un grande pacchetto, come non si era mai stato visto prima su questa scala”, ha detto la Baerbock. “Come per l’euro o per la crisi del [Coronavirus], ora c’è un pacchetto finanziario per la sicurezza in Europa. Arriverà nel prossimo futuro”.
Secondo la Baerbock, l’accordo sarà annunciato dopo le elezioni tedesche. Si ritiene che il pacchetto includa fondi per “l’addestramento militare, l’accelerazione dei tentativi di soccorso [all’Ucraina], la fornitura di armi e tutto ciò che l’Europa potrebbe offrire come garanzia di sicurezza”.
Anche Merz, a quanto pare, è d’accordo. Ecco cosa ha detto dopo la vittoria di ieri. Da DW:
Il favorito per la carica di futuro cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha criticato aspramente l’amministrazione di Donald Trump e ha esortato l’Europa a prendere le distanze da Washington durante un panel post-elettorale andato in onda sull’emittente statale ARD.
“Sono in stretto contatto con molti primi ministri e capi di Stato dell’UE e per me è una priorità assoluta rafforzare l’Europa il più rapidamente possibile, in modo da raggiungere l’indipendenza dagli Stati Uniti, passo dopo passo”, ha detto Merz.
“Passo dopo passo” sta facendo un sacco di strada. Dopotutto, Merz ha recentemente ventilato l’idea di acquistare gli F-35 dagli Stati Uniti.
Come reagirà l’opinione pubblica europea, sempre meno favorevole alla guerra, all’idea di dare più potere a Bruxelles e di indebitarsi per continuare a perdere contro i russi?
L’umiliazione – voluta dall’Europa, ma comunque umiliante – da parte degli Stati Uniti è stata così profonda mentre la propaganda contro la Russia è stata così incessante, che mi chiedo se assisteremo a un momento di solidarietà sotto la bandiera dell’UE simile a quello successivo all’inizio ufficiale della guerra in Ucraina, nel 2022. L’odio e la paura della Russia rimangono certamente forti:
2. Dove troverà l’UE la maggior parte delle armi da comprare con il pacchetto di 700 miliardi di dollari proposto? Si rivolgerà agli Stati Uniti. I benefici per le economie dell’UE saranno scarsi. Bloomberg osserva che, se l’aumento delle spese militari fosse finanziato con aumenti delle tasse o tagli in altri settori, di keynesianesimo militare non ce ne sarebbe neanche l’ombra.
Un fattore che limita lo stimolo derivante dal riarmo è che l’Europa acquista gran parte dei suoi equipaggiamenti militari da fornitori americani. Il rapporto sulla competitività dell’ex presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, aveva stimato che il 78% degli acquisti proviene da produzioni esterne all’UE e il 63% dai soli Stati Uniti. Ciò significa che l’effetto “moltiplicatore” dell’aumento della spesa sulla crescita sarebbe basso. Inoltre, il reclutamento di un maggior numero di europei nell’industria militare e della difesa farebbe diminuire la disoccupazione, alimentando forse pressioni inflazionistiche che porterebbero a un aumento dei tassi di interesse. Nel complesso, Rush calcola che la produzione economica dell’UE potrebbe aumentare di circa lo 0,6% nel 2028, “il che implica una modesta spinta verso l’alto nella crescita del PIL nei prossimi anni”.
3. Il sogno neoliberista. Il sistema ferroviario tedesco è al collasso, la Germania e altri Paesi dell’UE stanno tagliando le indennità di malattia e altri programmi sociali, poiché i costi per “sostenere” il suicidio nazionale dell’Ucraina e il suicidio economico dell’UE si sommano.
Eppure, la priorità è l’acquisto di più armi per finanziare una guerra che non si può vincere e per impedire ai russi di conquistare l’Europa – una minaccia per la quale non c’è nessuna prova e che non ha senso se solo ci si pensa dieci secondi.
Ma il lato positivo, dal punto di vista degli avvoltoi europei, è che questo fornisce una copertura per continuare a smantellare lo stato sociale e privatizzare tutto, dalle infrastrutture ai servizi sociali.
4. Per un po’ di tempo gli esportatori di gas naturale degli Stati Uniti potranno continuare a fare profitti. Dopo l’umiliazione alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il capo del commercio dell’UE, Maroš Šefčovič, è volato a Washington promettendo ulteriori concessioni da parte dell’Europa per compiacere il capitale dell’impero. Tra le potenziali offerte dell’UE: abolire le norme europee sulle emissioni di metano che punirebbero l’industria statunitense del GNL (mentre si pagano sempre più soldi per comprarne di più dagli Stati Uniti), tagliare i dazi sulle auto prodotte negli Stati Uniti e diventare più severi con la Cina.
5. Oh, e c’è la possibilità che, se gli Stati Uniti e la Russia dovessero alla fine imporre la pace, le aziende americane possano tornare in Russia in un futuro non troppo lontano. Quelle europee? No finché l’UE non inghiottirà qualche rospo. E saranno gli Stati Uniti a raccogliere gli avanzi di ciò che resta dell’Ucraina (Washington sta puntando non tanto alle terre rare quanto ai beni reali dell’Ucraina: oleodotti, porti, energia nucleare e infrastrutture chiave). L’UE potrà gestire le conseguenze dello Stato fallito ai suoi confini e a quelli con la Russia.
Gli Stati Uniti e la Russia potrebbero trovare un riavvicinamento, che secondo alcuni a Washington sarà utile per le altre guerre [degli USA] in Medio Oriente e per l’incombente confronto con la Cina.
Nel frattempo, l’UE continua a darsi la zappa sui piedi e, se i colloqui tra Washington e Mosca dovessero fallire, la militarizzazione dell’Europa la porterebbe a diventare la prossima Ucraina. Questo certamente “estenderebbe” la Russia, come suggerito dal famoso rapporto RAND del 2019. Come minimo, l’insistenza dell’Europa ad una belligeranza suicida la isolerà dal progetto eurasiatico per il prossimo futuro, mentre gli Stati Uniti potranno concentrare i loro sforzi nel far saltare altri ponti nel cuore del mondo.
Si sarebbe potuto pensare che gli Stati Uniti rimanessero concentrati in una lotta da pesi massimi contro la Russia per continuare a trarre profitto dalla miseria dell’Europa, ma questa linea di pensiero potrebbe aver sottovalutato l’impotenza dell’UE. Al momento, sembra che i Paesi dell’UE si accontentino di un continuo vassallaggio, nonostante i crescenti abusi da parte di Washington.
Cosa servirebbe per tirare fuori la Germania – e l’Europa – da questo pasticcio?
Venerdi scorso, il New York Times ha pubblicato un articolo di un certo Konstantin Richter, intitolato “La Germania è in grossi guai, e nessuno sa cosa fare“.
Cosa? C’è un sacco di gente che da tre anni (almeno) dice che la Germania sta andando verso la rovina.
Per cambiare rotta basterebbe un minimo di coraggio e immaginare la Germania come parte dell’Eurasia: rompere con la servitù transatlantica (uscendo anche dalla NATO), riallacciare i legami con la Russia, accettare l’offerta della Cina di unire la Belt and Road Initiative con il Global Gateway dell’Europa e creare legami più forti in altri settori.
Piuttosto che spendere miliardi per armarsi contro un’immaginaria invasione russa, l’UE potrebbe usare quel denaro per ricostruire le proprie economie con l’aiuto dell’energia russa, degli investimenti cinesi e dell’integrazione con l’Eurasia. Tuttavia, non ci sono segnali che tutto questo venga preso in considerazione, almeno non ancora.
Perché, ad esempio, i capi di Stato europei non chiedono dei colloqui bilaterali con la Russia? Nulla impedisce loro di farlo. Perché non resuscitare l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa? A un certo punto – in un modo o nell’altro – l’Europa dovrà fare i conti con il desiderio della Russia di un nuovo accordo sull’architettura di sicurezza europea.
Qualcuno dei leader tedeschi sembra in grado di svolgere un simile compito? Ci stanno almeno pensando? Ce n’è qualcuno in Europa, se è per questo? Magari Orban?
Qual’è invece l’offerta?
Diamo una breve occhiata alle posizioni dei partiti che hanno partecipato alle elezioni di ieri.
Merz e la CDU. Rappresentano lo status quo nei confronti della Russia e dell’atlantismo, con un occhio di riguardo alla finanza. Merz è l’autore del libro del 2008 “Osare con più capitalismo“, ed è così che fa. L’ex dirigente di Blackrock ama le privatizzazioni e la deregolamentazione. È probabile che sotto un governo Merz i lavoratori tedeschi vedano il loro tenore di vita continuare a diminuire.
A Merz piace parlare di una Germania che assume un ruolo di leadership in Europa. Cosa comporterebbe una cosa del genere? Ecco un assaggio:
International fugitive and Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu said he had a “warm conversation” with new German chancellor Friedrich Merz. Despite an ICC arrest warrant, Merz said he would invite Netanyahu to Germany, according to Netanyahu’s office.
— jeremy scahill (@jeremyscahill) February 24, 2025
Ecco cosa prevede l’European Council on Foreign Relations:
Se Merz dovesse trionfare, il nuovo governo tedesco avrà il mandato di perseguire una politica estera basata su passi di integrazione riguardanti la spesa per la difesa e le politiche di innovazione sostenute dal debito. Alla fine, la Germania avrà meno probabilità di puntare alle ampie alleanze sovranazionali che aveva sviluppato in precedenza per garantire che nessuno Stato fosse lasciato indietro. È invece probabile un’”Europa a due velocità”, anche se a costo di alienarsi il partner principale della Germania nell’UE, la Francia.
… A parte Merz, i leader della CDU sono generalmente più giovani: il potente leader della Renania Settentrionale-Vestfalia, Hendrik Wüst, ha 49 anni; il leader informale dell’ala conservatrice della CDU, Jens Spahn, ha 44 anni. Politicamente cresciuti in una Germania riunificata, questa nuova generazione fa riferimento al proprio Paese come a un evidente leader, sia in Europa che nell’UE. I loro genitori erano nati dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre i loro nonni – che potrebbero conservare qualche legame con l’ordine del dopoguerra – sono morti da tempo. Di conseguenza, non hanno i legami che avevano caratterizzato le precedenti generazioni di leader tedeschi. Per loro, la moderazione è un concetto di politica estera non radicato nelle convinzioni personali.
AfD – Chi lo sa? Quello che Wolfgang Streeck aveva detto l’anno scorso in un’intervista a Die Zeit sull’AfD è sempre più vero:
Non conosco un solo pensiero coerente di [Bjorn] Höcke e dei suoi seguaci. Sono solo ciniche provocazioni simboliche.
Ultimamente questa mancanza di coerenza si è tradotta in una svolta più amichevole verso gli Stati Uniti. Il partito, nato come anti-UE e trasformatosi in anti-immigrati è stato a lungo odiato e temuto dall’establishment politico-mediatico tedesco. Certo, ha un piccolo nucleo di sostenitori neo-nazisti, ma la vera ragione [di tutto questo odio] è la sua posizione anti-NATO, la brutale onestà sul fatto che Berlino è “schiava” degli Stati Uniti e il desiderio di fare amicizia con Mosca, visto che sarebbe nell’interesse nazionale della Germania farlo.
Ebbene, il mese scorso l’AfD ha adottato una mozione a sostegno della costruzione di relazioni più strette tra Germania e Stati Uniti e ha abbracciato Elon Musk e l’amministrazione Trump. Ci si può quindi aspettare che sia un’estensione del rebrand statunitense in Europa. Il cambiamento si manifesta anche nei sondaggi. L’opinione pubblica tedesca inizia ad avere una visione più realistica delle relazioni del Paese con gli Stati Uniti:
I sostenitori dell’AfD, a differenza degli altri elettori tedeschi, stanno ammorbidendo la loro posizione nei confronti di Washington:
Streeck, nell’intervista a Die Zeit, aveva continuato:
I conservatori di destra credono in una gerarchia naturale, in un mondo in cui i migliori sono lì per dire ai meno bravi cosa fare. Ma io sono un egualitario non convertito: tutte le persone hanno lo stesso valore. Inoltre, i conservatori di destra credono che non ci possa essere pace in questo mondo: ci sono nemici esistenziali schmittiani con i quali possiamo convivere solo se non li lasciamo vivere. Quest’ultimo è diventato un tema centrale dei neoconservatori americani e dei conservatori europei della NATO, compreso il nostro ministro degli Esteri.
Zeit: Sta paragonando Annalena Baerbock a Höcke?
Streeck: Se lei dice che questa guerra potrà finire solo quando consegneremo Putin al tribunale dell’Aia, allora sarebbe la vittoria finale: i carri armati tedeschi a Mosca. E io dico che dovremmo ripensarci.
E questo ci porta a…
I Verdi. Almeno sappiamo cosa uscirà da qui: ancora follia, esemplificata dalla Baerbock.
Annalena Baerbock is apparently still angry about Russia’s WW2 defeat of Nazi Germany. Baerbock fixates on the Oder River, where her Nazi grandfather fought against Russia. Imagine the anti-Russia hatred in the Baerbock households during Annalena’s formative years. https://t.co/esk9rOsgZ0 pic.twitter.com/ujWx2IV3JX
— ⏳Towhee 🌏☮️ (@amborin) February 21, 2025
I Verdi stanno già cercando di entrare nel prossimo governo e la leader del partito al Bundestag, Britta Haßelmann, ha dichiarato a DW che i Verdi sono ora più un partito di governo che di opposizione. Meraviglioso.
SPD. Rappresentante del “centro”. È in gran parte d’accordo con il percorso di guerra neoliberale della Germania, ma potrebbe arrivarci più lentamente dei Verdi e della CDU.
Die Linke. Il partito di sinistra è crollato negli ultimi anni dopo aver abbandonato quasi tutta la sua precedente piattaforma operaia a favore di politiche identitarie nel tentativo di apparire “pronto a governare”. Il partito ha visto una rinascita in risposta all’ascesa dell’AfD, così come una rinnovata attenzione alle questioni economiche. Ha anche ammorbidito le posizioni chiave in politica estera, abbandonando ogni pretesa di opposizione alla NATO, e non ci sono prove che il partito sia disposto a considerare ciò che sarebbe necessario fare per tirare fuori la Germania dalla fossa che lei stessa si è scavata.
BSW. Sahra Wagenknecht, del partito che porta il suo nome, potrebbe essere l’unico politico a comprendere l’enormità delle sfide della Germania e ciò che serve per affrontarle. La Wagenknecht ha spinto per il riequilibrio dei legami tra Stati Uniti ed Eurasia, per la ricostruzione dell’industria tedesca e per il contenimento dell’immigrazione. Ahimè, lunedì mattina, in Germania, BSW era solo al 4,9% – appena al di sotto del 5% necessario per poter entrare nel Bundestag come partito contro la guerra.
Se Merz e compagni sono seriamente intenzionati a spendere centinaia di miliardi per la militarizzazione, è difficile vedere come la situazione in Germania non passerà dal disastro alla devastazione. Anche senza questo colossale passo falso, sembra comunque che la situazione sia destinata a peggiorare molto prima che possa migliorare.
Tutto ciò fa venire in mente una cosa che Glenn Diesen ha scritto l’altro giorno:
… l’idealismo è pericoloso, poiché le richieste irrealistiche e gli slogan morali senza compromessi stanno distruggendo sia l’Ucraina che l’Europa. Una regola fondamentale del realismo politico è che rifiutare di accettare il mondo così com’è porta alla devastazione.
Conor Gallagher
Fonte: nakedcapitalism.com
Link: https://www.nakedcapitalism.com/2025/02/germany-holds-an-election-in-an-alternate-reality.html
24.02.2025