La resistenza Mapuche fra le pressioni private di Benetton e statali di Milei

Pubblichiamo integralmente l’intervista fatta a Mirta Curuhuinca dall’associazione Ya Basta! Êdî Bese! durante la carovana Puelmapu 2025. Dal 31 gennaio al 11 febbraio l’associazione insieme a una delegazione dei centri sociali del nord-est ha accompagnato il Trawün Itinerante (parlamento mapuche) che ha attraversato la provincia di Chubut seguendo l’omonimo fiume, dalle sorgenti nella cordigliera delle Ande fino alla foce nell’Oceano Atlantico.

Buongiorno Mirta, grazie mille per averci concesso questa intervista a nome dell’associazione Ya Basta! Êdî Bese! Per iniziare ti chiederei di presentarti e raccontarci un po’ della resistenza della tua comunità, Lof Kurache, il recupero territoriale che avete portato avanti e la lotta contro Benetton

Bene, io sono Mirta Curuhuinca, werkén (portavoce, ndt) del Lof Kurache, della zona qui di Puelmapu, ciò che ora è conosciuta come Argentina, e affinché ci possiate collocare un po’ meglio la provincia è quella di Chunut, dove noi come Lof stiamo lottando contro la multinazionale Benetton. È un processo che viene rivendicato da molti anni, c’è stato un processo di recupero territoriale anni fa, quasi 20 anni fa, di un lof chiamato Santa Rosa Leleque, poi nel corso degli anni la gente si è organizzata di nuovo, un altro gruppo di giovani e i nostri vecchi, anziani. Nel 2015 è stata avanzata una nuova rivendicazione, che si chiama Pulof en Resistencia, dipartimento di Cushamen. E poi c’è un altro processo in cui io sono werkén ed è il mio lof chiamato Lof Kurache. Sono tre processi di recupero dalla multinazionale Benetton, dove attualmente stiamo affrontando un imminente rischio di sgombero.

Per essere chiari, in Argentina ci sono leggi che ci proteggono. Certamente nella Costituzione nazionale e anche l’Argentina ha ratificato l’articolo 169 (dell’OIL, ndt), dove aderisce a 11 forme di protezione dei popoli nativi, ma oggi c’è un governo che non accetta tutto questo e sta promulgando DNU (decreti legge promulgati direttamente dalla presidenza della repubblica, ndt) per eliminare tutte queste leggi e tutti questi diritti che abbiamo ottenuto nel corso degli anni, con la militanza del nostro popolo in diverse fasi di questi anni di diritti conquistati. Oggi questi diritti vengono violati e sottomessi. È stata abrogata una legge, la 26160, che proibiva lo sgombero delle comunità, dei popoli nativi. Milei ha posto il veto su quella legge, quindi ora stanno usando il sistema giudiziario, il sistema legale, per sfrattarci da questi territori. Ci stiamo prendendo cura della natura, siamo un popolo preesistente, siamo Mapuche, Tehuelche. Alcuni dei nostri lof hanno due tipi di sangue nelle vene, Mapuche e Tehuelche, che sono due popoli preesistenti allo Stato argentino.

Quindi abbiamo questo ruolo, quello di proteggere i territori. C’è un fiume chiamato Rio Chubut, che in Mapudungun ha un nome diverso nella nostra lingua madre, ma questo fiume copre un’intera provincia, è come un intero Stato, è molto ampio. Benetton ha “acquistato” questo territorio, come forse sapete, negli anni ’90. Ma prima di allora il nostro popolo ha lottato con la compagnia inglese, quindi è una lotta di generazioni che questa nuova generazione ha sollevato un movimento forse più rivoluzionario. Parlo anche del fatto che molti di noi si sono formati con diversi modi… il nostro popolo ha avuto una formazione, ma non quanto quella di altri, perché siamo stati in grado di imparare i diritti che i nostri nonni non conoscevano. Attraverso la militanza, abbiamo conquistato alcuni diritti e li stiamo usando per poter proteggere il territorio. Parliamo quindi delle leggi che ci riguardano, come la Costituzione nazionale argentina, che riconosce la nostra preesistenza all’articolo 175, e anche l’articolo 169, che molti dei popoli originari stanno utilizzando come meccanismo e strategia di protezione.

Ma oggi l’attuale governo argentino non rispetta nulla di tutto ciò. Siamo quindi in stato di massima allerta perché gli avvocati ci hanno già avvertito che gli sgomberi sono in arrivo da un momento all’altro. C’è una comunità che ha recuperato il proprio spazio 20 anni fa e stanno riaprendo le cause per presentare di nuovo lo sfratto. Quindi è importante che si sappia anche questo, cioè che gli interessi nei territori in cui ci troviamo sono estrattivisti, perché lì ci sono petrolio, miniere e piantagioni di pini. Benetton è legato a questo, qui in Argentina. Non è che alleva mucche e pecore, no, c’è un altro interesse, più grande, che è l’estrattivismo, dove stanno cercando da molti anni, hanno già cercato tutto con le miniere e il petrolio, sanno già dove si trova, hanno già studiato tutto, per questo abbiamo meccanismi per la difesa, per la rivendicazione del territorio, per tornare al territorio e proteggerlo. E anche per ammettere l’autodifesa, perché noi, come altre generazioni, ammettiamo l’autodifesa, nel territorio. Vengono da noi, ci siamo difesi con le pietre perché è l’unica cosa che abbiamo. I nostri nonni ci raccontano sempre della compagnia, della compagnia inglese che veniva, oggi è Benetton con le sue guardie del corpo, che sono i poliziotti delle città vicine come El Maiten, oggi siamo a El Maiten per farvi capire che è una piccola città vicina alle comunità. Le distanze qui sono molto lunghe. Si parla di 30 chilometri, 80-100 chilometri, e da dove siamo nell’area rurale, dove comanda Benetton, qui, nella città più vicina, la polizia la comanda Benetton. Nel mio caso, quando abbiamo recuperato il territorio, il luogo e lo spazio che stiamo recuperando, il commissario della città è venuto a vedere cosa stava succedendo sopra il camion del ranch di Benetton. In quell’occasione mi disse che stava svolgendo un ruolo. Era un commissario e doveva svolgere un ruolo ufficiale, era un pubblico ufficiale. All’epoca gli dissi e gli risposi che si trattava di una rivendicazione e che per me non era un pubblico ufficiale perché non rappresentava un pubblico interesse, ma che era venuto come guardia del corpo di Benetton e mi sono identificata con nome e cognome, e che ero responsabile della rivendicazione che stavamo facendo in quello spazio.

Ebbene, da quel momento è iniziata la persecuzione, e anche questa cosa di stare nel territorio, recuperandolo, non è facile. Abbiamo avuto tentativi di sgombero, abbiamo avuto sparatorie a tutte le ore della notte. Anche negli altri recuperi e rivendicazioni, volevano denunciarci penalmente, io sono stata denunciata penalmente. L’azienda Benetton mi ha accusato di aver bloccato la strada, di aver rubato il bestiame. Di aver picchiato la polizia. Ho avuto due processi in cui sono uscita assolta, perché hanno intentato una causa contro di noi, ma al momento del processo non c’era nulla. Così siamo state assolte. La maggior parte di noi erano donne, eravamo quelle che avevano sempre i casi e andavano al processo. Gli uomini erano pochissimi, ma poi qui a Kurache, dove ci stiamo riprendendo, ho una causa civile, perché siccome mi hanno già processata due volte in sede penale, non possono processarmi di nuovo in sede penale. Quindi ora stanno passando attraverso la giurisdizione civile, che è un’altra istanza. E poi, beh, ho altri casi che accompagnano altre comunità, ma forse in altre province.

Quindi Benetton aveva già provato a fare pressioni sul potere pubblico (statale e provinciale) nel passato per provocare gli sgomberi, prima che Milei abrogasse la legge che vi proteggeva. E ora, se me lo puoi confermare, ci stai dicendo che dopo aver provato, e perso, sta tornando all’attacco facendo nuovamente pressioni per farvi sgomberare, giusto? 

Sì, ci sono stati diversi tentativi di sgombero e repressione, molto visibili anche a livello nazionale, come quando è scomparso il corpo di Maldonado. È stato durante un tentativo di sgombero, un blocco stradale e un tentativo di sgombero. Nel gennaio 2017 c’è stato anche un altro tentativo di sgombero in cui abbiamo trovato all’interno del territorio che era Pulof en Resistencia Cushamen, taniche di benzina dove volevano sgomberare facendo credere che si trattasse solo di una perquisizione, ma in realtà volevano sgomberare. Ma data la buona situazione, ci siamo aggrappati alla nostra cultura, alla nostra visione del mondo e alla nostra spiritualità. E diciamo che non ci hanno sfrattato perché gli stessi spiriti della natura ci hanno aiutato affinché questo sgombero forzato non avvenisse, e quindi nell’irruzione avevano preparato tutto, ma non ha funzionato. Ebbene, ora il sistema giudiziario lo sta facendo direttamente, non sta facendo questa manovra teatrale o questo circo mediatico, ma sta negando direttamente tutti i diritti che abbiamo e abusando, ignorando i diritti che la legge stessa ha scritto per la protezione del nostro popolo.

Hai qualcosa che vuoi aggiungere sugli interessi di Benetton nella zona? Sugli interessi per il petrolio e le miniere, perché di questo non si conosce molto in Italia.

Benetton è socio, è associato a una società che si chiama “Compañia Minera del Sur” che realizza studi minerari che hanno approvato l’esplorazione mineraria nelle province di Neuquén, Chubut e Río Negro, che sono molto estese, in tutti i terreni di sua proprietà. C’è esplorazione, c’è interesse economico in un giacimento molto grande, che copre quasi due province, che si chiama Progetto Calcátreo o Bacino di Wuiriwao, che copre anch’esso due province, la distanza è molto ampia, si tratta di un lago petrolifero sotterraneo dove si dice che negli anni ’70 e ’90 abbiano effettuato studi di esplorazione per vedere a che livello di maturazione fosse il petrolio per poterlo estrarre. A quel tempo, il petrolio non era ancora maturato e salito a una certa superficie per poter essere estratto. Oggi, in questo momento, in questa data, il petrolio è già maturo per essere estratto. Quindi vuole entrare nelle comunità con diverse manovre, senza contare i piani che ha per poter iniziare a sfruttare le risorse, per questo nel 2015, in modo strategico, abbiamo iniziato i recuperi territoriali perché sapevamo che i camion e le persone delle compagnie minerarie e le persone legate alle compagnie petrolifere andavano in giro a cercare di fare trawun nelle comunità in modo che la gente desse il suo permesso. Ma, data l’organizzazione della nostra gente e delle comunità, siamo riusciti a regolarci un po’ dietro a tutto questo, che era già stato preparato. Ma ora ci sono altri meccanismi di processi per cause costruite che vengono portati avanti contro alcuni militanti e difensori come noi che stiamo andando a far conoscere in giro tutto questo.

Benetton non ha il titolo di proprietà della terra. Lo evidenzio perché quello che si usa molto nei discorsi dei media in Argentina è che i Mapuche sono il nemico interno perché stanno violando la proprietà privata. E poiché nella questione della proprietà privata si parla di avere il titolo di proprietà della terra, Benetton ha la concessione della terra, che è come un prestito, che si vedrà nel corso degli anni se prosegue o no, ma bene, dato il potere economico di una multinazionale, ci saranno sempre accordi politici e legali in cui i ricchi vinceranno sempre. Quindi usiamo la nostra forza come Mapuche, come popolo preesistente, un popolo nativo che dice di avere qualcosa che ci lega al nostro territorio, che è la spiritualità, ma abbiamo anche alcuni documenti o alcune registrazioni storiche che sono anche registrate nella storia argentina e qual è il percorso e come le terre che abbiamo, le terre che stiamo rivendicando, ci sono state date anche legalmente, alcune. Abbiamo anche parlato della storia della nostra gente, che dice che i confini erano più bassi e l’azienda inglese li ha spostati un po’, poi Benetton li ha comprati e Benetton li ha chiusi sempre di più, avanzando sempre di più con la rete metallica. Siamo andati a fare delle denunce e nessuno ci ha ascoltato. Anche questo fa parte del problema. E così a volte andiamo in tribunale per tutto questo, ma la maggior parte delle volte questi luoghi non hanno titoli di proprietà privata, ma titoli di concessione, il che è diverso.

Per concludere, vuole citare altre compagnie che si comportano come Benetton nei territori Mapuche?

Ci sono altri proprietari terrieri in altri territori mapuche, anch’essi legati a Benetton e alle multinazionali. Ebbene, siamo in questo trawun itinerante che noi come organizzazioni e comunità mapuche stiamo accompagnando e dove anche voi siete venuti ad accompagnarci. Ci sono diversi proprietari terrieri argentini e di altri Paesi, come il Qatar, come Roemer, come Lewis, che sono anche legati agli interessi idroelettrici, c’è l’idrogeno verde, c’è il litio, tutti gli interessi sono lì, sono tutti mescolati, sono tutti associati e dove ci sono tutte queste risorse naturali, ci sono le comunità e c’è un fiume, c’è un lago dove queste multinazionali e questi proprietari terrieri stanno prendendo il controllo. Ebbene, noi siamo come il nemico interno. Questo è ciò che il governo ha messo in atto ora.

Noi siamo sempre stati il nemico interno, ma loro usano anche il nazionalismo, la sovranità. No, ci dicono questo, che non rispettiamo la sovranità. E il fatto è che noi rispettiamo la sovranità più del presidente stesso o del popolo argentino, perché non vogliamo che le multinazionali e i latifondisti vengano a portarci via e a distruggere tutto e a vendere la terra, o a regalare la terra o a regalare le nostre risorse. Non vogliamo questo. Vogliamo difendere la natura, vogliamo difendere l’acqua, perché senza acqua non c’è vita. Questo è fondamentalmente il motivo per cui stiamo accompagnando il trawun itinerante, per cui ci stiamo organizzando come comunità e come lof, per difendere la vita della natura, perché con la cosmovisione mapuche abbiamo capito che anche nella natura, c’è la vita.

Allo stesso modo in cui noi siamo vivi.

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