
La giornata di mobilitazione diffusa lanciata dalla Rete No Ddl – A Pieno Regime ha registrato un’ampia partecipazione in tutto il Paese. Oltre venti città, da nord a sud, sono state attraversate da cortei e iniziative di protesta contro il disegno di legge Sicurezza. Le piazze hanno parlato chiaro: diecimila persone hanno manifestato a Bologna e Roma, cinquemila a Milano, più di mille a Napoli, Trento e Brescia. A Venezia e Treviso si sono verificati blitz contro le zone rosse.
“Zone rosse, sgomberi e sfratti, daspo e guerra ai poveri. Nelle nostre città e periferie il Ddl Sicurezza è già operativo, reprimendo il dissenso e colpendo le classi popolari, trasformate in classi pericolose” si legge nel comunicato di indizione della giornata. In piazza, fianco a fianco, associazioni, centri sociali, sindacati e forze politiche che negli ultimi mesi hanno costruito il percorso della Rete No Ddl.
Il ritardo nell’approvazione del Ddl Sicurezza viene attribuito proprio a queste mobilitazioni. “Le manifestazioni territoriali e la grande mobilitazione nazionale del 14 dicembre stanno indebolendo il governo, e questo è un risultato che possiamo rivendicare”, affermano gli organizzatori. Il messaggio lanciato al governo Meloni è netto: “Quando il Ddl arriverà in aula, saremo in migliaia sotto i palazzi del potere per una giornata di blocco, assedio e contestazione”.
Le città in piazza: dai cortei alle azioni dirette
La giornata è iniziata con un’azione simbolica alla stazione Santa Lucia di Venezia, una delle zone rosse istituite per il Carnevale. Attivisti e attiviste sono saliti sul tetto della stazione esponendo uno striscione con la scritta: “Diamo un Daspo al governo Meloni”. La protesta ha denunciato la turistificazione estrema della città e le politiche di controllo che, tra telecamere, tornelli e militarizzazione, svuotano Venezia e ne compromettono la vivibilità.
Tra le manifestazioni più partecipate spiccano quelle di Roma e Bologna. Nella capitale, oltre diecimila persone hanno sfilato nel corteo in memoria di Valerio Verbano, ucciso il 22 febbraio 1980 da un commando neofascista. “Ricordare Valerio oggi significa anche contrastare la svolta autoritaria in atto, incarnata dal governo Meloni e dal Ddl Sicurezza proposto dai ministri Crosetto, Nordio e Piantedosi”, hanno dichiarato i manifestanti. Anche a Bologna diecimila persone hanno attraversato il centro fino a Piazza Maggiore, ribadendo il rifiuto delle politiche securitarie.
A Milano, più di cinquemila persone hanno marciato in una delle zone rosse recentemente istituite, mentre a Napoli la protesta ha coinvolto diverse realtà cittadine ed è passata davanti alla sede del maggior partito di governo, Fratelli d’Italia.
Nel Nord-Est, a Trento oltre mille persone si sono radunate in Piazza Cesare Battisti, con l’adesione di oltre cinquanta tra movimenti, associazioni e sindacati. Gli studenti hanno denunciato il legame tra il Ddl Sicurezza, la riforma Bernini dell’università e il Ddl Valditara per le scuole. Anche a Belluno un migliaio di persone ha partecipato alla manifestazione.
A Treviso, per la quarta settimana consecutiva, la scarrettata contro le zone rosse e il Ddl Sicurezza ha attraversato rumorosamente la città. Gli attivisti hanno simbolicamente sigillato la struttura destinata a diventare la base logistica delle forze dell’ordine nella zona rossa.
A Vicenza, il corteo è stato aperto dalle famiglie minacciate di sfratto a causa della realizzazione della Tav. La protesta si è conclusa sotto la sede di Iricav 2, general contractor dell’opera, con un’installazione di case per chiedere una moratoria sugli sfratti e il diritto all’abitare. A Schio, 150 persone sono scese in strada per contestare l’investimento di fondi pubblici nella trasformazione delle ex-scuole Marconi nel comando della polizia locale.
A Padova, oltre 200 persone hanno partecipato al dibattito pubblico “Regime di in-sicurezza: Derive autoritarie e zone rosse”, che ha approfondito l’impatto delle nuove misure securitarie sullo spazio pubblico e le libertà individuali. La conferenza è stata seguita da una tavola rotonda sulla recente istituzione di una zona rossa in città, che limita la circolazione di determinate categorie di persone.
Le mobilitazioni non si sono fermate qui: cortei e presidi hanno avuto luogo anche a Genova, Brescia, Terni, Isernia, Campobasso e Lecce. La protesta contro il Ddl Sicurezza si conferma un fronte di opposizione sociale ampio e trasversale, capace di coinvolgere numerose città e differenti realtà sociali e politiche. Se il governo pensava di far passare sotto silenzio questa misura repressiva, la risposta delle piazze dimostra ancora una volta il contrario. Il segnale è chiaro: la battaglia è appena iniziata.