A Padova inizia l’intifada studentesca

Venerdì 10 maggio, tantissimi studenti e studentesse hanno occupato i cortili del rettorato dell’Università di Padova, Palazzo Bo, con un grandissimo numero di tende. Fin dal primo mattino, infatti, i cortili si sono riempiti di manifestanti, striscioni e cartelli. Il movimento delle tende, che nelle scorse settimane si è diffuso in tutto il mondo, a partire dall’onda lanciata dai college statunitensi, fino ad arrivare in Europa ed in Italia, ha visto il Palazzo Bo di Padova aggiungersi alla lista dei rettorati occupati per chiedere il boicottaggio accademico.

Il movimento, chiamato l’intifada studentesca, sta portando avanti diverse rivendicazioni sul boicottaggio accademico dei rapporti con gli atenei israeliani responsabili del genocidio e con le aziende belliche di export di armi, nonchè la neccessità di aprire corridoi umanitari per la comunità accademica palestinese.

L’occupazione arriva dopo diverse settimane fitte di assemblee e momenti di mobilitazione. La notizia della possibile invasione di terra a Rafah ha infatti portato tantissimi studenti e studentesse a mobilitarsi nelle scorse settimane, costruendo diversi momenti di confronto ed aggregazione. Il risultato è stata una fitta partecipazione ai momenti assembleari, nonostante i tentativi ripetuti dell’ateneo di impedire le possibilità di riunione tramite la chiusura dei dipartimenti, successivamente occupati temporaneamente dalla comunità accademica per riunirsi. Le diverse assemblee hanno portato ad una costruzione congiunta tra diverse realtà politiche della giornata di venerdì.

La potenza della mobilitazione si è vista fin dalle prime luci del mattino, quando più di cento  studenti e studentesse, di diverse realtà politiche unite per il boicottaggio accademico,hanno invaso i cortili con tende e striscioni, moltiplicandosi nelle ore successive. Il messaggio dell’occupazione, ribadito dal comunicato postato nei social, è chiaro. L’accampamento continuerà almeno fino al senato accademico previsto per martedì 14 maggio, creando un ponte con la giornata di mobilitazione indetta dai giovani palestinesi per mercoledì 15 maggio, in occasione dell’anniversario della Nakba. 

Al centro delle richieste il boicottaggio da parte dell’università dei rapporti con gli atenei israeliani responsabili del genocidio in corso in Palestina, e degli accordi con le aziende dell’industria bellica. Vengono inoltre richiesti al MUR ed all’università l’istituzione di un fondo per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti palestinesi affinché possano continuare a svolgere la propria attività accademica presso enti di ricerca italiani. Nel comunicato, inoltre, viene richiesto al governo di annullare l’accordo di cooperazione con Israele nel campo della RIcerca e dello Sviluppo Industriale, Scientifico e Tecnologico.

La data di ieri rappresenta il culmine di mesi di mobilitazione, che hanno visto una partecipazione in costante crescita. L’assemblea di coordinamento tenutasi in aula Dayala di palazzo Bo lo scorso giovedì 2 maggio ha visto la partecipazione di decine di dottorandi e di personale tecnico amministrativo dell’Università di Padova, a fianco alla comunità studentesca. Il movimento dal basso che rifiuta le politiche occidentali colonialiste e genocide sta vedendo un accelerazione del suo momentum in tutto il mondo, partendo dalla Columbia University, passando per L’università di Amsterdam, e facendosi ora sentire in molte città della penisola italiana. In quest’onda si inserisce l’ occupazione del palazzo Bo iniziata ieri 10 maggio 2024. 

Nel pomeriggio si è tenuta la lectio magistralis “Fermare le guerre e salvare il pianeta. Una nuova centralità per la tutela dei diritti umani.” in aula Nievo, a cui ha partecipato Laura Boldrini. La rettrice dell’università Daniela Mapelli invece, prevista tra gli ospiti della lectio magistralis, non si è presentata in aula. L’occupazione ha avuto modo di intervenire al dibattito ed ha rilanciato la necessità di un’università aperta e disponibile al dialogo, e la sua intenzione di mobilitarsi in occasione del senato accademico. “ Ci dispiace che la rettrice Mapelli oggi non si sia presentata, confermando la sua tendenza a non voler dialogare con gli studenti, come abbiamo già visto negli scorsi mesi” viene detto nell’intervento, “Vogliamo esortare la rettrice a prendere una posizione contro Israele e a favore della Palestina, e ad annullare gli accordi con atenei Israeliani e le aziende belliche responsabili del genocidio.” Il momento di dibattito non è passato inosservato, ed i relatori sono stati accolti dall’occupazione con striscioni e cori. 

Nel corso della giornata di ieri le tende sono state piantate anche alla Statale di Milano, la quale, insieme a Roma, Bologna, Palermo e Napoli, si aggiunge alla lista di università in occupazione in Italia. Bloccata la strada  del rettorato della Sapienza di Roma, con striscioni recitanti: “Per quanto vi crediate assolti, siete comunque coinvolti.”. A Napoli, l’occupazione della Federico II, ha sanzionato l’azienda zim, tra le principali responsabili di esportazione di armi. 

La giornata si è conclusa con una grande assemblea pubblica, in cui sono stati delineati gli obiettivi dell’occupazione e della mobilitazione ed è stata ribadita la necessità del boicottaggio accademico e dell’apertura di corridoi umanitari per la comunità accademica palestinese. La giornata si è conclusa con un momento di socialità e la proiezione de “Il filo rosso della resistenza”.

La mobilitazione a Padova proseguirà nei prossimi giorni. Per la giornata di sabato 11 maggio è previsto un momento di arte, poesia e musica per la Palestina, e la partecipazione al presidio indetto dalla comunità palestinese di fronte a Palazzo Bo.

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