Ancora volare dopo l’emergenza?

MDF aderisce all’appello europeo “No al salvataggio incondizionato del settore aereo”. L’emergenza sta stravolgendo le nostre vite personali e l’economia. “Niente sarà più come prima” si dice. Come abbiamo detto non è però scontato in che direzione il cambiamento possa volgere: un ritorno grosso modo alla realtà di prima? Una versione più autoritaria e ancor meno libera del capitalismo? O sarà piuttosto un’occasione per muoversi un pezzettino nella direzione della decrescita felice? Noi ci impegniamo per la terza opzione e questo appello lanciato dalla rete internazionale Stay Grounded (letteralmente: rimani a terra) è un piccolo tassello in questo senso. Vediamo perché.

Trovate l’appello QUI

E lo potete firmare QUI

Il settore aereo, con le fortissime limitazioni ai viaggi imposte, è in profonda crisi. Noi, con i promotori dell’appello, ci vediamo un’occasione. Innanzitutto il settore aereo è responsabile del 5-8% dell’impatto globale sul clima. Questo potrà sembrare poco, ma fino a prima dell’emergenza è stata una delle fonti di emissioni di più veloce crescita. E viaggiare in aereo è tra le scelte singole più impattanti che possiamo fare (qui trovate molte info: https://stay-grounded.org/get-information/#footprint e su www.atmosfair.de potete calcolare quanto impatta un volo).
Forse però più importante è quello che collegano gli aerei e quello che implica la crescita veloce di questo modo di spostamento.
Gli aerei simbolizzano e allo stesso tempo costruiscono concretamente un mondo sempre più globalizzato, sempre meno rispettoso dei luoghi, trasportando uomini d’affari alla ricerca di occasioni di sfuttamento, turisti che con la loro sempre più massiccia presenza distruggono mari, montagne e città, e, non ultimo, malattie.
Gli aerei sono dipendenti da pesanti infrastrutture, gli aereoporti, che da un lato comportano pesanti impatti negativi nei loro immediati dintorni, dall’altra parte, per il fatto di essere relativamente pochi (soprattutto quelli importanti), contribuiscono a una polarizzazione territoriale con la ricchezza che si concentra in poche metropoli e grandi spazi lasciati indietro (in termini di ricchezza economica si intende, non necessariamente per quanto riguarda la distruzione ambientale).
Gli aerei poi concretizzano il mito della velocità che così profondamente pervade la nostra società, eludendo che arrivare in poche ore dall’altro capo del mondo potrà essere un vantaggio per alcuni, ma presenta un privilegio per (relativamente) pochi con danni assicurati per tutti e inoltre rappresenta il delirio di onnipotenza ed onnipresenza della nostra società della crescita che mina le nostre stesse basi di sopravvivenza, dal covid-19 all’emergenza climatica ed ambientale.
Come sempre, questa critica va messa in relazione. In questo momento storico l’opportunità è quella di ridurre fortemente il ruolo del trasporto aereo. Poi si potrà cercare di ridare democraticamente a questa tecnologia un nuovo (e limitato) ruolo, riservandolo ad alcuni scopi precisi, come la diplomazia internazionale, la ricerca, la medicina, i contatti familiari e, chissà, un viaggio a lunga distanza nella vita per tutti (anche se farlo via terra o mare – sapendo che avere il tempo per questo è un altro privilegio – è molto più bello!).
Di sicuro però la tendenza generale dovrà essere quella di un ritorno a una mobilità molto più locale, inannzitutto per le merci, ma anche per noi nella nostra quotidianità.
Qui trovate il testo integrale dell’appello

Lettera aperta ai governi

#SavePeopleNotPlanes: No al salvataggio incondizionato del settore aereo

Nel bel mezzo della crisi del Covid-19, mentre il mondo intero lotta contro il virus
e innumerevoli lavoratori perdono il proprio salario, l‘industria aerea pretende degli
enormi sussidi incondizionati garantiti dai contribuenti. E questo in un momento in
cui, negli ultimi anni, le compagnie aeree si sono fortemente opposte a qualsiasi
tentativo di porre fi ne alle loro ingiuste esenzioni fi scali e si sono rifi utate di contri-
buire agli obiettivi globali di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra – obiettivi
che richiederebbero una signifi cativa riduzione dell‘attività del trasporto aereo.
Non solo il settore è già responsabile del 5–8 % dell‘impatto climatico globale,
dovuto principalmente a una ricca minoranza di viaggiatori assidui, ma sostiene
anche di poter continuare a crescere. Negli ultimi decenni esso ha realizzato enor-
mi profi tti sulle spalle dei lavoratori a basso costo e a spese del clima.
I lavoratori colpiti dall‘attuale crisi hanno bisogno di sostegno, ma non dobbiamo
permettere che l‘industria aerea continui a privatizzare i suoi profi tti e a recuperare
le perdite con il denaro pubblico.
Se non affrontiamo i problemi strutturali che hanno reso le nostre società ed eco-
nomie così vulnerabili a crisi come questa, saremo ancora più vulnerabili a quelle
future, poiché le disuguaglianze tra i pPaesi e al loro interno continuano ad ampliar-
si e la crisi ambientale e climatica s’intensifi ca.
Il salvataggio fi nanziario delle compagnie non deve permettere all‘industria aerea di
riprendere le sue attività abituali una volta superata la crisi del Covid-19. Il denaro
pubblico deve essere usato prima di tutto per i lavoratori e per il clima.
CHIEDIAMO:
1. PRIORITÀ AI DIPENDENTI
Piuttosto che essere un‘operazione di salvataggio per i dirigenti e gli azionisti, qual-
siasi assistenza fi nanziaria dovrebbe fornire una forte protezione del lavoro e della
salute dei lavoratori e un reddito di base adeguato per il personale di volo, di terra e
di ristorazionecatering, per i piloti e per tutti gli altri lavoratori coinvolti.
2. UNA GIUSTA TRANSIZIONE VERSO UNA MOBILITÀ RISPETTOSA
Qualsiasi sostegno pubblico deve garantire che l‘industria aerea segua la traiettoria
dei +1,5°C. Le riduzioni delle emissioni devono essere reali e non devono utilizzare
meccanismi di contabilità discutibili, come la compensazione CO2, o basarsi su
biocarburanti che danneggiano l‘ambiente, la sicurezza alimentare e i diritti fondiari.
L‘aviazione verde è un‘illusione, quindi i viaggi aerei devono essere ridotti. Per una
giusta via d‘uscita dalla crisi, essa deve basarsi su un processo decisionale demo-
cratico e sulla proprietà pubblica. I governi devono sostenere una transizione equa:
cambiare le reti di trasporto in modo sistemico, garantire alternative accessibili
(come il trasporto ferroviario) e consentire ai lavoratori di passare da posti di lavoro
basati sui combustibili fossili a posti dignitosi e compatibili con la protezione del
3. NESSUN SALVATAGGIO SENZA LA FINE DELLE ESENZIONI FISCALI
Non è giusto salvare le compagnie aeree con il denaro dei contribuenti quando
queste non pagano quasi tasse, conferendogli un ingiusto vantaggio rispetto alle
modalità di trasporto a basse emissioni. Le esenzioni fi scali devono quindi essere
rimosse: le compagnie pagheranno una tassa sul cherosene e i programmi fedeltà
che incoraggiano le persone a volare sempre più saranno sostituiti da tasse eque e
progressive che penalizzino chi vola spesso.
È importante utilizzare l‘attuale pausa non voluta nel settore dell‘aviazione per cost-
ruire un settore dei trasporti sicuro per il clima e resiliente verso le crisi future.
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