Fra il 1999 e il 2002 venne realizzato in provincia di Trento il Progetto Life Ursus finanziato dall’Unione Europea, con la finalità di ripopolamento degli orsi bruni, all’epoca sostanzialmente estinti nell’arco alpino. Questa politica si è scontrata con la necessità di un turismo massificato e non rispettoso della montagna e di tutti gli esseri viventi che popolano quei territori.
La reintroduzione dell’orso ha spinto a “regolamentare” il suo rapporto con l’uomo. I due principali testi normativi di riferimento sono la Convenzione di Berna sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa (1982) e la Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. La Convenzione di Berna classifica gli orsi come una specie “rigorosamente protetta”, mentre la direttiva “Habitat” la elenca tra le specie di interesse comunitario per cui è necessario creare zone speciali di conservazione e garantire una protezione attenta.
La necessità di “regolamentare” il rapporto tra l’orso e l’uomo ha portato in questi anni alla scomparsa di 34 orsi, tra uccisioni e prigionie. Tra loro gli orsi, chiamati dalle autorità, M49 e M57 e l’orsa DJ3, attualmente detenuti nella struttura del Casteller, la cui gestione è affidata all’Associazione dei Cacciatori Trentini.
I tre orsi sono ospitati in tre sotto-recinti di 2500 metri quadri ciascuno e saranno costretti per circa quattro mesi (tempi di realizzazione dei lavori di adeguamento) ad una detenzione in spazi privi di qualsiasi stimolo ambientale.
Come gli esseri umani da sempre hanno resistito alle oppressioni e alle discriminazioni, anche tutti gli animali non umani mal sopportano prigionia e sfruttamento, aggrediscono per difendersi e provano a fuggire, talvolta con successo.
Dalla parte degli orsi ribelli, questo lo slogan che accompagna la mobilitazione lanciata in primis da centro sociale Bruno e assemblea antispecista nella giornata di oggi. Un lungo serpentone di persone si è mosso verso il Casteller per chiedere la liberazione dei plantigradi reclusi: M49-Papillon, M57 e Dj3. Dal microfono è stata ribadita la responsabilità della provincia: “Nell’operato della Giunta Fugatti riconosciamo le stesse politiche repressive messe in atto nei confronti di tutti quei corpi indecorosi ed eccedenti, che varcano confini ed esprimono volontà di autodeterminazione”.
La mobilitazione si è suddivisa in due finger, il primo ha simbolicamente bloccato il cancello di ingresso al Casteller dove attivisti e attiviste si sono incatenati. Mentre il secondo finger ha deviato dal percorso per raggiungere il concentramento addentrandosi nei boschi. Il finger ha costeggiato la recinzione del Casteller.
Il finger due è riuscito a smontare centinaia di metri di reti della recinzione che delimita la gabbia degli orsi. La polizia in assetto antisommossa ha accerchiato per diverso tempo gli attivisti e le attiviste. Nonostante il blocco il finger due si è ricongiunto con il primo che stava continuando a presidiare l’area del cancello principale.
Di fronte al cancello del Casteller sono proseguiti gli interventi. Le forze dell’ordine hanno continuato con le provocazioni accerchiando il presidio. Attiviste e attivisti hanno ripreso il corteo per rientrare alla stazione di Villazzano