ASTENSIONISMO RECORD IN LIGURIA: ALLARME DEMOCRATICO O NUOVA CONSAPEVOLEZZA?

Di Raffaele Varvara, per ComeDonChisciotte.org

In Liguria ha vinto ancora una volta la diserzione delle elezioni. E’ passata in sordina la percentuale elevatissima, vicina al 60%, dei disertori alle urne. Un trend in costante e progressiva crescita, che conferma la disaffezione dei cittadini verso lo strumento elettorale, percepito, pure a livello regionale, come una foglia di fico su una democrazia spogliata di senso. Tra gli astenuti, anche Beppe Grillo: segno della fine conclamata del più grande esperimento sociale di gatekeeping che è stato il M5S.

Mentre Bucci si appresta a governare rappresentando un solo ligure su 5 e mentre i partiti antisistema accolgono la percentuale da prefisso (0,…) con il solito palliativo propagandistico “è solo l’inizio di…”, sta maturando sempre più una nuova consapevolezza.

Il partito astensionista ci sta dicendo che gli strumenti di democrazia convenzionale (raccolte firme, elezioni, referendum), si rivelano inefficaci a scalfire lo strapotere degli oppressori sovranazionali; diversamente si rivelano molto efficaci a erodere quello strapotere, “percorsi di partecipazione democratica alternativa” di corpi sociali che condividono una strategia di azione comune volta a pareggiare i rapporti di forza col nemico e riconquistare quote di sovranità.

La maggioranza dei disertori delle urne ci suggerisce di dare vita a nuove forme di partecipazione democratica poichè le elezioni nulla cambiano nello scacchiere dei rapporti di forza attualmente dispiegati, diversamente quando gruppi di cittadini condividono una strategia di azione comune, riescono sempre a incidere e orientare le scelte politiche.

Prima delle politiche del 2022, pensavamo che la liberazione dall’oppressione degli organismi sovranazionali si sarebbe realizzata aumentando, passo dopo passo, la presenza e la forza dei partiti antisistema nelle istituzioni. La frammentazione dei partiti antisistema e gli ostacoli sempre più insormontabili per accedere e concorrere alle elezioni, ci hanno fatto capire che la liberazione da UE, OMS e NATO non sarà l’esito di un processo lineare che attribuisce massima centralità al momento elettorale, bensì sarà la risultante di nuove forme che si daranno i corpi sociali nel dispiegare un nuovo conflitto di classe.

Nel caso di Julian Assange, per esempio, cosa è stato determinante ai fini della sua scarcerazione: un pool di eccellenti avvocati o la pressione di una comunità internazionale?

Se la strada delle elezioni è dunque sbarrata perchè il nemico si è blindato nella sua fortezza ed ha alzato il ponte levatoio, l’alternativa è una rete sociale extraistituzionale organizzata in “Percorsi di Partecipazione Democratica Alternativa” su guerra, sanità, 5G e tutti gli altri fronti…con obiettivi politici raggiungibili e misurabili a breve, medio e lungo termine.

Prima di avventurarsi in questi percorsi, è fondamentale ridurre la frattura (parecchio scomposta) tra votanti e astensionisti per riportare queste due apparenti fazioni su un terreno comune.

A chi crede nello strumento del voto dico che se non ce l’abbiamo fatta a inserire nelle istituzioni alcun portavoce delle nostre istanze, l’ alternativa non può che essere l’azione organizzata di cittadini consapevoli fuori dalle istituzioni per concorrere a indirizzare le scelte politiche ad ogni livello istituzionale, sopperendo così alla mancanza di un portavoce interno.

A chi non crede nello strumento del voto, dico che se disertiamo le elezioni perchè non ci sentiamo rappresentati da alcuno, l’alternativa è ancora una volta, l’azione organizzata fuori le istituzioni di cittadini consapevoli che ripudiano il sistema della delega e che intendono essere coautori di un percorso di liberazione.

Urge sintesi e convergenza su percorsi di partecipazione democratica alternativa perchè gli strumenti della democrazia rappresentativa convenzionale non allontaneranno lo spettro di una guerra nucleare globale. Il senso comune di ripudio verso l’oligarchia transumanista attualmente latente e potenziale, può divenire reale e manifesto nel Paese ma non tramite le elezioni; la rielezione di Trump, quella si, potrà spostare gli equilibri geopolitici ma le prossime regionali in Emilia-Romagna e in Umbria, sic stantibus rebus, nulla sposteranno nello scacchiere dei rapporti di forza attualmente dispiegati. Solo tramite percorsi di azione politica organizzati e condivisi dalle forze aggregative antisistema, potrà maturare un blocco sociale dotato di idee-guida per il futuro che esprimerà infine naturalmente i suoi rappresentanti nelle istituzioni. Questa la destinazione finale, si parte dall’indirizzare le nostre forze per spostare l’ago nella bilancia degli equilibri politici del governo nazionale e delle giunte regionali dalla parte della corrente sovranista e continuare a respingere, a oltranza, le infami imposizioni degli oppressori sovranazionali.

Non un allarme democratico ma una nuova consapevolezza che ci spinge a rilanciare la partecipazione democratica e l’esercizio della sovranità in forme assolutamente inaudite e innovative!

Di Raffaele Varvara, per ComeDonChisciotte.org

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