Attac Spagna durante l’anno di pandemia

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di Attac España (traduzione di Fiorella Bomè)

Nell’imminenza dello scoppio del COVID-19, marzo 2020, in Spagna si stava sviluppando un nuovo ciclo politico che mirava a superare, in una prospettiva progressista, le conseguenze dalla crisi precedente in ambito istituzionale, politico, sociale ed economico. Infatti, dopo le elezioni del novembre 2019, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE) e la coalizione Unidas Podemos (UP) hanno firmato un accordo di governo per la legislatura che stava per iniziare. Successivamente, nel gennaio 2020, è stato formalizzato un governo di coalizione tra i due partiti.

Questo programma prevedeva di ribaltare le politiche neoliberali del Partito Popolare (PP) di destra, che aveva governato dal 2013 al 2019. Tra le molte questioni: consolidare la crescita e la creazione di posti di lavoro dignitosi stabili e di qualità, lavorare per la rigenerazione e lottare contro la corruzione, proteggere e consolidare i beni e i servizi pubblici, lottare contro il cambiamento climatico, approfondire nuovi diritti che danno dignità alle persone e ampliare e approfondire le politiche femministe.

Per capire il modo di attuare la nuova politica messa in atto fin dall’inizio della pandemia, è necessario ricordare che il quadro istituzionale spagnolo, centrale e territoriale, è complesso. La Spagna è composta da 17 comunità (regioni) e da due città autonome. Le competenze in materia di sanità, istruzione, case per anziani e servizi sociali – tra le altre – corrispondono a queste comunità, che sono governate da partiti politici di segno diverso. Le comunità che sono state governate dal Partito Popolare, come la Comunità di Madrid, hanno portato avanti un processo di privatizzazioni che hanno lasciato con poche risorse il sistema sanitario pubblico e le case di riposo, sia in termini di ospedali che di personale.

D’altra parte, bisogna ricordare che la transizione dalla dittatura franquista all’attuale democrazia iniziata quarant’anni fa, non ha quasi toccato gli apparati di polizia, militari e giudiziari, cosicché gran parte di essi sono ancora composti da persone con le posizioni della destra più estrema. Inoltre, il capo dello Stato si è incarnato in un re che è stato venerato come un eroe dalla maggioranza della popolazione a causa del suo presunto ruolo nell’impedire un colpo di stato militare nel 1981, ma che recentemente ha dovuto fuggire dalla Spagna perché in realtà si è dimostrato un mezzo delinquente  accusato di non pagare le tasse e di avere conti in paradisi fiscali.

La pandemia è scoppiata pochi giorni dopo l’insediamento del nuovo governo, quando ancora, per la maggioranza della popolazione, persistevano le gravi conseguenze della crisi finanziaria del 2008: precarietà del lavoro, disoccupazione (soprattutto giovanile), privatizzazioni, sfratti…, mentre, dall’altra parte, si elargiva un aiuto economico di miliardi di euro alle banche. In questo scenario è arrivato il Corona virus, che ha costretto il governo a decretare lo stato di emergenza e un periodo di confinamento generale che ha paralizzato o ridotto al minimo l’attività economica, sociale e culturale del paese per più di 90 giorni.

Di fronte alla grave situazione creatasi, il governo di coalizione ha adottato misure molto diverse da quelle prese dalla destra durante la crisi precedente. Il paradigma economico e sociale è stato cambiato e sono state adottate varie misure, sia per affrontare il problema della salute sia per tessere una rete di sicurezza per sostenere il tessuto produttivo, l’occupazione e per proteggere le famiglie. In questa occasione si è cercato di mitigare le difficoltà delle persone economicamente più deboli e sono state approvate misure per regolamentare il lavoro temporaneo (ERTES), il Reddito Minimo Vitale, una proroga sui contributi di sicurezza sociale, aiuti alle piccole e medie imprese, il divieto di sfratti, il divieto di interrompere la fornitura di energia e acqua nelle case, aiuti all’affitto, misure contro la disparità di genere, ecc. Misure queste che rappresentano un progresso sociale rispetto a quelle adottate dopo la crisi finanziaria, ma che si sono rivelate molto limitate di fronte alla grave situazione che il Covid19 ha creato e che persisterà ancora per qualche tempo. D’altra parte, ci sono state alcune misure chiaramente criticate, come ad esempio la fusione con criteri neoliberali di due banche, Bankia (con partecipazione pubblica maggioritaria) e Caixa Bank (100% privata) o la gestione repressiva delle migliaia di persone provenienti da vari paesi africani, costrette a emigrare cercando salvezza in Europa verso le isole Canarie attraverso la pericolosa rotta atlantica.

Un altro fattore importante in tutto questo periodo è stato l’irrompere fragoroso sulla scena pubblica dell’estrema destra per cercare di schiacciare un governo che non ha mai riconosciuto e considera illegittimo. Bugie, bufale, disobbedienza, molestie da parte dei suoi potentissimi media, sono state in generale l’aggressione che abbiamo subito e continuiamo a subire.

Guardando al futuro, si parla molto del ruolo che possono giocare i fondi “Next Generation” provenienti dall’Unione Europea, attraverso sovvenzioni e/o crediti agevolati. In particolare, sono previsti 140 milioni di euro per la Spagna, pari al 12,5% del PIL spagnolo. Contando su questi fondi, il governo ha lanciato un “Piano di Recupero, Trasformazione e Resilienza” chiamato “España Avanza”, che vuole agire sulla transizione ecologica, sulla transizione tecnologica, le politiche di genere e le politiche sociali. Certamente abbiamo molti dubbi su come questo piano si articolerà operativamente, soprattutto sulla destinazione di questi fondi.

Da parte nostra, come Attac, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia,  in questo periodo abbiamo svolto diverse attività. Il 14 marzo 2020 abbiamo lanciato un comunicato in cui abbiamo sottolineato la centralità del settore pubblico (sanità, case per anziani, alloggi…) e abbiamo proposto misure di protezione sociale, aiuti alle piccole e medie imprese e una politica rigorosa per porre fine alla depredazione della natura e dell’ambiente. Oltre a queste misure, abbiamo chiesto un Reddito di Base Universale, una politica fiscale equa e progressiva, l’eliminazione dei paradisi fiscali e una Tassa sulle Transazioni Finanziarie (FTT) coraggiosa e completa. Ci siamo uniti alla campagna internazionale contro i brevetti sui vaccini e per una vaccinazione popolare che non lasci fuori nessuno/a. Successivamente, abbiamo organizzato dibattiti e interviste su Attac TV, che continuiamo a fare e che sono stati molto ben accolti, con molta partecipazione e migliaia di visualizzazioni.

Photo Credits: ATTAC España

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 46 di maggio-giugno 2021:  “La salute non è una merce

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