di Fabrizio Poggi per l’AntiDiplomatico
Lo scorso 8 maggio il governo golpista di Kiev e l’americana BlackRock Financial Market Advisory hanno sottoscritto l’accordo sul “Fondo di sviluppo dell’Ucraina”. Formalmente, dovrebbe trattarsi di attività tese ad attirare investimenti nel settore energetico, nelle infrastrutture, nell’agricoltura ucraine. Di fatto, si è aperta la strada alla totale svendita dei principali settori dello stato ucraino, a partire dalle preziosissime terre nere e dalla rete elettrica del paese. Da parte di Kiev, con tale accordo, si tratterebbe di saldare gli enormi debiti contratti coi creditori occidentali, soprattutto per le forniture di armi e gli “aiuti” finanziari.
Per l’esattezza, l’accordo non ha fatto che consolidare e ampliare uno stato di fatto, cioè la svendita di asset strategici ucraini avviata col precedente golpista-capo, Petro Porošenko. Ora, direttamente o indirettamente, l’elenco delle attività ucraine della BlackRock comprende titoli di società quali Metinvest, DTEK (energia), PrJSC MHP (agricoltura), Naftogaz, Ferrovie ucraine, Ukravtodor, Ukrenergo. Stando a LandMatrix, a maggio 2022, 17 milioni di ettari di terreno agricolo (su 40 designati nella banca fondiaria) erano già di proprietà di Cargill, Dupont e Monsanto.
La BlackRock è il più grande fondo di gestione patrimoniale al mondo, con un valore che allo scorso 1 gennaio era valutato in poco meno di novemila trilioni di dollari: più o meno quanto il PIL di Germania e Francia messe insieme. E, come ovvio, un così enorme valore finanziario, conferisce alla compagnia anche una corrispondente influenza politica. Azionista di tutte le principali società finanziarie e farmaceutiche, colossi militari-industriali e media, oltre che sponsor della Banca Mondiale; gestisce anche tutti i programmi del Federal Reserve System USA, per l’acquisto di obbligazioni societarie.
Ex alti funzionari della BlackRock entrano spesso alla Casa Bianca; nell’amministrazione Biden ce ne sono tre: il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo, Eric van Nostrand e Mike Pyle, consigliere economico capo della vicepresidente Kamala Harris. Fino a febbraio 2023, Brian Deese è stato direttore del Consiglio economico nazionale. Thomas Donilon, capo del centro studi della BlackRock, è stato a lungo consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama, mentre suo fratello Mike è stato capo-stratega della campagna presidenziale di Joe Biden, dopo di che è stato nominato consigliere senior nella sua amministrazione.
Tra i top manager della compagnia, ci sono vari ex ufficiali della CIAe la società stessa finanzia il fondo di investimento “In-Q-Tel” della CIA.
I rapporti tra Kiev e BlackRock sono iniziati (quantomeno ufficialmente) nell’autunno del 2022, fino ad arrivare alla formalizzazione dell’accordo nel maggio scorso, i cui termini prevedono che la società yankee gestisca gli asset ucraini, compresi i fondi dei cosiddetti “aiuti internazionali”. Di fatto, varie imprese strategiche ucraine, anche “nazionalizzate”, passano ora sotto controllo transnazionale. La BlackRock gestirà il debito estero ucraino che, stando al Ministero delle finanze golpista, a fine marzo ammontava a 132 miliardi di dollari, pari al 89% del PIL.
Il funzionario dell’Istituto per USA e Canada, Vladimir Vasil’ev, ha dichiarato alle Izvestija che è molto probabile che Washington si prepari al default dell’Ucraina: in tal caso apparirebbe logico il coinvolgimento della BlackRock, per «la questione del servizio del debito e della gestione dei restanti asset». Fonti ucraine ipotizzano che nell’accordo siano coinvolti vari personaggi a più riprese accusati di corruzione: tra gli altri, l’ex capo della Banca nazionale, Valerija Gontareva, l’ex Ministra delle finanze Natal’ja Jaresko (cittadina USA), il miliardario Viktor Pinchuk.
In questo contesto, osserva sulle Izvestija Andrej Kuzmak, indicativi appaiono i dati di Forbes, secondo cui lo stesso golpista-capo, Vladimir Zelenskij, nel 2022 avrebbe più che raddoppiato le proprie fortune: da 650 milioni a 1,5 miliardi di dollari.
La situazione che si sta verificando ora con l’Ucraina golpista, ricorda il ricercatore Aleksandr Dudchak, non è nuova: Kiev non sarà in grado di saldare i debiti, ma i “partner” occidentali possono rifarsi accaparrando asset o terre; è già successo: «nel 2010 Berlino esortava Atene a cominciare a vendere proprietà statali e isole disabitate, per coprire i debiti del Paese. Ma questo non preoccupa la leadership» nazi-golpista. Kuzmak ricorda anche i casi di Argentina, Ecuador o Messico: nell’ultimo caso, la BlackRock ha ottenuto la gestione dell’intero sistema pensionistico del paese.
Su Forbes.ru, Ekaterina Khabidulina ricorda che nella creazione del cosiddetto “Fondo di sviluppo dell’Ucraina”, oltre alla BlackRock, è coinvolta anche la JPMorgan Chase. Gli investimenti attratti dal Fondo – quantomeno, quelli che potrebbero rimanere disponibili dopo aver riempito le tasche di ras golpisti grandi e piccoli – dovrebbero servire a ripristinare l’Ucraina alla fine del conflitto: a marzo scorso, la Banca mondiale stimava una necessità di 411 miliardi di dollari; ma, da allora, le distruzioni della guerra sono cresciute e chissà quanto dovranno ancora crescere.
Da parte russa, a proposito di tale “accordo” tra Kiev e BlackRock, nel maggio scorso il segretario del consiglio di sicurezza, Nikolaj Patrušev aveva detto che nei piani yankee non rientra «la conservazione dell’Ucraina in quanto stato».
Fondi quali Blackrock o Franklin Templeton, dichiara a Life.ru il politologo ucraino Aleksandr Rodžers, sono i cosiddetti “avvoltoi”, specializzati nell’acquisto di beni a basso prezzo, specialmente dopo fallimenti, insolvenze, ecc., che li deprezzano. Per quanto riguarda l’Ucraina, dopo il colpo di stato e gli eventi successivi, i resti di imprese e terre ucraine verranno presi praticamente per niente, per essere poi rivenduti: «Zelenskij se ne rende conto? Penso di si. Ma a lui non importa, riceverà la sua tangente dalla transazione e la trasferirà su un conto offshore britannico».
Quantomeno bizzarra la tesi del politologo Aleksej Martynov, secondo cui i moderni territori ucraini, per condizioni climatiche, sono tra i più favorevoli alla vita umana; la maggior parte dell’Ucraina è ai margini della piattaforma tettonica est-europea e, afferma Martynov, col tempo la maggior parte dell’Europa occidentale finirà sommersa: allora, «correranno tutti da noi. C’è una teoria secondo cui tutto questo baccanale sull’indipendenza ucraina non sia altro che un “repulisti” di territori per la futura “arca europea”». Secondo la “versione di Martynov”, le compagnie americane non fanno altro che ripulire i territori ucraini acquisiti e in cui non è affatto necessaria la presenza di «così tanti ucraini, a meno che non si tratti di personale di servizio o incubatrici di maternità surrogata per partorire veri ariani. Probabilmente rimarranno 300-500.000 schiavi. Il resto viene ora eliminato con la guerra».
Sulla scia dei paragoni “ariani”, il capo della società privata di intelligence “R-Tekhno”, Roman Romacev, afferma che l’Ucraina non è che un “progetto commerciale”: basti ricordare «cosa fece Hitler quando invase l’Ucraina: prima di tutto iniziò a portar via terra nera coi treni. Gli americani usano una tecnica diversa: hanno acquistato le terre cui sono interessati. Ora vogliono spostare il fronte quanto più possibile a est, perché è là che si trovano le terre nere. Società come la BlackRock sono i beneficiari del conflitto, che ha costretto Kiev alla svendita di ottime terre».
L’Ucraina è indebitata fino al collo, afferma Gevorg Mirzajan, dell’Università finanziaria: deve restituire i finanziamenti e per farlo svende ai partner occidentali le migliori risorse; in altre parole, si tratta di un «ritorno del debito in natura. A livello mondiale, crescono i prezzi dei prodotti agricoli; ma le imprese americane sono comunque a rischio, perché nessuno conosce i limiti dell’operazione speciale russa».
Secondo Aleksej Žuravlëv, vice Presidente della Commissione difesa della Duma, UE e USA sono interessati all’Ucraina esclusivamente dal punto di vista delle sue enormi risorse naturali, dall’uranio alle fertilissime terre nere. E le promesse occidentali di portare il paese «nella UE e nella NATO – senza l’intenzione di fare nulla del genere – non sono altro che la famosa carota davanti all’asino. Tutti gli “alleati” stanno solo cercando di ottenere il più possibile dal cadente granaio ucraino, che siano Polonia, Germania o Stati Uniti; per loro il tempo è prezioso, perché molto presto potrebbero non ottenere nulla».
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Nella puntata di ieri di VisioneTV ho provato a sostenere la stessa tesi: la questione ucraina ormai non è nè militare nè politica, ma è una questione prevalentemente economica (dal min. 28 circa).