Carognavirus

di Alessandra Daniele 

Il conto ufficiale dei morti di Covid-19 in Italia s’avvicina ai 16 mila, però calcolata l’attuale impennata anomala della mortalità generale in tutto il lombardo-veneto, le vittime potrebbero in realtà essere tre volte tanto.
Fabbriche, cantieri, stabilimenti, call center però continuano a restare aperti.
Business as usual.
Come sempre, il capitale se ne strafotte della vita umana, e questa pandemia ne sta puntualmente mostrando ulteriori abissi di criminale strafottenza.
A Matteo Renzi, aspirante portavoce di Confindustria, però ancora non bastano, il Cazzarovirus pretende la piena ripartenza produttiva prima di Pasqua.
Magari il Venerdì Santo.
Matteo Salvini invece crepa d’invidia per il golpe a porta vuota di Victor Orbán.
Ci aveva provato anche lui ad ottenere pieni poteri, ma era estate, e la polmonite era ancora lontana.
Adesso è troppo tardi per rubare il Trono di Spade (cioè siringhe) a Giuseppe Conte, che la pandemia ha trasformato da sagoma segnaposto, a regista pulp del lockdown: Quentin Quarantena.
Così il Capitone cerca di rendersi comunque gradito al capitale proponendo un governissimo a guida Mario Draghi, e un condono edilizio come aiuto alle famiglie che non hanno più soldi per fare la spesa.
“Non hanno pane? Mangino parquet”.
Salvini, da crociato della Madonna Padana, ad aspirante scudiero di Draghi.
Quanto devono sentirsi coglioni i leghisti ad aver creduto alle sue cazzate populiste.
L’Italia è in rianimazione, e avere una classe dirigente di scarafaggi stercorari non l’aiuta a respirare.
Come non l’aiuteranno gratis i cravattari dell’Unione Europea, nonostante i sorrisi melliflui e cazzari della bionda regina di Frozen Ursula Von der Leyen.
I prezzi aumentano.
Le campagne pubblicitarie sfoderano lo stesso patriottismo truffaldino dei politici.
Il capitale non vuole “uscire dalla crisi”. Ci vuole guadagnare.
Come un batterio opportunista che approfitta dell’infezione virale per attaccare l’organismo già debilitato, e installare una superinfezione.
Business is business.
Ad esultare apertamente per la pandemia è l’editore Urbano Cairo, in un video indirizzato ai suoi agenti nel quale festeggia, gasato come un cumenda in un vecchio film di Vanzina, perché l’aver trasformato La 7 in Corona TV, con una programmazione fatta quasi esclusivamente di bollettini medici e chiacchiere via Skype sulla pandemia, gli sta fruttando un boom di audience e di contratti pubblicitari.
Blood in the Streets.
Come dicono a Wall Street, e a La7, è quando il sangue scorre per le strade, e la gente muore soffocata nelle terapie intensive d’emergenza e nelle case di  riposo moratorium, che si fanno gli affari migliori.

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