“Caso Cospito”: la lettera dei Associazione Giuristi Democratici “Emanuele Battain” di Venezia al Ministro Nordio

Pubblichiamo una lettera dell’Avv. Giuseppe Romano al Ministro Carlo Nordio, scritta a nome del Direttivo della Associazione Giuristi Democratici “Emanuele Battain” di Venezia.

Signor Ministro, I Giuristi Democratici di Venezia, Associazione intitolata all’ avv. Emanuele Battain, a lei ben noto per la strenua difesa dei diritti di tutti e in particolar modo di chi non può agire a difesa dei propri, Le rivolgono appello da quella laguna che l’ha vista protagonista per molti anni: Cospito non deve e non può morire sotto la sua custodia, non ora, non così.

Non ora in cui sta per pronunciarsi la Cassazione con un parere favorevole al ricorrente da parte dello Stato che Lei pure rappresenta. Non ora che la Direzione antimafia ha aperto una strada verso una diversa modalità di contenimento detentivo. Non ora in cui pende giudizio di sospetta costituzionalità, sollevato dai Giudici di Torino, sulla pena dell’ergastolo non bilanciabile per Cospito. Soprattutto non così; non in forza di un suo rifiuto alla richiesta di revoca, sorretto da motivazioni non comprensibili.

Nello scrivere il rigetto Lei ritiene non rilevanti gli esiti di due processi che, nelle more, hanno dimostrato l’insussistenza del vincolo associativo sovversivo di due compagini anarchiche. Il presupposto da Lei utilizzato è che Cospito non ne facesse parte, il che postula -in caso contrario- che la sua partecipazione sarebbe stata rilevante. Ebbene, anche a voler seguire questa linea (da noi non condivisa) si dimentica di citare quale associazione starebbe allora operando con Cospito e in che modalità concretamente si svilupperebbe il pericolo cui l’art. 41 bis dovrebbe far fronte.

Nulla sul punto che pure è cruciale. Sorprende ancora di più la seconda parte del suo rifiuto: il detenuto avrebbe istigato con lo sciopero della fame! L’argomento si presta ad una illogicità che potremmo definire circolare. Cospito smette di mangiare per protesta e Lei attribuisce a quel gesto la necessità di continuare al 41 bis. L’agitarsi delle piazze per la protesta/solidarietà sulla umanità della pena è all’evidenza autonomo da ordini impartiti con comunicazioni che la norma deve recidere. Se lo sciopero della fame vuole essere da Lei interpretato come causa del pericolo pubblico la risposta obbligherebbe fatalmente lo Stato a dover scegliere tra revocare del 41 bis (che crea il pericolo che dovrebbe contenere) o intubare il detenuto per costringerlo a mangiare.

Un ulteriore elemento di illogicità circolare aleggia sulla vicenda: ‘lo stato non deve cedere a chi lo mette in pericolo con lo sciopero della fame’. È vero il contrario: Cospito ha iniziato lo sciopero della fame perché lo stato ha messo in pericolo la sua vita con un trattamento inumano. Il punto non può essere discusso. Passare 21 ore al giorno in pochi metri a parlare con le formiche, sorvegliato da un agente, potendo fruire di soli 12 colloqui all’anno con familiari dietro un vetro, senza poter leggere ascoltare musica ecc.. producono una deprivazione sensoriale soprattutto se prolungate in settimane, mesi e poi anni.

Che ciò configuri un trattamento degradante e di tortura non può dividere i giuristi. Ci si potrà dividere sulla legittimità o opportunità di chi crede che non vi siano altri mezzi. Sul presente caso è, tuttavia, lampante come si possa fronteggiare il pericolo con altre accortezze che limitino al più la comunicazione politica dell’interessato. Siamo nel 2023 l’era del controllo digitale, ci sono i ‘trojan’ ed altri mezzi ben sofisticati. Anche se Lei li considera pericolosi per la privacy siamo sicuri che farebbe un’eccezione… Ministro, Lei deve e può difendere Cesare Beccaria non il sottosegretario Delmastro, colui che portava la solidarietà del partito agli agenti di Santa Maria Capua Vetere autori di torture ai detenuti… a proposito di umanità della pena.

Condividi questo contenuto...

Lascia un commento