Il caso Cospito è un caso emblematico, perchè mette in luce in tutta la sua evidenza la contraddizione fra “stato” e “potere”.
Le vicende sono note: un anarchico viene arrestato per aver messo una bomba davanti a una caserma dei carabinieri, e nonostante non abbia provocato nè morti nè feriti, finisce al 41 bis. Questa ingiustizia lo ha portato a mettere in atto lo sciopero della fame, e ora che rischia di morire il suo caso è salito alla ribalta.
Le persone normali – cioè tutti noi – si domandano perchè tanta ferocia per punire un gesto che non ha causato nemmeno una vittima? Come ci spiega Wikipedia, il 41 bis “si applica in presenza di gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, e consente al Ministro della giustizia di sospendere le garanzie e gli istituti dell’ordinamento penitenziario, per applicare “le restrizioni necessarie” nei confronti dei detenuti condannati, indagati o imputati per i delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso, nonché i delitti commessi per mezzo dell’associazione o per avvantaggiarla.”
Con tutto questo, Cospito non c’entra niente. Da cui, due domande: 1) perchè tanta ferocia nell’applicare a lui il carcere duro, e 2) perchè tanta ostinazione nel non voler rimuovere quella misura, quando è ormai evidente per tutti che si tratti di una condanna eccessiva?
Per rispondere alla prima domanda possiamo solo fare una illazione: che “qualcuno” di molto potente, ai vertici degli apparati militari (ricordiamo che i Carabinieri fanno parte dell’esercito) abbia voluto dare una “punizione esemplare” a Cospito, “per mandare un segnale preciso a chiunque osasse minacciare le forze armate”. In questo caso, i giudici avrebbero accontentato i vertici militari, comminando la condanna clamorosa al 41 bis.
Per rispondere alla seconda domanda invece basta il buon senso: perchè non rimuovere quella misura, ora che è palese che sia eccessiva? Perchè ovviamente “lo stato” non ammetterà mai di essersi sbagliato. Ne va della credibilità delle istituzioni (pensano loro), e quindi ormai si tira dritto, succeda quel che succeda. Anche di fronte alle montanti proteste della piazza.
Basta leggere le recenti dichiarazioni del governo, per avere la conferma di questa tesi: “Lo Stato non scende a patti con chi minaccia”. “Azioni del genere – assicura la Presidenza del Consiglio – non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l’obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici”.
Eccoci al punto: curiosamente, quando si tratta di votare, ci raccontano che “lo stato siamo noi”. E noi tutti felici corriamo a votare, convinti di fare parte di una grande famiglia. Poi però, quando viene messa in discussione la credibilità delle istituzioni, “lo stato” diventano “loro”, ovvero quei volti oscuri che detengono il potere e lo esercitano in modo assolutamente arbitrario. E quei volti oscuri si nascondono proprio dietro la parola “stato” per difendere le proprie posizioni acquisite, e per non ammettere di avere sbagliato.
Massimo Mazzucco