Come l’euro ha stravolto la nostra vita: i cinque fattori che stanno distruggendo il Paese

Non ho intenzione di commentare i decretini a cui tanti si appassionano, cioè i piccoli decreti di questo governo coloniale che, essendo tale, fa quello che dicono i proprietari di questo Paese, gli occupanti, i padroni.

Mi interessa invece andare ad affrontare la vera questione che è stata abbandonata, cioè il tema dell’euro.
Ora, quali sono i 5 guai dell’euro, secondo me?

Crollo della produttività

Guarda caso la nostra produttività è cresciuta fino al 1987 e, per pura sfortuna, quando ci agganciamo all’ECU (che poi diventerà l’euro) nel 1997, la nostra produttività crolla.
A quel punto, non potendo più sfogare sulla moneta, crollano i salari e, consequenzialmente, i diritti dei lavoratori.

Crollo della domanda interna

Crollando i salari, è questa la conseguenza. Noi avevamo un reddito negli anni ’70 che corrispondeva all’87% del reddito europeo, fino a superare la media del 100% negli anni ’90. Siamo tornati alle stime degli anni ’50 dopo l’aggancio a questa maledetta moneta.
Per intenderci, abbiamo distrutto 60 anni di sviluppo italiano in 20.

Distruzione del risparmio delle famiglie

Avendo annientato il nostro PIL, abbiamo dissipato man mano il risparmio delle famiglie, perché se i figli non trovano lavoro, ovviamente le famiglie sono tenute a dargli da mangiare.
Così progressivamente il risparmio che era stato accantonato in quei decenni (anni ’60 – anni ’80) viene spazzato via da questa povertà, da questa disoccupazione galoppante.
Scendendo il risparmio, aumenta il debito.
Continuano a gettarvi fumo negli occhi sul debito pubblico, ma nessuno parla del debito privato: è esploso sia il debito delle famiglie, che quello delle imprese.

Norme ad hoc per salvare il sistema bancario

Essendo esploso il debito di famiglie ed imprese, nella decade scorsa è successo che tutte le norme sulle banche sono state create ad hoc per evitare che saltasse il sistema bancario.
Perché non va bene? Perché le famiglie e le imprese non riuscivano – e non riescono – a ripagare i debiti.

Politiche di austerità

Quinto punto consequenziale: quando vanno in crisi le banche, iniziano le politiche di austerità.
Perché? Per salvare le banche, per tutelare le banche si procede col taglio della spesa pubblica e col trasferimento di competenze.

Noi ci avviamo così ad una situazione che si inviluppa attorno a questi 5 fattori.
Rischiamo di diventare sempre più poveri, di avere una dittatura sulla falsariga di quella cinese e un reddito sulla falsariga di quello greco.
Contenti voi.

Malvezzi Quotidiani, comprendere l’Economia Umanistica con Valerio Malvezzi


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