Tra maggio e luglio 2020, navi italiane hanno scaricato 7.900 tonnellate di rifiuti potenzialmente nocivi nel porto tunisino di Sousse. Responsabile degli scarichi è la società salernitana Sviluppo Risorse Ambientali (SRA) amministrata da Antonio Cancro. Ufficialmente, si trattava di rifiuti industriali di materie plastiche da riciclare in Tunisia e rispedire in Italia. Ma in realtà erano rifiuti urbani indifferenziati e non riciclabili, destinati a riempire vecchie e nuove discariche locali. Lo scandalo è emerso nel novembre 2020 e da allora la maggior parte dei container resta bloccata nel porto di Sousse, il ministro dell’Ambiente tunisino si è dimesso e ci sono diversi personaggi inquisiti. Ma la SRA e le autorità italiane continuano a impedire il rimpatrio dei rifiuti. Si sono così susseguite le proteste in Tunisia contro questo sfacciato caso di ingiustizia ambientale ai danni di un paese già molto colpito dal cambiamento climatico. Traduciamo a questo proposito il comunicato di una coalizione di Sousse contro la permanenza dei rifiuti italiani in Tunisia. Traduzione Lorenzo Feltrin.
Siamo un gruppo di cittadini, attivisti della società civile, lavoratori, studenti e disoccupati del governatorato di Sousse. Dichiariamo che la nostra pazienza è finita e che il termine entro il quale le autorità avevano promesso di trovare una soluzione per la gente di Sousse è scaduto. A Sousse i più grandi stabilimenti industriali, turistici e di servizi pubblici sono rimasti chiusi, lasciando un enorme numero di lavoratori senza lavoro e mettendo loro e le loro famiglie in una situazione insopportabile. Sousse è al contempo schiacciata sotto tonnellate di rifiuti nocivi domestici proveniente dall’Italia, senza nessuna spiegazione ufficiale o data entro la quale la loro rispedizione sia garantita. Inoltre, per anni e anni gli abitanti di Sousse hanno respirato diversi gas tossici a causa della presenza di una fabbrica di mattoni che inquina l’aria nel cuore della capitale del governatorato.
Sousse è vittima di una intensa e attiva discriminazione che sta lacerando il suo tessuto economico, sociale e culturale e creando un esercito di disoccupati istruiti provenienti dalle scuole e le università del paese. Questi settori rappresentano un numero enorme di cittadini del governatorato, che non ne possono più di questa situazione disastrosa, ignorata sistematicamente dai vari governi che si sono succeduti. Non resteremo in silenzio, non agiremo soli. Per questo, noi firmatari di questa dichiarazione – una dichiarazione di dignità e di un destino comune – abbiamo deciso di alzare il tiro e protestare alle ore 10.00 di martedì 6 aprile 2021 davanti alla sede del governatorato di Sousse. Invitiamo tutti i cittadini coscienti della magnitudine del disastro che affligge il nostro governatorato a partecipare alla protesta e a manifestare per le nostre rivendicazioni legittime, per attirare l’attenzione e iniziare un serio dialogo nel nome dell’interesse pubblico e della bellezza naturale della costa tunisina.
Industrie costiere – Caseifici di Sidi Bouali – Cittadini contro l’inquinamento causato dalla fabbrica di mattoni di Kalaa Sghira – Laureati disoccupati – Unione generale degli studenti tunisini – Lavoratori del turismo – Lavoratori precari – Coordinamento popolare di El Khadra per il rimpatrio dei rifiuti italiani.