Sabato scorso, in più di 50 città italiane ci sono state state manifestazioni che hanno voluto portare l’attenzione sulla necessità di approvare il ddl Zan e “molto di più”.
Ieri, nella giornata mondiale contro l’omolesbobitransfobia, in alcune città del Nord-est diverse iniziative hanno rimarcato la questione, con azioni comunicative e momenti di dibattito pubblico contro le discriminazioni in cui si è parlato di scuola, educazione, libertà e diritti.
Si è posta, ovviamente, l’attenzione sul disegno di legge contro discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere, identità di genere, abilismo e misoginia. Legge che, si spera, dovrebbe essere votata a breve al senato. Ma si è anche insistito sulla necessità di guardare oltre. Nonostante questo sia un piccolo passo a livello giuridico, sappiamo che una legge non rappresenta la soluzione a livello socio-culturale, perché c’è bisogno di un’educazione reale all’affettività, alla sessualità e alle differenze non solo negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, ma in tutti i settori della nostra vita.
Per poter cambiare le cose dobbiamo parlare di investimenti reali su centri antiviolenza, punti di ascolto e interrompere la sequela di definanziamenti o sgomberi di luoghi autogestiti come consultorie, case delle donne e case rifugio.
Su questi temi, molto è stato fatto, molto è stato conquistato dal primo Pride a oggi, ma questo non basta. Non basta perché purtroppo continuiamo ad essere legate ad un sistema che decide cosa è normale e cosa no, un sistema che nonostante abbia fatto dei passi avanti parla e agisce sempre facendo emergere e denigrando quello che definisce come differenze e questo non può più essere accettabile.
Di seguito la cronaca dalle varie città.
Trento: «Scendiamo in piazza per ribadire l’importanza di partire dalle scuole per creare una società transfemminista», esordisce così il coordinamento studentesco di Trento – in presidio sotto il palazzo della Provincia – per denunciare l’eliminazione da parte della giunta leghista Fugatti dell’educazione sessuale e di genere nelle scuole. È ancora «le scuole dovrebbero essere luoghi di formazione e confronto, non di discriminazione e insegnamenti puramente nozionistici, come è stato esasperato dalla DAD. Dobbiamo creare comunità resistenti, aperte e inclusive, dove ognunə possa esplorare ed esprimere la propria identità sessuale e di genere, a partire dalle scuole» si sente dire nei diversi interventi al microfono.
Padova: Dopo il partecipato presidio di sabato 15 maggio per chiedere l’immediata approvazione del DDL Zan oggi, in occasione della giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia, in moltə si sono ritrovati per far parlare i muri della città di Padova.
Un centinaio di persone hanno percorso le strade del centro cittadino al ritmo di musica e spiegando i cartelloni che avevano scelto di attacchinare. “Fuck the cis-tem!”, “Abbatti il patriarcato” e “Transfemminismo è antifascismo” sono solo alcuni degli slogan che ora campeggiano sui muri della città dopo la libera passeggiata contro la paura che è stata caratterizzata dalla libera espressione e autodeterminazione dei corpi presenti.
Ma non basta, attivisti e attiviste rilanciano il percorso con un assemblea di costruzione di una sfilata queer e transfemminista per giovedì 27 maggio alle ore 18.30 presso il C.S.O. Pedro.
Venezia: la giornata contro l’omo-bi-transfobia è stata attraversata da due appuntamenti che, prendendo spunto dal dibattito sul DDL Zan, hanno cercato di contestualizzare questa proposta di legge all’interno della necessità di una riforma culturale all’insegna della cura, dell’educazione alle differenze e al consenso. Le polemiche su un disegno di legge che prevede il sanzionamento delle aggressioni omo-bi-transfobiche, misogine e abiliste, è lo specchio di una società ancora profondamente patriarcale e sessista, in cui le diversità, invece che naturale condizione all’interno delle comunità, sono motivo di discriminazione e attacco.
Il decreto Zan non sarà risolutivo, ma è un primo passo verso quello di cui la nostra società ha bisogno e che parte dal basso, dal modo in cui attraversiamo le nostre città e costruiamo alleanze e solidarietà contro ogni discriminazione.
Per questo motivo, per segnalare l’esigenza di una formazione transfemminista, la giornata di oggi a Venezia è iniziata con una partecipatissima lezione in Campo Santa Margherita in cui è stato descritto il testo del decreto, ne è stata sottolineata la necessità ma ne sono stati illuminati anche i limiti. Il pomeriggio è continuato in Campo San Geremia, sotto la sede della Rai, dove le parole più ricorrenti sono state proprio “la lotta contro il patriarcato e all’omo-bi-transfobia è tutti i giorni”.
Vicenza: in occasione della giornata contro l’omolesbobitransfobia, l’assemblea transfemminista interna al centro sociale Bocciodromo e il Vicenza Pride sono scesə in piazza per il diritto all’autodeterminazione, all’essere soggettività libere, per parlare di scuola, educazione ma anche delle violenze che ogni giorno vengono agite. «Il 17 maggio non può essere soltanto una giornata simbolica poiché, ancora oggi,le aggressioni omo-lesbo-bi-transfobiche sono una realtà quotidiana e la nostra società sia ben distante da una cultura alle diversità e alla cura».
Durante la piazza, si è espresso l’appoggio al Ddl Zan ma non solo; sono anche evidenziate le carenze che esso ha, e per questo la piazza ha più volte ribadito che: «vogliamo molto di più». Non basta solo una tutela dal punto di vista legale: c’è bisogno di un cambiamento radicale socio culturale. C’è bisogno di capire l’importanza di una decostruzione personale e sociale partendo dalle scuole con l’educazione di genere, dell’affettività e della sessualità, che sono mancanze profonde all’interno dei nostri istituti. C’è bisogno di decostruire questo sistema capitalista, patriarcale, oppressore, razzista e predatorio. Tutto questo si è espresso in piazza con i diversi interventi, ma anche con una performance, creata dall’assemblea transfemminista interna al Bocciodromo .
In conclusione, grazie ad un gruppo di buskers che si è unito ed ha portato ancora più energia nella piazza, i corpi e soggettività libere si sono prese con ancor maggior favolosità lo spazio pubblico per poter esprimere se stesse.
Treviso: Dopo la lezione alternativa #moltopiùdizan tenutasi venerdì 14 da Jennifer Guerra organizzata da Non Una Di Meno Treviso e il coordinamento studentesco, ieri sono stati affissi nei pressi dei plessi scolastici striscioni sulla questione ddl Zan ribadendo che il ddl deve essere approvato subito, ma insieme ad esso serve un cambio di sistema dal basso che parta dalle scuole.
I messaggi portati nelle strade sono che la formazione scolastica attuale – fondamentale per eliminare questo tipo di discriminazioni e che dovrebbe offrire approfondimenti anche su un piano sessuale e affettivo – è ancora ben lontana da questi obbiettivi. Così lontana da lasciare in mano la gestione regionale a Elena Donazzan, assessora all’istruzione in Veneto che ha rivelato più volte le sue tendenze fasciste e contrarie alla comunità lgbtq+, ritenendola di influenza negativa all’interno delle scuole.
Il secondo messaggio è che, aldilà del DDL Zan, le iniziative di ieri dimostrano che la lotta contro le diseguaglianze e le discriminazioni è e sarà efficace solo attraverso la partecipazione di tuttə, dalle nostre case, alle le scuole, nei posti di lavoro e per le strade e le piazze.
Questa giornata non può e non deve essere soltanto una data simbolica, perché migliaia di soggettività ogni giorno lottano per essere libere di amare e di essere amate, per essere se stesse fuoriuscendo da qualsiasi tipo di stereotipo culturalmente normativizzato. La necessità di parlare e far emergere questo e parlare di una riforma del piano formativo scolastico è quanto mai fondamentale: temi come l’educazione di genere alle differenze, alla sessualità e all’affettività non è più rinviabile
E’ necessario contrastare la riproduzione patriarcale, razzista e omolesbobitransafobicadella società attuale, sia nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle case. È necessario non solo far approvare una legge ma è fondamentale parlare e attuare un reddito di autodeterminazione slegato da lavoro e dalla famiglia e un permesso di soggiorno europeo senza condizioni. I bisogni sono reali, c’è bisogno di molti più centri antiviolenza, transfemministi e non transecludenti, autonomi e autogestiti per tutte le soggettività che vivono la violenza di genere.
Le piazze, le battaglie e i percorsi che da anni vengono portati avanti in tutto il mondo parlano chiaro: c’è necessità di invertire la rotta.