Democrazia

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

Recentemente si è tornati a parlare di democrazia, per motivi di grave crisi sociale e politica, ma è comunque un bene che lo si faccia.

La maggior parte dei discorsi sul tema parte da punti di vista che vanno da quello istituzionale a quello socio-politico, da quello giuridico di principio a quello sostanziale di fatto, da quello dei poteri dichiarati a quello della manipolazione tramite ingegneria sociale e monopolio delle ricchezze, ecc.

Tutti punti di vista meritevoli di rispetto, ma nessuno che colloca la questione del governo popolare nella sua reale dimensione sistemica. Eppure appaiono evidenze nuove e fondamentali per comprendere come la questione democratica sia tanto multidimensionale quanto universale ed emergente nello scenario del moderno vivere civile, in ogni parte del mondo e sotto ogni diversa cultura e tradizione, sia laica che religiosa. Che è anche un modo di dichiarare una sorta di autonomia delle dinamiche di massa nell’esprimere la capacità di un Popolo di autodeterminare la propria organizzazione interna e le relazioni con gli altri Popoli, non solo in termini di competizione economica e militare, tradizionalmente aggressive e belliciste.

L’elefante nella stanza della architettura costituzionale nelle cosiddette democrazie moderne è indubbiamente il potere economico, che tende a concentrarsi fino a diventare elitario e di gran lunga preponderante su tutti gli altri, e in particolare sui poteri statali istituzionali: esecutivo, legislativo, giudiziario.

Questo è reso possibile e amplificato, oltre che dalle smodate potenzialità corruttive del denaro, dalle moderne tecnologie comunicative di massa, fonte di enormi quantità di dati sensibili elaborati da potenti sistemi automatizzati, in grado di monitorare, condizionare e dirigere tutti e ciascuno nel contesto socio-economico-politico, secondo voleri elitari nascosti.

Le discipline giuridiche si trastullano nella falsa illusione di un’organizzazione statale in grado d’imporre le leggi ufficiali, a prescindere dalla potenza economica dei soggetti ipocritamente ritenuti sottoposti. Cosa chiaramente contraddetta dal controllo delle istituzioni stesse da parte dei potentati economici, come è particolarmente evidente nel blocco occidentale.

Lo Stato strutturato con le sue istituzioni è solo una parte del sistema in cui viviamo, una parte corruttibile, ed infatti è corrotto, ma questo non impedisce l’interazione dell’opinione pubblica con le politiche di fatto, attribuibili formalmente al governo di turno e poi all’intero Paese.

Tutto ciò diventa più chiaro e comprensibile considerando la vita della comunità alla quale apparteniamo, come di quelle altrui, all’interno di un unico sistema chiuso e completo, che comprende tutte queste dimensioni che riconosciamo essere reali espressioni fenomenologiche dell’esistenza umana sul Pianeta: il sistema delle regole comportamentali, il sistema economico, quello degli organismi e apparati statali, quello valoriale e culturale, religioso, politico, delle relazioni sociali, dell’istruzione, della sanità, della sicurezza a tutti i livelli, ecc.

Una delle principali evidenze ventilate in premessa è che qualunque governo, dal più democratico al più dispotico, oggi non riesce più a imporre nulla, cioè a governare, senza un largo consenso popolare. Il perché di questo fatto è probabilmente connesso alle dinamiche di massa che pervadono la vita quotidiana in tutti i suoi aspetti. Ma anche senza indagarne le cause, resta il fatto che ogni governo fa di tutto o per assecondare le tendenze prevalenti nell’opinione pubblica o per condizionarle piegandole ai propri fini, spesso di fatto antipopolari, ma che diventano come per magia ipnotica accettabili. Ovviamente il fenomeno viene confermato sui tempi medio-lunghi, ma con una puntualità praticamente priva di eccezioni.

A ben pensare questa è già di per sé una forma di democrazia, per quanto forzosa o forzata, che ne dimostra la necessità sistemica imprescindibile, connaturata ai tempi moderni dei fenomeni di massa assistiti dai progressi tecnologici in ogni campo e settore: produzioni, consumi, abitudini, comportamenti, valori, necessità, ecc. ecc.

Tutte cose che sono, o dovrebbero essere, poste in relazione allo spirito libero, che potenzialmente aleggia in ogni essere umano normodotato, elemento base dell’intera comunità. Ed è proprio per questo motivo che lo spirito e l’anima che ne deriva sono diventati il bersaglio preferito della propaganda (di massa) a tutti i livelli. Come per il demonio, l’appropriazione dell’anima altrui è condizione necessaria all’asservimento completo ai propri voleri.

Occorrerebbe illustrare e approfondire questo concetto e l’evidenza sociale che lo dimostra, fino a quando non diventi abbastanza chiaro da stimolare una reazione emotiva profonda e incomprimibile contro l’intero sistema costruito sulla falsità e sull’inganno, come fosse un risveglio alla libertà in quanto dono assoluto da meritare, per la quale vale la pena di lottare con tutte le nostre forze.

E’ una questione che si può risolvere solo a livello individuale, in prima persona, ma che implica l’appartenenza alla propria comunità come radice necessaria, come realtà esistenziale imprescindibile quanto trascurata.

Non ha senso liberarsi interiormente e disporsi così all’esercizio della democrazia se non si antepone la dimensione sociale a quella individuale, nella quale ci hanno imprigionato e impoverito spiritualmente da decenni tramite marketing commerciale, propaganda ideologica, propaganda valoriale, accattivanti realtà virtuali fondate sulla menzogna sfacciata e sistematica.

E non si capisce la gravità della situazione se non si tiene conto che stiamo ancora vivendo solo gli albori di quest’epoca di massificazione totalizzante, tendente a fare dell’umanità terrestre un unico grande formicaio rigorosamente gerarchico e organizzato che non tollera eccezioni, in definitiva antiumano.

Che siamo schiavi sotto ricatto di un’elite malevola e luciferina, o semplicemente schiavi dei vizi offerti dai progressi tecnologici, non fa poi una gran differenza rispetto agli esiti infausti di questa tendenza di lungo corso, in fase di avanzamento esponenziale. Viviamo insomma il tempo dell’ultima chiamata utile per fermare il treno impazzito nel quale siamo tutti imbarcati, senza neppure renderci conto del perché ci troviamo in questa pericolosissima situazione. Da “socialismo o barbarie” stiamo scivolando nel dilemma ancora più radicale “democrazia o morte”.

Ma per fortuna abbiamo ancora la possibilità di salvarci, inteso in senso lato, ben oltre l’orizzonte delle presenti generazioni, e questo è un piacere immenso, oltre che un dovere morale, che ci spinge a non arrenderci, passando piuttosto al contrattacco. Ad esempio, per scendere nel concreto di questi tempi cupi, dichiarando guerra ai guerrafondai, facilmente riconoscibili per il loro livore verso chi al contrario lavora per la pace.

Recita un titolone di giornalone, riferendosi alle recenti iniziative di mediazione di Orban per la pace:

“Bruxelles: non ci rappresenta”.

Intendendo invece significare:

“Bruxelles: non CIA rappresenta”.

Questi burattini politici e questi giornalai a libro paga vanno trattati per quel che sono, dei miserabili sicari della verità, responsabili oggi delle possibili estreme conseguenze di un conflitto globale incontrollabile e autodistruttivo ormai incombente, senza speranza di sopravvivenza per nessuno, nel ruolo cioè di killer potenziali del genere umano. Ammesso anche il beneficio del dubbio che non se ne rendano neppure conto, è inutile quanto inopportuno invocare pietà per la loro anima, come per quella di tutti noi se non saremo in grado di combattere vittoriosamente questa battaglia spirituale ormai non più rinviabile.

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

17/07/2024

Alberto Conti. Laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, docente matematica e fisica, sviluppatore software gestionale, istruttore SAP, libero pensatore, collaboratore di Giulietto Chiesa, padre di famiglia, appassionato di filosofia, psicologia, economia politica, montagna, fotografia, fai da te creativo, sempre col gusto alla risoluzione dei problemi.

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