A Cortina è iniziato il taglio del lariceto, la foresta secolare che deve fare spazio alla nuova pista da bob in vista delle Olimpiadi invernali del 2026. Uno scempio annunciato, che in molte persone hanno provato a fermare attraverso mobilitazioni e appelli pubblici. Una devastazione non solo ecologica, ma anche antropologica, visto il legame con questi alberi che da oltre due secoli ha la popolazione locale. Così Francesca Talamini, residente di Cortina si è espressa in una intervista rilasciata a L’AltraMontagna: “La sensazione è quella di un grande dispiacere, perché siamo comunque abituati a vedere tutti i giorni questo bosco, a passeggiarci, e quindi il paesaggio cambierà profondamente. Quello che dispiace di più è sapere che cambierà non per un’opera che ha un’utilità pubblica, ma per un’opera che non è più sostenibile e non ci si rende conto che i tempi stanno cambiando e quindi anche se amiamo lo sport, e il bob è sicuramente un bellissimo sport, non ci sono più i tempi per costruire questi impianti. Non si può più fare finta che il mondo non stia cambiando”.
Come se non bastasse, questa mattina la Regione Veneto ha indetto una conferenza stampa del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e del Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano-Cortina 2026, dove ancora una volta queste Olimpiadi sono state vendute come evento sostenibile e a impatto zero.
Proprio per rompere questa narrazione, collettivi e comitati che da tempo si battono contro le Olimpiadi si sono radunati per una contro-conferenza stampa a Venezia sotto la sede della Regione, proprio per mettere in evidenza la devastazione ambientale, sociale ed economica che questo grande evento porta con sé. «Dalla Laguna alla montagna il territorio va difeso e preservato ed è per questo che su quelle montagne ci torneremo, per bloccare i lavori e per affermare che certi scempi non devono più avvenire».
La pista da bob è solo una delle tante opere inutili e dispendiose che fanno parte dei progetti per queste olimpiadi dell’insostenibilità. Queste opere non faranno altro che arricchire le industrie del cemento, promuovere l’iperturistificazione dell’ecosistema montano ed accelerare il processo di espulsione della popolazione locale, già galoppante a causa della mancanza di servizi di base, come dimostra l’esempio del quartiere di Aubreville a Parigi per le Olimpiadi 2024. «Ieri a Ca’ Foscari si è presentato per un evento a porte chiuse il Presidente del CIO Giovanni Malagò, per parlare di sostenibilità delle Olimpiadi e di presenti 30 mila posti di lavoro che si creerebbero attorno a questo evento. L’ennesima mistificazione, che dimostra come tutte le istituzioni – da quelle politiche a quelle accademiche – si schierino apertamente per i profitti di pochi e contro le reali esigenze delle persone».