Dopo l’ammissione di Aifa sui vaccini inutili, il “sistema vaccino” è più forte perché più impune

Di Max Del Papa, ilgiornaleditalia.it

L’ammissione di Aifa sui vaccini Covid inutili ma “provvidenzialmente” cancerogeni non conferma tanto una vergogna nazionale quanto un sistema basato sull’ignominia, che coinvolgeva tutti: enti lottizzati, sanità pubblica e privata, virologi sponsorizzati, pagliacci dell’informazione, su, su fino alle alte e altissime cariche che mentivano consapevolmente: “Vaccinarsi dà la sicurezza di trovarsi fra non contagiati, se non ti vaccini muori e uccidi”. Perché saperlo, lo sapevano benissimo, fin dai primi morti. Vittime occultate, dirottate, date in pasto alla propaganda. Tre anni dopo, Aifa svela l’ennesimo segreto di Pulcinella ma in tre anni quante morti evitabili non si sono evitate? Ricevo un laconico commento dalla mia amica Silvana De Mari: “E’ così”. Silvana è una fra i medici radiati, dati in pasto agli sciacalli, lei come gli Stramezzi, gli Schicchi, i Barbaro, gli Avanzini, i De Vita e i non molti altri ma sempre troppi altri, eroici ciascuno a suo modo, e perché? Perché avevano conservato una coscienza professionale e umana, rischiato la loro stessa salute recandosi al domicilio dei contagiati, cui somministravano cure meno invasive ma di gran lunga più efficaci, osato contestare la funzione miracolistica dei vaccini. Insomma dicevano la verità che infine, obtorto collo, ha dovuto riconoscere l’Aifa omertosa, l’Aifa che nascondeva le segnalazioni dei malati, l’Aifa che mentiva e i cui mammasantissima tra loro si scrivevano “questa merda non serve a un cazzo, anzi ammazza”, “sì ma che facciamo? Lo diciamo? Volete sacrificare i vaccini?”. Che voleva dire: saremo mica matti a rinunciare all’affare colossale, alle carriere nella scia del regime di polizia sanitaria?

Adesso Silvana e gli altri chi li risarcisce della profonda, meschina ingiustizia? Chi avrà il coraggio di dire: avevano ragione loro, e li abbiamo torturati? Non pochi tra questi eretici mi hanno confidato, sai? Stavo per fare la fine di De Donno, ci ho pensato anch’io a togliermi di mezzo. De Donno, il medico che aveva trovato una cura alternativa, economica, efficace ed è stato spinto al suicidio da sicari al di sotto di ogni bassezza: tutti ancora in giro, inflazionati sui media di regime anziché processati come democrazia comanda. Le pressioni erano insostenibili, il senso di giustizia mortificato: il medico provvisto di coscienza, che crede in ciò che fa e mette a repentaglio tutto, può accettare il sacrificio ma non l’altare delle menzogne, non la repressione infame, non la rivolta dei colleghi-ratti, non la frustrazione di vederne morire a migliaia, nel modo più sciagurato, più evitabile, mentre si potevano benissimo salvare. Quei medici curavano, denunciavano le storture e i parassiti gli preparavano la gogna, auguravano la morte a loro e ai loro pazienti, raccomandavano e imponevano un vaccino che si sapeva inutile, poi tossico, poi letale. Adesso non ha senso aspettarsi le scuse per i perseguitati, medici o pazienti che fossero, come non ce l’ha attendersi le giuste punizioni per i carnefici e i miserabili; per la semplicissima ragione che la mascalzonata era troppo grande e collaborata, l’effetto domino travolgerebbe tutti senza salvare nessuno: non un politico, non un sanitario, non un propagandista, non le teste di cazzo che si vantavano di rubare i tavolini all’aperto ai non vaccinati, non i disagiati che passavano il tempo a spiare e segnalare, non i mentecatti che volevano i dissidenti morti, ridotti in poltiglia verde, squartati, bucati a oltranza. Quanto a dire il crollo dello Stato illegale e questo sì sarebbe un golpe, dettato da giustizia! Ma se lo Stato sta dentro il malaffare e dentro l’abominio, e ci sta fino al collo, in tutte le sue articolazioni, come sperare in una palingenesi? Come, se sono ancora tutti lì e si coprono a vicenda? Confidare in una resa dei conti è oltre il patetico, oltre le favole e i miti di giustizia esoterica o evangelica. No, lo Stato farà, come sta già facendo, camorra, stringendosi nelle proprie complicità: non è questo il senso della Commissione sul Covid data in mano ai principali responsabili dello scempio?

Eppure ci sono ingenui che dicono: è già un passo avanti, stiamo a vedere, speriamo bene. Intanto che “sperano bene”, il losco Tedros prova a rilanciare una pandemia scimmiesca senza numeri, senza vittime, senza fondamenti ma intanto ci prova: non arriva a niente, ma serve ad arare il terreno della psicosi ancora una volta. Sbaglia chi si preoccupa per l’oggi, è la prospettiva che deve inquietare. E sbaglia chi ancora aspetta scuse o ordalie. Volete sapere come finirà? All’italiana, come sempre: i peggiori, i criminali, gli “sconsiderati consapevoli”, per dirla con Pasolini, tutti premiati e le vittime mollate; i farabutti, gli inetti, i collaborazionisti blindati e i saggi puniti, i perseguitati ancor più perseguitati. Fedeli alla regola italica: “avevamo ragione noi ad avere torto ed avevate torto voi ad avere ragione” che è la classica regola mafiosa. Ma che altro sarebbe, storicamente, culturalmente questo Paese dove da cinquecento anni regnano cinque o sei forme di criminalità organizzata, dapprima a coprire l’intero Meridione, quindi, inesorabilmente, a salire, in scia ai grandi flussi finanziari e produttivi, più che secondo profezie di scrittori isolani, su fino alla metropoli industriale, fino alle Alpi confinanti?

Nel caso del “sistema vaccino”, ossia della pandemia repressiva e dei vaccini che immunizzavano solo contro la salute, la mafia è stata catastroficamente uniforme, una mafia istituzionale, uno Stato-mafia che non ha risparmiato una sola delle figure di potere apicale, verticale, mentre il potere orizzontale o reticolare si è messo al servizio. Un regime del controllo, di quelli preconizzati dagli intellettuali neomarxisti negli anni Settanta, i Deleuze, i Foucault, con la sola variabile imprevista di una tecnologia infinitamente più evoluta. La mafia non chiede scusa, spazza via i molesti e lo fa con varia esperienza dall’isolamento alla diffamazione, dalla criminalizzazione delle vittime alla loro eliminazione fisica. Premia i suoi esecutori e si conserva. E deve sempre fare sfoggio di arroganza: io vi tutelo, io penso alla salute vostra e se mi capita di essere spietata è perché ci sono costretta, perché voi non collaborate a dovere. Ma delle mafie sappiamo la crudeltà e il cinismo, mentre quando è lo Stato a darne prova la faccenda si fa più abissale perché dallo Stato uno si aspetta malgrado tutto un minimo di decenza umana e politica e perché lo Stato ha mezzi illimitati per imporre la sua violenza, al punto che se vuole, quando vuole, sa schiacciare anche la mafia della quale si serve e con la quale collabora. Forse non resta che accettare la verità più atroce: siamo stati, e tuttora restiamo, oppressi da ceffi senza scrupoli, la cui tracotanza uscirà potenziata da questa vergognosa ammissione dell’Aifa.

Di Max Del Papa, ilgiornaleditalia.it

15.08.2024

Max Del Papa. Giornalista dal 1992, si divide tra le Marche e Milano. Ultimi libri: “Vale Tutto” e “Eurostyle” (2023, autoprodotti) sullo Stato autoritario e l’Unione Europea più strega che matrigna.

Fonte: https://www.ilgiornaleditalia.it/news/politica/634662/dopo-l-ammissione-di-aifa-sui-vaccini-inutili-il-sistema-vaccino-e-piu-forte-perche-piu-impune.html

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