Marcello Pamio
Pubblico integralmente la lettera scritta dalla Società Cooperativa Spiga d’Oro di Treviso per fare chiarezza nel caso della cara Lucia scomparsa da poco.
Portare un po’ di Luce nella Tenebra è non solo doveroso ma sacrosanto per l’onore della Verità e soprattutto per la sua memoria.
I giornalisti, stipendiati e controllati dall’editore cercano solo di vendere giornali, perché più vendi, più soldi fanno gli azionisti e più sicuro sarà il tuo contratto di lavoro. Poco importa se per fare questo “lavoro” devi vendere l’anima al diavolo e piegarti supinamente alle direttive redazionali.
“Lo scopo è lavorare: tengo famiglia” è il pensiero che vortica nei cervelli dei pennivendoli. Ebbene anche Lucia teneva una famiglia. E la famiglia ha deciso di precisare alcune cosette ai “venditori di fumo” e agli “odiatori seriali”.
Io ricordo solo che il Sistema sta per crollare e quando avverrà vi trascinerà negli inferi…
Posto ideale per chi porta avanti una logica demenziale come questa: Se una persona col cancro muore dopo le cure ufficiali è morta di cancro. Se una persona col cancro muore dopo le cure non riconosciute, allora è morta per le terapie.
Questa non è proprio logica, è più demenza senile. Eppure siete pagati per sostenere simili idiozie. Come mai non applicate il vostro metro di giudizio alle 500 persone che ogni giorno muoiono in Italia per cancro, nonostante (io direi per colpa) delle terapie oncologiche ufficiali?
Se non lo fate allora per voi ci sono morti di serie A e morti di serie B! Se muori dopo la chemio, cioè dopo il veleno iniettato in vena fai parte della serie A; se invece muori dopo melatonina e somatostatina allora meriti di retrocedere in serie B, e tale cura deve essere espulsa dal campo.
Concludo dicendo che la storia sarà l’arbitro che giudicherà il vostro operato
Grazie Lucia
Marcello Pamio
Egregi clienti,
come Spiga d’Oro soc coop vogliamo fare chiarezza sugli articoli non veritieri apparsi su alcuni quotidiani locali in merito alla vicenda della nostra cara collega Lucia, mancata pochi giorni prima dopo una lunga malattia.
La non veridicità di tali articoli, apparsi subito strumentali, alla diffamazione della terapia Di Bella, trova incontro nelle parole del marito che qui alleghiamo, per giustizia alla cara memoria di Lucia, che ha lottato coraggiosamente e dignitosamente per 4 anni.
Un forte ringraziamento va a tutti i clienti che hanno manifestato la loro solidarietà in un momento così triste, siete stati tantissimi!!!
Grazie
Fango sul Metodo Di Bella, odiatori scatenati.
E il marito di una paziente deceduta difende la cura
«Voglio ristabilire la verità. Lo devo a mia moglie».
M.M. da una settimana ha perso la moglie. Gliel’ha strappata un cancro all’ovaio. Un tumore che la scienza classifica tra i più terribili e insidiosi. L.C. aveva scoperto la malattia nei primi mesi del 2017. Inizialmente aveva seguito i protocolli oncologici e soltanto all’inizio del 2020 si era affidata alla terapia Di Bella. Per un anno e mezzo aveva seguito scrupolosamente il protocollo del professor Luigi Di Bella portato avanti dal figlio Giuseppe. Appuntamenti, controlli, cure. Poi il peggioramento e la fine. Ed ecco che la sua morte fa subito notizia e diventa un pretesto per screditare ancora una volta la terapia. La sua storia finisce sui giornali. Ma il marito non ci sta e puntualizza: «Hanno strumentalizzato la sua morte. Mia moglie si è affidata al Metodo Di Bella solo dopo un lungo percorso terapeutico fatto di interventi chirurgici e chemioterapia. La terapia del professor Di Bella? Le ha regalato un anno e mezzo di vita normale». M.M. spiega: «Hanno scritto che si era affidata sin dall’inizio alla terapia Di Bella e che la cura non ha funzionato. Non è assolutamente vero. Tutto ciò è profondamente ingiusto».
La testimonianza del marito
Poi racconta quello che è accaduto. «Mia moglie era stata operata di cancro ovarico nel marzo del 2017. Proposta la chemio aveva fatto inizialmente sei cicli fino al settembre dello stesso anno. Poi aveva continuato una terapia di mantenimento, ma non aveva portato i risultati sperati. A marzo del 2018 le avevano consigliato altri sei cicli di terapia che mia moglie aveva seguito fino al dicembre dello stesso anno. La malattia si era stabilizzata. Verso la fine del 2019 il tumore era ricomparso. A quel punto mia moglie non aveva voluto proseguire il percorso convenzionale. “Dopo due cicli non ce la faccio più. Non funziona”, mi aveva detto… ».
Il percorso con il MDB
M.M. è un fiume in piena. «Voleva trovare qualcosa di diverso – racconta – Aveva cominciato a documentarsi, a cercare una terapia alternativa che avesse fondamento scientifico. Ed ecco perché poi la decisione di affidarsi alla cura Di Bella. Voleva vivere e lottava senza abbattersi mai. E così scoperta la terapia Di Bella nel dicembre 2019 c’era stato l’incontro con il dottor Giuseppe Di Bella». E poi ancora. «Ricordo esattamente cosa aveva detto il dottor Di Bella: “Questa è una brutta bestia, dobbiamo cercare di tenerla a bada”. Da quel momento mia moglie aveva seguito attentamente tutta la cura fino a giugno di quest’anno. Mi preme sottolineare che con questa terapia ha avuto una qualità di vita decisamente migliore. La cura ha mantenuto stabile la malattia e reso migliori le sue condizioni di vita. Poi gli esami a febbraio di quest’anno hanno mostrato che la malattia aveva ripreso il suo corso. A maggio la situazione è peggiorata. Il resto della storia la conosce».
Il ringraziamento al dottor Di Bella
Le sue ultime parole sono di ringraziamento al dottor Di Bella. «Lo ringrazio per il lavoro che ha fatto e per il sostegno del suo staff nel dare una speranza di vita a mia moglie. Mi dispiace per quanto scritto da alcuni giornali. È un atto deplorevole».