Francia – Sécurité Globale Révolte générale

Se una hirundo non facit ver, due giornate di mobilitazioni intense e diffuse, come quelle di sabato 5 dicembre e di quello precedente, qualcosa potrebbero significare. Stiamo parlando della Francia e dell’ondata di proteste suscitata della ormai famigerata loi sécurité globale, una proposta di legge avanzata da due deputati di En Marche – Alice Thourot e Jean-Michel Fauvergue –  e sostenuta da tutto l’esecutivo e dal presidente Emmanuel Macron. Legge che prevede, tra le altre cose, l’introduzione di un nuovo reato per chiunque diffonda immagini in grado di «danneggiare l’integrità fisica e morale» degli agenti di polizia (le condanne possono arrivare a un anno di carcere e al pagamento di 45mila euro di multa).

Ed è proprio l’articolo 24 della legge, già approvata in camera bassa e in attesa dell’approvazione del Senato, quello maggiormente contestato. Non solo da parte dei movimenti sociali, ma anche delle associazioni che difendono la libertà di stampa e di numerosi personaggi pubblici che vedono in questa disposizione un ulteriore strumento in difesa dell’operato della polizia, già ampiamente sotto i riflettori dopo la brutale violenza ai danni del producer musicale nero Michel Zecler, fermato in una stazione della metropolitana di Parigi e pestato a sangue da quattro agenti. Su questo punto il dibattito pubblico e politico si è molto polarizzato, e non è un caso che un recente sondaggio fatto dalla Fondation Jean-Jaurès, vicina al Partito Socialista, abbia rivelato che la maggior parte delle persone che approvano questa legge si collocano nell’area di voto del centro e dell’estrema destra.

Le manifestazioni delle ultime settimane non sono, però, qualcosa di totalmente inaspettato o “vertenziale”. Tanto è vero che la chiamata alle piazze di sabato 5 dicembre è stata accolta da decine di migliaia di persone nonostante Christophe Castaner, ex ministro dell’Interno e capo del gruppo parlamentare En Marche, avesse già annunciato da alcuni giorni la riscrittura completa dell’articolo 24 della legge. C’è qualcosa che viene “da lontano”, o quantomeno dalla fase pre-pandemica, ed è ascrivibile al movimento dei gilets gialli e alla più grande ondata di scioperi generali che un Paese occidentale abbia conosciuto negli ultimi decenni, iniziata in Francia proprio un anno fa. Ma c’è anche qualcosa che ha a che fare con la gestione della pandemia, che in parte è servita a Macron proprio per tentare di debellare quel movimento e inasprire le politiche di controllo sociale sulla popolazione, in particolare su quelle fasce razzializzate e sempre più prive di diritti e tutele sociali.

Veniamo ora ad alcuni dati di cronaca che possono aiutarci a comprendere meglio quello che sta accadendo. Novanta sono state le città in cui si sono indette manifestazioni, numeri che ci riportano agli albori del movimento dei gilets gialli, quando la Francia rurale si mobilitava di pari passo con quella metropolitana. I dati ufficiali del ministero dell’Interno parlano di 55.000 persone scese in piazza in totale, ma le cifre riportate da diversi media indipendenti triplicano questo numero.

La manifestazione più partecipata, come era lecito aspettarsi, è stata a Parigi, dove oltre 20.000 persone si sono date appuntamento alla Porte des Lilas. L’atteggiamento della polizia è stato provocatorio e violento fin da subito, anche se la testa del corteo è riuscita prontamente a tener testa ai primi attacchi. Dietro di loro l’emblematico striscione “contre un État policier qui mutile, assassine et stigmatise” tenuto dai collettivi antirazzisti e dai familiari delle vittime della violenza poliziesca. Gli scontri si sono intensificati durante il tragitto, in particolare lungo avenue de Gambetta e dopo Place Saint Fargeau, ma è stata soprattutto Place de République tetaro di una vera e propria battaglia durata diverse ore. I manifestanti hanno risposto colpo su colpo ai lanci di granate GLI-F4, che hanno però ferito e mutilato diverse persone.

 A fine giornata il bilancio è pesante: più di sessanta persone arrestate e un ragazzo che ha perso alcune dita di una mano. Tra i feriti anche il reporter indipendente Amar Taoualit, a cui le schegge di una granata hanno letteralmente bucato una gamba in prossimità dello stinco.

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Scontri anche a Nantes, dove la Prefettura ha imposto un percorso al di fuori dal centro cittadino al quale i manifestanti hanno disobbedito in massa, raggiungendo il cuore della città dall’Île de Nantes. A Lione è stata gravemente ferita una ragazza di 15 anni e anche a Digione si contano diversi feriti e arrestati tra i manifestanti.

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