È tornato oggi il climate strike, con mobilitazioni in quasi 8000 città in tutto il mondo. Dopo un’estate in cui la “normalità” della crisi ecologica ha fatto vedere anche in Europa i suoi effetti più drammatici, il movimento climatico è chiamato a una sfida nella quale si prepara a essere all’altezza. Le piazze di oggi rappresentano uno snodo importante per portare le istanze di giustizia climatica, sociale e decoloniale a un livello sempre più alto.
In particolare in Italia, a due giorni dalle elezioni che con grande probabilità modificheranno in peggio il quadro politico nazionale, l’energia di questa giornata rappresenta un’importante opzione nell’apertura di spazi di mobilitazione ampi e convergenti. Temi come il carovita, l’intreccio di vertenze ambientali con quelle operaie, l’intersezione con le battaglie transfemministe e decoloniali, le possibili alleanze hanno trovato ampio spazio nelle manifestazioni di oggi, a dimostrazione di un’evoluzione sempre più complessa che attraversa le lotte climatiche.
Nelle città del nord-est sono migliaia le persone scese in piazza, anche dopo la grande spinta che viene dal recente Venice Climate Camp e dalla Climate March al Lido di Venezia. Diverse le azioni durante i cortei, che hanno colpito i principali responsabili della crisi ecologica, dalle multiutility dell’energia alle aziende legate alla grande distribuzione e altro.
A Venezia centinaia di giovani hanno attraversato la città storica portando le voci non solo dell’esperienza locale, ma di tutte le lotte conosciute durante il Venice Climate Camp. La crisi climatica è un sintomo del modello di sviluppo malato che sta avvelenando il pianeta, per questo si è parlato di transfemminismo, di lotte per l’autodeterminazione dei corpi contro le minacce al diritto all’aborto e in solidarietà alle proteste scoppiate in Iran.
Sì è parlato di libertà di movimento, soprattutto di fronte al crescente numero di sfollatə per le crisi nel sud globale. Alle responsabilità delle grandi multinazionali occidentali nella devastazione delle periferie, nella pianificazione delle zone di sacrificio è stato dedicato ampio spazio. Per questo è stata attaccata e sanzionata una sede di Unicredit, che finanzia con miliardi di euro progetto estrattivisti in tutto il Sud Globale e, in particolare, in Mozambico. Sanzionata anche McDonald’s, una delle catene di ristorazione che ha tra i peggiori impatti ambientali e sociali al mondo.
Tremila persone in piazza a Padova, hanno dato vita a una delle manifestazioni di Fridays For Future più partecipate dal marzo 2019. Il corteo, partito dalla stazione, ha toccato punti della città maggiormente toccati dalla cementificazione. Tra questi, le aree della grande distribuzione, moltiplicatesi in questi ultimi anni, nelle quali emerge in maniera chiara il nesso tra inquinamento, spreco delle risorse, consumo di suolo e sfruttamento lavorativo. Proprio per questo la mobilitazione continua nel pomeriggio, quando è previsto un presidio alla sede centrale di Alì, contro il progetto di ampliamento del magazzino, che rischia di essere l’ennesima colata di cemento che sottrae ulteriori aree verdi in uno dei territori con la più ampia percentuale di suolo impermeabilizzato.
Tra le principali azioni della giornata il sanzionamento alla multiutility dell’energia Hera, sulla cui sede è stata attacchinata una “grande bolletta”, per denunciare il ruolo speculativo che hanno le aziende del mercato libero dell’energia nell’aumento dei prezzi delle bollette. Il tema energetico è stato anche al centro della performance in Piazza dei Signori, dove sono state bruciati dei fac-simili di bollette ancora per far emergere lo strettissimo rapporto che intercorre tra crisi ecologica, speculazione finanziaria, guerra e carovita.
Anche a Trento oggi le strade si sono riempite di studenti e studentesse che hanno manifestato per la giustizia climatica e sociale. “La nostra lotta è per la vita” c’era scritto sullo striscione in testa al corteo, subito seguito da uno striscione dei movimenti studenteschi cittadini dedicato ai tre studenti morti in alternanza scuola lavoro, uccisi dallo stesso sistema che sfrutta i territori e distrugge il pianeta nel nome del profitto.
Il corteo ha attraversato anche il centro storico, dove si sta svolgendo il festival dello sport, ed è stato bloccato dalle forze dell’ordine mentre provava a raggiungere il teatro sociale, dentro al quale si stava svolgendo un talk sulle Olimpiadi invernali 2026. è evidente come non vogliano ascoltare le voci di chi si oppone a questa grande opera che distruggerà le valli e i territori.
A Treviso il corteo inizia denunciando la repressione che Fridays for Future sta subendo in questo periodo in giro per il Paese da Brescia a Perugia passando per Voghera.
Diversi i temi portati in piazza: la mobilità con un’azione simbolica sulla sede della Mom, la siccità, il PCTO con una striscionata per Giuliano lo studente morto a Noventa di Piave in fabbrica, il transfemminismo, la lotta contro il colonialismo e i combustibili fossili con la costruzione di un modellino di centrale a carbone distrutto poi dallə giovani in corteo.
Ribadita più volte dal corteo la necessità di una vera transizione ecologica e di una riforma del sistema scolastico che permetta alla scuola di essere luogo di crescita e formazione e non un luogo in cui le aziende che già devastano il pianeta trovano altri corpi da sfruttare. Infine lo striscione di testa parla chiaro “Rise or Die, la lotta è per la vita” un chiaro invito a continuare a organizzare lotte dal basso contro questo modello capitalista, patriarcale e coloniale che continua a devastare il pianeta.
A Vicenza in centinaia si sono recati sotto il comune per rivendicare la loro contrarietà al progetto TAV e ad ogni grande opera; nonostante ciò il sindaco non ha osato fare capolino dal suo ufficio. Durante il corteo è stata sanzionata una delle zone più cementificate della città: corso San Felice. Il percorso è terminato davanti alla fabbrica ex Lanerossi, che verrà distrutta per diventare polo logistico della grande opera, con un pranzo sociale e dei workshop.
A Schio i temi trattati nella manifestazione di oggi hanno spaziato dalle criticità affrontate dai migranti climatici ai tagli ai trasporti pubblici, in contrapposizione ai continui finanziamenti che vengono fatti alle grandi opere. Un intervento è stato dedicato alle vittime del PCTO e dello sfruttamento nel lavoro, collegandolo a quello che porta avanti l’azienda Benetton in Sud America contro i popoli indigenti. A proposito di questo, sono state attaccate delle sagome alle vetrine del relativo negozio, che esplicitavano i crimini dell’impresa. È stata poi bloccata la strada, davanti a un liceo, creando un momento di socialità tra i manifestanti. La manifestazione si è conclusa con un’azione scenografica, che rispecchiava l’azione distruttiva di industrie e istituzioni sui cittadini e l’ambiente.
Grandissima partecipazione anche nelle altre città italiane. A Roma quasi diecimila persone manifestano da Piazza della Repubblica al Colosseo; altrettante a Milano e poche di meno a Torino e Napoli. A Firenze moltissimi laboratori e lavoratrici di Gkn hanno manifestato insieme a Fridays for Future. Un migliaio di persone a Pisa, dove era presente anche il Movimento No Base di Coltano. Ad Ancona sanzionata sacchi di fango dalle zone alluvionate sono stati lasciati nei palazzi della regione Marche, considerata il principale responsabile politico delle undici persone morte nell’alluvione della scorsa settimana: assenza di un piano di cura dei territori e indifferenza nei confronti delle popolazioni colpite sono le cose che maggiormente vengono denunciate da attiviste e attivisti.