Frozen Lives: la denuncia sulla morte per congelamento di tre minori egiziani al confine bulgaro

Un nuovo rapporto investigativo punta il dito contro le autorità bulgare, accusandole di negligenza sistematica che avrebbe contribuito alla morte per congelamento di tre giovani ragazzi egiziani sul confine bulgaro-turco.

«Questa pubblicazione» – spiegano le organizzazioni – «rappresenta un elemento cruciale nella continua lotta per proteggere le vite e la dignità delle persone in movimento e per contrapporsi alle violazioni sistematiche che caratterizzano i meccanismi di controllo delle frontiere europee».

L’indagine

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Con questo avvertimento si apre il rapporto investigativo intitolato «Frozen Lives – An Investigation into How Bulgarian Authorities Put the Lives of People on the Move at Risk of Death» 1, pubblicato da No Name Kitchen (NNK) e dal Collettivo Rotte Balcaniche (CRB), che rivela gravi mancanze nell’assistenza fornita alle persone in situazioni di emergenza.

In particolare, il documento ricostruisce nei dettagli quanto accaduto tra il 27 e il 30 dicembre 2024, quando le autorità bulgare hanno ignorato le richieste di soccorso di tre giovani migranti egiziani, condannandoli a una tragica fine.

Dati e testimonianze controverse

L’indagine, frutto di mesi di lavoro sul campo e supportata da dati e testimonianze dirette, smentisce le recenti dichiarazioni del Ministero dell’Interno bulgaro.

Quest’ultimo ha infatti negato le accuse, affermando che le coordinate fornite al numero di emergenza 112 fossero errate e che le forze di polizia avessero agito correttamente.

Tuttavia, il rapporto di NNK e CRB presenta prove che dimostrano il contrario, documentando come le autorità non abbiano risposto alle richieste d’aiuto, nonostante le coordinate fossero precise. I due gruppi di attivisti sul campo, infatti, dopo aver ricevuto nelle prime ore del 27 dicembre delle segnalazioni della presenza dei tre ragazzi in condizioni critiche, contattarono immediatamente e a più riprese il 112.

Inviarono le coordinate GPS accompagnate da dei video dei ragazzi incoscienti e riversi sulla neve. I volontari cercarono invano di raggiungere i luoghi delle tre segnalazioni (peraltro tutti molto vicini tra loro: un elemento che suggerisce che i tre ragazzi fossero parte di un unico gruppo in movimento), poiché furono bloccati per tre volte dalla Polizia di Frontiera.

Di fatto gli agenti non soccorsero i minori e impedirono ai due gruppi di raggiungere il luogo dove si trovavano i ragazzi egiziani. Solo tra il pomeriggio del 27 e la sera del 28 dicembre, i volontari riuscirono finalmente a raggiungere le tre posizioni e recuperare i corpi dei tre ragazzi ormai deceduti.

n fallimento sistemico

Il rapporto non si limita a raccontare gli eventi specifici della tragedia, ma li colloca in un quadro più ampio di violazioni dei diritti umani lungo le frontiere europee. Secondo le due organizzazioni, il comportamento delle autorità bulgare riflette un atteggiamento di disprezzo nei confronti della vita e della dignità delle persone in movimento. NNK e CRB sottolineano inoltre come questa negligenza si inserisca in una più ampia strategia di controllo delle frontiere, caratterizzata da sistematiche violazioni dei diritti umani.

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Un appello all’UE

La pubblicazione di Frozen Lives rappresenta un passo cruciale nella denuncia delle condizioni in cui versano le persone migranti e richiede un intervento urgente da parte delle istituzioni europee. “Facciamo appello all’UE e alle autorità bulgare affinché affrontino queste gravi accuse e adottino misure immediate per garantire i diritti e la vita di chi attraversa le loro frontiere“, si legge nel comunicato diffuso insieme al rapporto.

Per chi desidera approfondire, il rapporto completo è disponibile, in lingua inglese, sul sito ufficiale

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