Fuori dal coro: COVID-19 non è una pandemia

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Photo Credits: “Pandemic” by Daniel Arrhakis is licensed under CC BY-NC 2.0

di Richard Horton – www.thelancet.com  Vol 396 September 26, 2020 (traduzione a cura di Mariangela Rosolen)

 Mentre il mondo si avvicina a 1 milione di morti da Covid-19, dobbiamo renderci conto che stiamo adottando un approccio troppo limitato nella gestione dell’epidemia da un nuovo coronavirus.  Abbiamo individuato la causa di questa crisi in una malattia infettiva e concentrato tutti i nostri interventi sul blocco di ogni possibile linea di trasmissione virale, controllando così la diffusione dell’agente patogeno. La “scienza” che ha guidato i governi è stata orientata soprattutto da modelli epidemici e da specialisti di malattie infettive, che comprensibilmente inquadrano l’attuale emergenza sanitaria nei termini secolari di epidemia. Ma quello che abbiamo imparato sinora ci dice che la storia del Covid-19 non è così semplice.

Sono due le categorie di malattia che interagiscono all’interno di determinate popolazioni – infezione con grave sindrome respiratoria da Coronavirus 2 (SARS-CoV-2) e una serie di malattie non trasmissibili (NCD).

Sono condizioni che si associano all’interno di gruppi sociali a seconda dei tipi di disuguaglianza profondamente radicati nelle nostre società.  La loro aggregazione, in un contesto di disuguaglianza  sociale ed economica, aggrava gli effetti negativi di ciascuna malattia. Covid-19 non è una pandemia. È una sindemia.  La natura sindemica del pericolo a cui dobbiamo far fronte richiede un approccio più articolato, se vogliamo proteggere la salute delle nostre comunità .

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La nozione di sindemia è stata originariamente concepita negli anni ‘90 da Merryll Singer, un antropologo medico  americano.  Nel 2017 scriveva su Lancet , insieme a Emily Mendenhall e colleghi, che un approccio sindemico rivela interazioni biologiche e sociali importanti per la prognosi, la cura e le politiche sanitarie. Per limitare i danni causati dalla SARS-CoV-2 occorre prestare un’attenzione molto maggiore di quella dedicata finora alle malattie non trasmissibili e alla disuguaglianza socioeconomica. La sindemia non è solo una comorbilità. Le sindemie sono caratterizzate da interazioni biologiche e sociali tra condizioni e stati, interazioni che accrescono la predisposizione della persona alla malattia o a peggiorarne il decorso. Nel caso del COVID-19, aggredire le malattie non trasmissibili è un prerequisito per  il suo effettivo contenimento.

Nel nostro NCD Countdown 2030 di recente pubblicazione, si dimostra che, malgrado la diminuzione di mortalità prematura per malattie non trasmissibili, il ritmo del cambiamento è troppo lento. Il totale delle persone che vivono con malattie croniche è in aumento.

Curare il COVID-19 significa curare ipertensione, obesità, diabete, disturbi cronici cardiovascolari e respiratori, e il cancro. Dedicare maggiori cure alle malattie non trasmissibili non è un programma per soli paesi ricchi. Le malattie non trasmissibili sono causa trascurata di malattia anche nei paesi poveri. Nella loro Lancet Commission, pubblicata la settimana scorsa, Gene Bukhman e Ana Mocumbi, hanno descritto un’entità chiamata NCDI Poverty, che aggrava i danni di una serie di malattie non trasmissibili – quali morsi di serpente, epilessia, malattie renali, anemia falciforme.  Per i miliardi di poveri del mondo oggi, NCDI rappresenta un terzo del loro carico di malattie. La Commissione ha spiegato che la disponibilità di interventi accessibili ed economici nel prossimo decennio può scongiurare circa 5 milioni di morti tra i più poveri del mondo. Senza tener conto della riduzione dei rischi di morire di Covid.

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La conseguenza più importante di considerare il COVID-19 una sindemia, è la messa in evidenza delle sue origini sociali. La vulnerabilità dei cittadini più anziani, neri, asiatici, minoranze etniche,  lavoratori di settori essenziali, comunemente a bassi salari, con minori protezioni sociali, indica una verità a malapena ammessa a tutt’oggi: non importa quanto sia efficace una cura o protettivo un vaccino, la ricerca di una soluzione solo bio-medica al Covid -19  è destinata a fallire . Finché i governi non individuano politiche e programmi che capovolgano le disuguaglianze profonde, le nostre società non saranno mai veramente indenni al Convid-19. Come hanno scritto Singer e colleghi nel 2017 “Un approccio sindemico offre un orientamento molto diverso alla medicina clinica e alla sanità pubblica dimostrando come un approccio integrato alla diagnosi e cura delle malattie può avere un successo molto maggiore che non controllare semplicemente la malattia epidemica o curare i singoli pazienti”. Aggiungerei un vantaggio ulteriore.  Le nostre società hanno bisogno di speranza. La crisi economica che sta avanzando non si risolverà con un farmaco o un vaccino. C’è solo bisogno di una rinascita nazionale. Considerare il Covid-19 come una sindemia  porterà ad una visione più ampia, comprendente educazione, lavoro, casa, cibo e ambiente. Ridurre il Covid-19 a pandemia esclude questa prospettiva più ampia ma necessaria.

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 46 di maggio-giugno 2021:  “La salute non è una merce”

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