di Lucia Cuffaro, co-presidente del Movimento per la Decrescita Felice
Il 16 ottobre è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, che fa appello alla solidarietà globale per rendere i sistemi alimentari più equi e ricorda l’anniversario della fondazione della FAO.
“Alimentarsi” è un gesto così importante per la nostra vita che ogni boccone dovrebbe prevedere una profonda riflessione su cosa si nasconde dietro e dentro ciò che mangiamo. Per questo come Movimento per la Decrescita Felice, scegliamo di riflettere sempre e non solo in questa giornata, sul senso etico del cibo e sull’impatto ambientale che deriva dalla sua produzione e dalla sua fruizione.
Ogni giorno ci si pone davanti una scelta. Mangiare in modo etico o far finta di non sapere.
Far finta di non sapere che l’agricoltura chimica è una delle più grandi piaghe sanitarie, sociali e ambientali della nostra società. Tra impoverimento dei suoli delle nostre terre, desertificazione, inquinamento dell’aria e delle falde acquifere. E anche malattie. Sono 200.000 i morti all’anno a causa di pesticidi, per lo più nei paesi in via di sviluppo (Onu per il diritto al cibo, 2017).
Far finta di non sapere che per produrre 1 kg di carne di bue da allevamento intensivo viene torturato in modo atroce un animale, e che occorrono 15.000 litri d’acqua (Unesco) per la sua produzione. Distogliere lo sguardo quando questa carne che deriva dal maltrattamento viene gettata via. Ben 1/3 della sua produzione viene sprecata. Animali uccisi inutilmente che diventano rifiuti.
Non ricordarsi che se un frutto viene dall’altra parte del mondo ha un bassissimo contenuto nutrizionale, e quindi è abbastanza inutile mangiarlo, inquina e ha (con molta probabilità) sfruttato le popolazione più povere. E se la scusa è che la banana contiene potassio, guardare gli indicatori nutrizionale per capire che i kiwi nostrani ne contengono molto di più.
Far finta di non sapere che la plastica delle bibite gassate che ci drogano di zucchero ogni giorno sono davvero un grande problema ambientale. E che la raccolta differenziata non è la soluzione. Solo la riduzione a monte dei rifiuti lo è. Greenpeace ha recentemente dichiarato che solo l’1% della plastica negli oceani è visibile. Il restante 99% non si vede, ma c’è. E sta addirittura modificando i corpi delle creature marine come le ostriche che crescono assimilando microplastiche.
Dal 2014, il numero di morti per obesità nei cosiddetti Stati ricchi ha superato quelli per fame nei Paesi più poveri del mondo.
Questo significa che a far finta di non sapere sono davvero tanti.
Quali sono quindi le scelte etiche che possiamo fare?
Viviamo un momento storico in cui una nuova pianificazione delle nostre scelte individuali e di gruppo è ancor più fondamentale.
Tanto si sta muovendo: alla produzione intensiva, all’agricoltura intensiva, all’allevamento intensivo, in cui la quantità la fa da padrone a discapito della qualità e della biodiversità, si stanno contrapponendo con forza gioiosa sempre più realtà resilienti e resistenti, che testimoniano come una produzione etica e un’agricoltura rispettosa della terra e della vita possa divenire punto di incontro e di ri-partenza per un cambiamento tangibile.
Coraggiosi modelli di produzione e fruizione del cibo possono determinare innumerevoli effetti: contrasto ai cambiamenti climatici, sicurezza alimentare, rafforzamento delle economie locali, riqualificazione dei suoli.
Un’economia solidale ed equa, per un cibo vero e naturale, di stagione, a km zero, con pochi imballaggi, che non contiene pesticidi, additivi di sintesi e sostanze cancerogene, in cui il “Cliente” diventa il “ConsumatTore”, capace di scegliere in modo critico quello che mette nella borsa della spesa.
Esistono oggi tante possibilità come alternativa etica alla grande distribuzione organizzata. I mercati rionali e contadini spesso dimenticati, rappresentano nelle città sempre un’ottima ed economica soluzione. Per trovare un posto in cui sono presenti i contadini etici, si può consultare il sito dove trovare l’elenco di tutti i mercati romani della rete “terra/TERRA” e di quelli nazionali di Genuino Clandestino https://genuinoclandestino.it/. Una garanzia in termini di cibo genuino con produttori che seguono una ferrea carta dei principi legata a un’agricoltura naturale.
Si può optare anche per i negozi biologici che sono sparsi su tutto il territorio. Nelle botteghe dello sfuso, come nel caso della catena “Il Negozio Leggero”, è possibile fare acquisti senza imballaggi, comperando materie prime bio di alta qualità, con un risparmio del 30%.
Utile allo scopo è anche la mappa di “Vivere Senza Supermercato” realizzata da Elena Tioli su https://www.viveresenzasupermercato.it/mappa/, dove scoprire le tante realtà italiane per gli acquisti consapevoli.
Nel caso di alimenti prodotti in altri continenti come per il caffè, il cioccolato e il tè, si può far affidamento alle botteghe del “Commercio equo e solidale” di Altromercato (www.altromercato.it), che assicurano un prezzo giusto ai lavoratori dei Paesi di importazione.
L’“Alveare che dice Sì”, è un’altra possibilità: una rete presente su tutto il territorio nazionale che permette di ordinare on line e a km 0, con consegne a domicilio o presso i punti di distribuzione.
Ancor più virtuosa è un modello di partecipazione attiva e consapevolezza come quello dei Gruppi di Acquisto Solidali. L’elenco dei G.A.S. italiani si trova sul sito della Rete Italiana dell’Economia Solidale (RIES): www.economiasolidale.net.
Tra i progetti più attuali e innovativi ci sono poi le Food Coop e le C.S.A. Una Food Coop è un vero e proprio supermercato consapevole autogestito, dove poter comprare, ma anche partecipare attivamente alle scelte di approvvigionamento. In Italia ci sono Camilla a Bologna, Mesa Noa a Cagliari, Oltrefood a Parma e Stadera a Ravenna. Le C.S.A. sono invece delle Comunità che Supportano l’Agricoltura, nate per coltivare direttamente il proprio cibo in modo sostenibile, attraverso un prefinanziamento delle spese a inizio stagione, con turni di volontariato per il lavoro sui campi e per la distribuzione delle cassette di frutta e ortaggi. Tra le CSA italiane, a Roma c’è “Semi di Comunità”, a Bologna “Arvaia” e a Milano “CasciNet”.
Per conoscere il mondo delle C.S.A. e in particolare quella romana “Semi di Comunità” si può approfondire con l’articolo e l’intervista a uno dei fondatori: Saverio Inti Carrara https://www.decrescitafelice.it/2020/01/semi-di-comunita-la-prima-csa-di-roma/
Tutti progetti innovativi che aprono le porte a prodotti sani e alle relazioni. L’esperienza del 2020 ha reso ancor più evidente che una sana alimentazione è indispensabile per avere un sistema immunitario forte e in equilibrio.
Avere coscienza di ogni passaggio dalla produzione all’acquisto, scegliendo filiere etiche a km0 che passano attraverso Gruppi di Acquisto Solidali, mercati biologici e contadini, supporto a progetti di prefinanziamento di filiere etiche, piccoli commercianti, è solo l’inizio.
Possiamo essere ancor più autosufficienti. Coltivare in terrazzo o anche in casa, prendere in gestione un piccolo orto, autoprodurre, è un’altra possibilità. Anche le culture locali, i sistemi di conoscenze tradizionali, le relazioni sociali e l’idea stessa di comunità possono rinascere attorno a un pezzetto di terra coltivato con amore.
Il Movimento per la Decrescita Felice, attraverso i suoi circoli, cerca di sensibilizzare l’opinione proprio in tal senso. Cercando altre vie un’alimentazione davvero consapevole ed etica, per scegliere un cibo vivo, equo, solidate, giusto, che non è figlio di maltrattamenti e che non è imbottito da additivi o condito di pesticidi e sostanze tossiche per la nostra salute e quella del Pianeta.
Dovremmo trattare il nostro cibo come se fosse il nostro corpo, perché alla fine, quel cibo, corpo diventerà.
Quali sono i tuoi spunti di azione e riflessione? Condividili nei commenti all’articolo. Sarà per noi un piacere renderli pubblici.