Il Comitato No Grandi Navi lancia due giorni di azioni a metà agosto contro la ripresa della crocieristica e un autunno di mobilitazioni.
È questo il tempo per estromettere definitivamente le grandi navi dalla Laguna di Venezia. Non abbiamo mai accettato la presenza dei megamostri nella nostra Laguna fragile, ancor meno oggi possiamo accettare la ripresa della stagione crocieristica in un momento di grave crisi sanitaria in cui le navi si sono rivelate bombe ad orologeria del contagio.
In un momento in cui focolai continuano ad esplodere in tutta Europa, in cui la politica dei respingimenti mette a repentaglio la vita di migliaia di persone già in difficoltà, in cui scuole e università ancora non presentano un piano di ripartenza, da settimane le compagnie crocieristiche vendono biglietti per economiche escursioni nel Mar Mediterraneo. Senza avere ancora la conferma definitiva da parte del governo, a mezzo stampa i portavoce delle compagnie fanno pressione affinché le istituzioni favoriscano la loro ripartenza avvalendosi della favola della ripresa economica -a vantaggio solo dei proprio introiti. Non sono bastate le class action partite dagli Stati Uniti, che rivelano una mala gestione sistematica dei casi di Covid-19 a bordo delle navi divenute lazzaretti, bloccate e respinte da tutti i porti del mondo. Non sono bastati notizie, video e reportage degli equipaggi costretti a bordo per mesi, lasciati in balia di se stessi a causa di tutele lavorative pressoché inesistenti. Non sono bastate le odissee delle centinaia di passeggeri costretti a sbarcare per essere sottoposti al trattamento sanitario, in piena pandemia, in territori in cui il sistema sanitario era già al collasso. È tutto finito nel dimenticatoio. Le compagnie si dicono pronte e pimpanti per la ripartenza. Pronte a tornare a squarciare il Bacino di San Marco e il canale della Giudecca, sfruttare la bellezza di una città che stenta a ripartire. Tanta arroganza non può che trovarci compatti e forti nel dichiarare che risponderemo in maniera del tutto inedita e consona a questo sfregio. Non siamo più disposti a sopportare che delle multinazionali facciano il bello e il cattivo tempo nel dettare i ritmi della ripartenza, che dovrebbe invece vederci coinvolti in prima persona nella gestione di una città e un territorio che è bene comune e patrimonio mondiale.
Veniamo da mesi di lockdown in cui il fermo totale ha inciso profondamente sul tessuto socio-economico, e Venezia è stata una città più colpita di altre. Il dibattito pubblico durante le settimane più dure ha visto la profonda messa in discussione della crocieristica nella cornice più ampia del turismo di massa a buon mercato. Molto si è promesso e evocato per far fronte alla desolazione della città fantasma. Le calli e i campi, immersi nel silenzio, esplodevano della contraddizione di una città completamente lasciata in balia del libero mercato della monocoltura turistica, sempre venduto come unica fonte di prosperità per la città, divenuto negli anni il cancro che si è divorato tutta la vita possibile. Di fronte al vuoto pneumatico lasciato da un’economia così volubile, nei giorni della pandemia tanto si è detto sulla necessità di cambiare radicalmente il modello di sviluppo della città.
Le grandi navi, precisamente emblema e vessillo di quel sistema che ha divorato qualsiasi risorsa -culturale, sociale, umana ed economica- in nome del profitto di ristrette cerchie di invisibili affaristi, è stato al centro del mirino.
Eppure, a poche settimane dalla riapertura ancora ci troviamo a fronteggiare una ripartenza che vuole essere come prima e più di prima. Che vuole riproporre la facile e spiccia ricetta del gran turismo e delle grandi navi come unica soluzione alla ripresa economica e produttiva della città.
Di fronte al dramma di una crisi economica che è anche e soprattutto crisi sociale, di fronte alla sfida epocale che ci impone la crisi climatica e ambientale, vogliamo essere in prima linea nella difesa del nostro territorio, ma anche nella costruzione di alternative per il futuro.
“Fuori le grandi navi” significa investimento e progettualità nella costruzione di soluzioni più giuste, eque e compatibili con l’ambiente e gli ecosistemi. “Fuori le grandi navi” significa battersi per il futuro di una città che prima di altre ha sofferto le drammatiche conseguenze della crisi climatica, frutto anche e soprattutto di volontà politiche miopi, affaristiche e scellerate.
Se davvero si ostinano a proseguire nella decisione della ripartenza della crocieristica, il 15 agosto saremo di nuovo in acqua e in riva, con i nostri corpi e le nostre voci, contro i Golia del malaffare e della speculazione ad ogni costo. Lanciamo una serie di azioni dirette e di massa contro la grande nave, lanciamo una mobilitazione che dal 15 agosto guardi alla giustizia climatica del secondo Climate Camp al Lido di Venezia, che miri ad una più grande manifestazione per il 13 settembre, ad aprire l’autunno politico con ampio respiro e lungimiranza.
Se davvero si ostinano a non ascoltarci, promettiamo un ferragosto caldo e un autunno rovente.