Il debunking è finito. Arriva il prebunking

Puente, Attivissimo, Polidoro, fatevi da parte. Ormai siete obsoleti. Il debunking è passato di moda.

A quanto pare, serve a poco inseguire le informazioni scomode per cercare di smontarle: con i tempi millesimali di oggi, il debunker arriva comunque sempre in ritardo, e quando ci mette una pezza ormai il danno è fatto.

Ecco che allora Google scopre il prebunking, ovvero anticipare la disinformazione, prima ancora che inizi a diffondersi.

Il progetto si chiama Jigsaw, e nella sua pagina di presentazione, Google scrive: “Jigsaw è una unità all’interno di Google che esplora le minacce alle società aperte (open societies), e costruisce tecnologie che ispirano soluzioni modulari. Noi prevediano le minacce emergenti ed esploriamo il modo in cui la tecnologia può proteggere gli individui e le società”. (Lo fanno sempre “per proteggerci”, questo ormai è un classico). E poi ancora: “Man mano che le campagne di disinformazione diventano più sofisticate, noi costruiamo nuove tecnologie per rafforzare le nostre difese comuni”.

In che cosa consistano queste “nuove tecnologie” non viene chiarito, ma in questa pagina del loro blog, viene spiegato ad esempio come siano stati fatti alcuni esperimenti per “prevenire la disinformazione” sulla guerra in Ucraina già nel 2022. Sono stati fatti dei video “preventivi”, che spiegavano come combattere eventuali campagne di disinformazione (che ancora non erano nate) sul potenziale effetto negativo dei rifugiati in Europa.

Naturalmente, nessuno è così ingenuo da pensare che quando Google parla di “nuove tecnologie” si limiti a qualche video propagandistico. Probabilmente, l’idea è quella di tenere sotto controllo le “fonti pericolose”, grazie ad un algoritmo, e bloccare immediatamente qualunque contenuto scomodo, prima ancora che compaia in rete.

Un pò come in Minority Report, dove il cittadino che si presume stia per commettere un reato, viene arrestato prima ancora che possa commetterlo.

Benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale

Massimo Mazzucco

Qui un articolo della Associated Press sul “prebunking”

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