
Di Alexandro Sabetti, kulturjam.it
Il PD firma una mozione moderata su Gaza, ma poche ore dopo esponenti Dem e renziani partecipano a un evento propagandistico per Israele. Fassino giustifica le stragi come “fatalità”, la platea applaude. Nessun accenno ai 10mila detenuti palestinesi. Un partito che affonda nella contraddizione.
Il PD e la sinistra per Israele: un passo avanti e tre indietro
È difficile, nel panorama politico attuale, concedere il beneficio del dubbio al Partito Democratico e ai suoi alleati. Ogni volta che sembra emergere una posizione minimamente ragionevole, capace di rompere con il conformismo bellico e la sudditanza diplomatica, arriva puntualmente la smentita.
È quanto accaduto con la mozione unitaria promossa da PD, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra sul conflitto in Medio Oriente. Un passo avanti, certo, considerando il punto di partenza — un deserto politico in cui anche un gesto di normalità può apparire rivoluzionario. Eppure, la mozione resta ben lontana da una reale discontinuità.
Nel documento si chiede la liberazione degli ostaggi israeliani, ma si tace sui circa 10.000 detenuti palestinesi — spesso reclusi senza processo, inclusi minori. Inoltre, si rilancia il cosiddetto “piano arabo” per Gaza, ovvero l’idea che il futuro politico del territorio venga deciso dagli Stati del Golfo in accordo con Washington, prevedendo l’insediamento dell’Autorità Nazionale Palestinese al posto di Hamas. Ma tutto questo avviene senza consultare chi vive a Gaza. I palestinesi restano, ancora una volta, esclusi dalle decisioni che riguardano la loro stessa esistenza.
In un contesto tanto desolante, è comprensibile che un passo appena più audace del solito possa generare entusiasmo. Ma non è con le mozioni tiepide che si cambia il corso della storia. E infatti, poche ore dopo, l’illusione si dissolve.
Durante un dibattito in Senato, è andata in scena una manifestazione promossa da Italia Viva, “Voci da Gaza, che ha riunito esponenti trasversali dell’area centrista e progressista: Ivan Scalfarotto (Italia Viva), Lucio Malan, Piero Fassino, Marco Sensi, Graziano Delrio, Alfredo Bazoli, Walter Verini, Lia Quartapelle, Marianna Madia, Enza Rando, Antonio Nicita, Simona Malpezzi, Sandra Zampa, Raffaella Paita, Luciano Nobili, Silvia Fregolent. Tra gli ospiti anche Marco Carrai, storico consigliere di Renzi e console onorario d’Israele.
L’iniziativa si è posta apertamente in contrapposizione alla mozione presentata da Giuseppe Conte il giorno precedente, mozione cui aveva aderito anche la segretaria Elly Schlein. Ma è stato l’intervento di Fassino a rivelare la cifra culturale dell’evento: con orgoglio, ha rivendicato di essere definito “un sionista di sinistra”, ha definito “al momento impraticabile” la soluzione dei due Stati e, soprattutto, ha giustificato le vittime civili palestinesi come “conseguenze fatali” della collocazione delle strutture di Hamas in aree densamente popolate.
Il termine “fatali” è agghiacciante. Evoca un destino inevitabile, un prezzo da pagare, una forma di normalizzazione della strage. Come se l’annientamento di famiglie intere, di bambini, di medici, potesse rientrare nei danni collaterali di un disegno bellico razionale.
Secondo quanto riportato da un articolo del Fatto Quotidiano, una donna presente in sala si è alzata per difendere l’operato dell’esercito israeliano, sostenendo che “avverte sempre dei suoi obiettivi”. Fassino l’ha rassicurata. E l’intervento è stato accolto da un applauso.
C’è poco da aggiungere. Non è l’odore del buon senso a impregnare certe stanze del potere, ma qualcosa di ben più cupo. In quel dibattito, non aleggiava il profumo di una nuova stagione politica: si respirava, simbolicamente, il tanfo acre della carne umana arsa sotto le bombe.
Di Alexandro Sabetti, kulturjam.it
17.04.2025
Fonte: https://www.kulturjam.it/politica-e-attualita/il-pd-e-sinistra-per-israele-quando-lapplauso-copre-lodore-del-fosforo/