Nelle ultime settimane Treviso è balzata agli onori della cronaca nazionale per il maxi-focolaio di Covid-19 (257 positivi) alla Caserma Serena, dove sono costretti a vivere centinaia di richiedenti asilo. Come abbiamo visto negli ultimi mesi, anche con l’esplosione di contagi nello stabilimento Aia di Vazzola, la pandemia getta luce su diseguaglianze e ingiustizie che esistevano ben da prima nelle nostre società. La nuova ondata locale di contagi dimostra ,ancora una volta, che le condizioni di vita nella Caserma Serena sono indecenti e lesive della dignità umana e nell’attuale congiuntura costituiscono ancor più un pericolo per la salute dei suoi abitanti e della popolazione in generale.
In vista delle elezioni regionali, la destra non ha perso occasione per farsi campagna elettorale sulla pelle dei migranti additandoli come untori, quando sono invece le prime vittime della gestione criminale della caserma portata avanti dalla cooperativa Nova Facility, che ha permesso a un proprio dipendente di tornare a lavorare una volta rientrato dall’estero senza effettuare i necessari controlli, e che più in generale amministra la concentrazione dei migranti in condizioni nelle quali nessuno vorrebbe trovarsi. A causa dell’infezione alla quale sono stati esposti, i richiedenti asilo hanno perso o rischiano di perdere il proprio lavoro e con esso la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno.
Per fare muro contro la narrazione tossica e stravolta propinata dalla destra, ieri sera si è tenuto davanti alla Caserma Serena il presidio solidale indetto dal Centro sociale Django, l’Associazione Caminantes e l’ADL Cobas. Erano presenti oltre cento persone, compresi molti migranti e tra loro diversi abitanti “negativizzati” della Caserma. Si sono succeduti al microfono migranti, rappresentanti delle sigle che avevano convocato il presidio ed esponenti di associazioni e partiti che hanno aderito all’appello. Numerosi sono stati i riferimenti alle lotte antirazziste in corso negli Stati Uniti, intervallati da slogan del movimento Black Lives Matter. Gli interventi hanno sottolineato la necessità di una lotta unificata per i diritti in grado di attraversare questa nuova crisi comprendendo al proprio interno le diversità di tutte le componenti mobilitate.
«Noi l’abbiamo sempre detto, la Caserma Serena dev’essere chiusa per garantire un’accoglienza diffusa a chi ci vive. Il razzismo che sorregge l’ammassamento forzato di centinaia di persone nella caserma è un pericolo per la salute di tutte e tutti. Respingiamo la colpevolizzazione dei migranti esposti al contagio, generalizziamo la conquista di diritti», si afferma a gran voce dal presidio.