Quando la notizia della morte della bambina raggiunse gli Stati Uniti, il suo nome era stato sostituito da numeri: No. 6587-0069. Aveva 10 anni e pesava poco meno di 41 libbre. Viveva a Kano, una polverosa città della Nigeria al confine con il Niger e nell’aprile 1996 soffriva di meningite.
Un’epidemia imperversava quell’anno e molte migliaia di persone morirono in tutto il paese. In qualche modo la ragazza trovò un rifugio: un campo medico dove erano arrivati medici stranieri per dispensare gratuitamente medicinali costosi.
Dietro un cancello assediato da folle sofferenti c’erano due cliniche molto diverse. Un ente di beneficenza umanitario, Medici Senza Frontiere, aveva eretto un centro di cura unicamente nel tentativo di salvare vite umane. Accanto i ricercatori della Pfizer Inc., una grande azienda farmaceutica americana, avevano creato un secondo centro. Stavano usando l’epidemia di meningite della Nigeria per condurre esperimenti sui bambini con il Trovan, un farmaco che Pfizer credeva potesse diventare un nuovo antibiotico ma che il quale momento non era ancora stato approvato negli Stati Uniti.
Il farmaco sperimentale fu un potenziale blockbuster: gli analisti di Wall Street dissero che Pfizer avrebbe potuto raccogliere 1 miliardo di dollari all’anno se Trovan, come sperato, avesse ottenuto l’approvazione per tutti i suoi potenziali usi. Pfizer voleva anche testare il farmaco per l’uso contro la meningite, incluso un ceppo epidemico. L’azienda non riusciva a trovare abbastanza pazienti negli Stati Uniti, per questo i suoi ricercatori erano venuti a Kano, tra i morenti.
I medici che lavorano con Pfizer prelevarono il liquido spinale dalla ragazza, valutarono i suoi sintomi e la registrarono come paziente n. 0069 presso il sito di test n. 6587 nell’esperimento n. 154-149. Le dettero 56 milligrammi di Trovan.
Il giorno dopo, la forza della ragazza stava svanendo, mostrano i registri della Pfizer, e uno dei suoi occhi si bloccò. Il terzo giorno morì. I resoconti Pfizer sono espliciti: “La somministrazione continuò dopo la prima dose invariata”. Risultato: “Morte”.
Ma Agwu Urondu, medico nigeriano di Kano, dichiarò che la bambina era morta perché i medici della Pfizer si rifiutarono di aiutarla, proprio per non violare il protocollo.
Nessuno potrà mai affermare con certezza se la ragazza sarebbe sopravvissuta se non fosse stata oggetto di sperimentazione sotto Trovan; forse era oltre ogni speranza. Eppure le circostanze della sua morte – mentre assumeva un farmaco non approvato, con trattamenti alternativi a portata di mano, in un esperimento del settore privato stabilito in fretta e furia – suggeriscono problemi molto più grandi. La vicenda è stata più volte documentata dal Washington Post (https://www.washingtonpost.com/archive/politics/2000/12/17/where-profits-and-lives-hang-in-balance/90b0c003-99ed-4fed-bb22-4944c1a98443/)
Tra i 200 bambini colpiti arruolati nell’esperimento Pfizer, 11 sono morti e altri hanno sofferto di sintomi legati alla meningite come sordità, zoppia, cecità, convulsioni, disorientamento e, in un caso, incapacità di camminare o parlare. Questo per lo meno è quello che mostrano i registri dell’azienda.
Pfizer dichiarò che il suo obiettivo era quello di studiare la sicurezza e l’efficacia del suo antibiotico che apriva la strada a un trattamento rivoluzionario per il Terzo Mondo. L’azienda sostenne che le sue pratiche erano giustificate date le condizioni orrende nelle quali versava la popolazione.
La vicenda proseguì per lungo tempo. Alla fine le autorità sanitarie Nigeriane costrinsero la Pfizer a pagare 700.000 dollari a quattro famiglie e a… finanziare progetti sanitari in Nigeria. Dagli archivi di Wikileaks risulta anche un dispaccio dell’ambasciata statunitense di Abuja che attesta un tentativo di ricatto nei confronti del procuratore legale nigeriano incaricato della causa.
Il Trovan venne approvato da FDA nel dicembre 1997 per 14 indicazioni, il numero più elevato raggiunto da un antibiotico, ma solo per l’adulto e non per la meningite epidemica. Dopo un anno dal lancio aveva già totalizzato 160 milioni di dollari e si prevedevano 2.5 milioni di prescrizioni per il 1999. La mancata registrazione per uso pediatrico fu probabilmente conseguenza delle numerose discrepanze che FDA trovò nello studio nigeriano. L’anno successivo però vennero introdotte forti restrizioni d’uso anche negli adulti a causa delle segnalazioni di tossicità epatica. Circa 140 casi vennero registrati da FDA, alcuni mortali, altri verificatisi solo dopo poche ore dalla prima dose, ma nonostante ciò il farmaco non venne sospeso, per lasciare comunque un’opportunità terapeutica ai casi più difficili.
La stampa fin ad oggi, ha documentato moltissimi esperimenti farmacologici in Africa, Asia, Europa orientale e America Latina da parte delle grandi case farmaceutiche statunitensi, e ha rivelato un sistema di test in forte espansione e scarsamente regolamentato, dominato da interessi privati che troppo spesso tradisce le sue promesse a pazienti e consumatori.
Gli esperimenti che coinvolgono farmaci rischiosi procedono con scarsa supervisione indipendente. I pazienti spesso reperiti tra i ceti sociali più poveri e scarsamente istruiti vengono talvolta coinvolti senza l’acquisizione di consenso informato, in sostanza non sanno di essere cavie. E le promesse di cure mediche di qualità a volte si rivelano fatalmente vuote. Le inchieste della stampa americana hanno dimostrato che diverse aziende farmaceutiche con sede negli Stati Uniti hanno pagato i medici per testare migliaia di soggetti umani nel Terzo Mondo e nell’Europa orientale.
In questo contesto molti sono i processi avviati per gli effetti collaterali dei farmaci Pfizer di più largo consumo. Diecimila donne hanno portato avanti la denuncia per gli effetti cancerogeni del farmaco Prempro; nel 2012 Pfizer se la cava pagando un miliardo di dollari. Altre tremila persone hanno portato in giudizio Pfizer per Chantix, che provocherebbe gravi disordini psicologici; nel 2013 la compagnia ha stanziato 288 milioni per una parte dei risarcimenti. Sotto accusa anche il depo-testosterone (del resto Pfizer è nota per il viagra) che provocherebbe ictus e infarti.
La multinazionale ha rifiutato di rendere generici (e dunque molto meno costosi) i propri farmaci contro l’Aids nei paesi più colpiti dalla malattia; ha imposto la promozione sul mercato di un antidolorifico vietato dalla Food and Drug Administration Usa; ha commercializzato illegalmente farmaci (rea confessa, multa di 2,3 miliardi di dollari); ha promosso farmaci per utilizzi non approvati; ha offerto a migliaia di medici ed esperti denaro e regalie per la prescrizione di farmaci anche recanti gravi effetti collaterali; è incappata in giudizi per evasione fiscale; ha violato brevetti; ha copiato principi attivi scoperti da altri; ha dovuto sospendere dal mercato un antileucemico per inefficacia, anzi per tassi di mortalità più alti rispetto alle terapie convenzionali…
Pfizer (insieme alle sue “sorelle” AstraZeneca, Roche, Johnson Johnson) è stata citata in giudizio dai familiari di soldati statunitensi uccisi in Iraq. Una stranezza che si spiega così: le aziende, per farsi largo su questo nuovo mercato, offrivano somme elevate a funzionari del ministero della salute, i quali però sarebbero stati legati con gruppi armati anti-Usa. Ciò non impediva alla società newyorkese, leader mondiale del mercato dei farmaci, di continuare a sostenere Bush: lo aveva fatto nel momento della sua corsa verso la Casa Bianca, e continuò a farlo al momento di entrare in guerra con l’Iraq.
Nel 2016 una petizione è stata lanciata sul fronte dell’inquinamento atmosferico prodotto da diverse compagnie farmaceutiche – fra le quali Pfizer – che, avendo delocalizzato in Cina fasi della lavorazione, contribuivano all’inquinamento atmosferico responsabile ogni giorno del decesso di quattromila persone nel paese. E più volte la multinazionale è stata multata dalle autorità federali statunitensi perché il suo stabilimento a Barceloneta, Puerto Rico, aveva violato il Clean Air Act (legge sull’inquinamento atmosferico).
Ma oggi sarà proprio la Pfizer a salvarci dal Covid-19. E solo questione di avere un po’ di fiducia…
Io avrei una serie di domande o di spunti di riflessione da proporre alla vostra redazione.
Dopo che la Pfizer ha spinto fortemente per firmare precocemente i contratti con gli Stati Uniti, Inghilterra e Paesi Europei (chiedendo e imponendo libertorie di responsabilità in caso di effetti collaterali), e dopo che la stessa Pfizer ha spinto per l’approvazione e la distribuzione veloce entro la fine del 2020 dei suoi vaccini già pronti e congelati… Perchè ora leggo sulle testate europee che la Pfizer chiede con urgenza che vengano approvate altre case farmaceutiche, in quanto la Pfizer si dichiara impossibilitata a produrre tutte le dosi di vaccino per immunizzare il “suo” mondo intero?
La Pfizer si era forse proposta come “rompighiaccio” per far poi passare le altre case farmaceutiche della cordata? C’era tra loro già qualche accordo di spartizione di utili e di spese produttive del vaccino? E ora il ritardo di approvazioni fa vacillare il loro “pallottoliere”?
Oppure la Pfizer non vuole essere l’unica produttrice approvata, nel caso il vaccino manifesti troppo presto degli effetti collaterali?
Se andasse tutto bene… allora: Ben comune Omnio Gaudio?
Ma se andasse qualcosa storto?… Mal comune (di molte multinazionali) Mezzo Gaudio?
Grazie Amici! Se ancora vi pare credibile, vi auguro Buon Anno Nuovo!
Claudia Contin Arlecchino