Il sonno della ragione (e la mania di grandezza) genera “MOSTRI GEOPOLITICI” (e non solo)

Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org

La storia dell’umanità, in primis nella sua dimensione sociale, è intrisa di rotture da un lato e dialogo costruttivo dall’altro.

Per non andare troppo indietro nel tempo, ad esempio, nella relazione Romani – Etruschi siamo passati da una contaminazione positiva e vantaggiosa per entrambi ad uno scontro che ha portato alla sostanziale scomparsa dei secondi (come popolo sovrano e unito).

E così via fino al Nuovo Millennio, questo Terzo Millennio che fin dai suoi primi anni di vita ha visto stravolgimenti geopolitici significativi sia in positivo che in negativo. Sia nel dialogo che nello scontro.

Dal dialogo strategico Russia – NATO di inizio Millennio al rafforzamento delle relazioni Russia – Cina da un lato, fino al conflitto Russia – Ucraina (NATO) e alla destabilizzazione del Caucaso (in primis con il conflitto Azero – Armeno) dall’altro.

Se fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, però, anche nei casi di maggiore tensione lo sterminio dell’intera umanità era oggettivamente molto difficile anche solo da pensare, dall’invenzione dell’atomica le cose sono radicalmente cambiate.

E se la Guerra Fredda ha comunque mantenuto il mondo in un equilibrio strategico sostanzialmente stabile almeno fra Potenze nucleari (quelle potenzialmente in grado di cancellare la vita sul pianeta), il crollo dell’URSS ha sconvolto il sistema geopolitico globale. Diminuendo significativamente quella prevedibilità tanto necessaria nelle “mosse geopolitiche” delle Potenze regionali e globali.

Prevedibilità che è sempre servita a garantire una certa percezione di sicurezza per i vari attori geopolitici globali. In qualche modo “tranquillizzandoli”.

In sostanza, l’Unipolarismo sorto dalle ceneri della Guerra Fredda non è riuscito a portare il mondo verso la pace e l’armonia globali e l’aspirazione al passaggio ad un mondo multipolare da parte di varie potenze del globo ha dato definitivamente “fuoco alle polveri”.

È sorta una “guerra mondiale a pezzi”, per dirla con le parole di Papa Francesco, dove varie potenze regionali e globali cercano di mantenere e/o conquistare influenza e sostegno per la loro visione del mondo.

Visioni del mondo opposte e dunque divisive.

Siamo nella Terra di Mezzo, dove “il vecchio mondo sta morendo e quello nuovo tarda a comparire. Ed è in questo chiaroscuro che nascono i mostri”.

Quanta verità in queste poche parole, in questo pensiero così conciso ma al tempo stesso pieno di significato. Espresso in ben altre circostanze e per descrivere altri momenti della Storia dell’umanità (ma evidentemente valido per varie situazioni) da uno dei più grandi intellettuali d’Italia, Antonio Gramsci.

In questo contesto Unipolarismo vs. Multipolarismo, dunque, le varie Potenze regionali e globali dovrebbero essere in grado di sviluppare un dialogo costruttivo (a maggior ragione perché il rischio nucleare è sempre presente), impegnandosi a risolvere le controversie internazionali sulla base delle legittime aspirazioni dei popoli.

Controversie esplose “al quadrato” proprio dopo il dissolvimento di quell’architettura geopolitica globale derivante dagli accordi post – seconda guerra mondiale.

E che ha lasciato strascichi ancora più devastanti in primis in Medio Oriente e nell’area ex – URSS.

Nel primo caso con l’annosa questione israelopalestinese e nel secondo con il sorgere di focolai sempre pronti a riprendere forza in qualsiasi momento (Nagorno Karabakh – Donbass – Transnistria e molti altri).

Mostri geopolitici, dunque, lasciati incancrenire durante il “momento unipolare” ed esplosi (o pronti a farlo) in modo devastante quando uno dei due contendenti si è sentito abbastanza forte per “metterci le mani”.

Tenere d’occhio, a tal proposito, anche l’ “Affaire Taiwan”.

E la questione israelopalestinese è l’archetipo di ciò che non si deve fare, sia dal punto di vista del lasciare incancrenire la situazione, sia sul che fare durante il periodo “morto”.

La soluzione “due popoli – due Stati” è stata rimandata per troppo tempo, mantenendo intatti tutti i motivi di tensione esistenti (anzi peggiorandoli) e annientando quella speranza di un futuro migliore e di pace per milioni di persone che vivono in quelle terre. Speranza decisiva affinché l’animo umano, che ci piaccia o meno, non rischi di cadere nella più decisa disperazione (con tutto ciò che può comportare).

E questo dimostra anche tutta l’incapacità (e spesso l’impotenza) dell’ONU e dei suoi organismi di operare adeguatamente nel mondo.

Sulla carta tante belle parole, nei fatti poco o nulla.

Vige ancora, come nella maggior parte della storia dell’umanità, la legge del più forte. Solamente che da qualche decennio il più forte (o, per meglio dire, i più forti) ha anche le testate atomiche e dunque la capacità di distruggere la vita sulla terra qualche decina di volte.

Il disinnesco delle situazioni di particolare tensione, almeno delle più impellenti e dove le Grandi Potenze giocano un ruolo di primo piano, dunque, deve essere l’obiettivo geopolitico primario. Pena il sempre maggiore rischio di uno scontro diretto fra Grandi Potenze.

Di Alessandro Fanetti per ComeDonChisciotte.org

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