Impatto ambientale, geologico ed economico: TAV e ricorso al TAR

Sabato 7 settembre, presso il Bosco occupato di Ca’ Alte, in occasione del Woods Climate Camp, si è tenuto il talk “TAV ed esito del ricorso al TAR: Facciamo chiarezza” che ha visto la partecipazione di Roberto Rech, Giulio Todescan ed Alessandro Pesavento.

L’obiettivo del talk è stato quello di delineare un approfondimento su cosa sia stato chiesto nel ricorso presentato da Italia Nostra, associazione per la conservazione del patrimonio storico, artistico e naturale italiano, e le conseguenze di tale operazione. Da parte delle persone coinvolte nel dibattito, è stato fornito un quadro dal punto di vista legale, presentato principalmente dall’avvocato Pesavento, dal punto di vista geologico, grazie all’intervento dal geologo Roberto Rech, e dal punto di vista dell’informazione e della comunicazione, tema curato dal giornalista di Vez News Giulio Todescan.

Tale esposto è stato inizialmente presentato delineando l’oggetto del ricorso. Questo infatti è stato presentato contro il progetto definitivo approvato da un commissario governativo del secondo lotto della tav, ovvero quello che va dall’inizio del comune di Vicenza fino ad Altavilla. Il ricorso è stato arricchito dal contributo di avvocati e tecnici ISDE, e dalla documentazione ottenuta da una serie di perizie svolte da essi focalizzate in particolare sul tema delle pm10 e pm 2.5, e delle conseguenze sulla salute pubblica di un innalzamento del loro livello a causa dei lavori. Un importante accento è stato inoltre posto sul problema dell’inquinamento delle acque, essendo il territorio coinvolto nel progetto un territorio dove il problema dell’inquinamento da PFAS delle acque è conosciuto.

Come spiegato dai relatori, il ricorso è stato presentato principalmente per tre motivi:

1)      Il progetto non riguarda l’attraversamento di Vicenza dal momento che termina subito dopo la stazione ferroviaria di Vicenza; la parte urbana del tragitto si limita ad un percorso di 6 km che parte dal quartiere di San Lazzaro e finisce a 400 metri dopo la stazione. Il progetto dovrebbe essere collegabile con un altro progetto del terzo lotto, il quale però non è stato approvato nemmeno come progetto preliminare dal momento che dopo la stazione per almeno 2 km non è fisicamente possibile porre dei binari del treno ad alta velocità, per motivi giuridici (ovvero la presenza di una galleria storica) e naturali (la collina di Monte Berico). Da un lato quindi, il progetto pecca di legittimità dal momento che un progetto per essere approvato da solo deve essere in grado di consentire la fruizione del treno ad alta velocità, non prevista in questo caso se non per un breve tratto. Inoltre, il progetto appare essere non funzionale dal momento che non c’è un programma per una tratta successiva se non per una verso Padova, progetto però concepito su basi totalmente diverse nel 2006, il quale prevedeva l’attraversamento sotterrano di Vicenza, non presente nel progetto attuale. Appare quindi evidente l’incongruenza totale sulla funzionalità del progetto, in quanto da Altavilla a Vicenza è prevista una tratta in superficie, ma contemporaneamente si prevede di avere una tratta sotterranea da Altavilla a Padova. Tale modifica è stata fatta nel 2012 su pressioni della società civile e delle istituzioni che hanno ottenuto di cambiare in corsa il progetto di sotto-attraversamento di Vicenza per motivi economici.

2)      Il secondo motivo alla base del ricorso è legato alla natura del progetto: infatti rientra sul piano nazionale complementare al PNRR. Tale progetto è in parte finanziato da questo piano complementare ma una legge prevede che per essere realizzato debba rispettare i criteri del DNSH (Do No Significant Harm), ovvero il principio di non creare danni all’ambiente, della commissione Europea. Ovvero, per poter essere realizzato, tale progetto non deve inquinare acqua, aria o deteriorare territori e paesaggi. L’opera presentata non ha fornito la documentazione necessaria per rispettare questi criteri, essendo infatti mancante del bilancio del carbonio, nonché di una valutazione rispetto al pericolo di inquinamento da PFAS nella città e dell’innalzamento dei livelli di Pm 10 e Pm 2.5.

3)      Il terzo motivo, accolto dal TAR, si basa sul fatto che il progetto prevede l’adozione di alcuni provvedimenti in fase di progetto esecutivo (ancora non approvato). Uno di questi provvedimenti riguarda la realizzazione di un bacino idrogeologico per il torrente Onte (Sovizzo). Tale bacino è un’opera idraulica richiesta e progettata nella fase preliminare per evitare che l’impatto dell’opera ferroviaria comprometta l’equilibrio idrogeologico. Questa opera non è di secondaria importanza, anzi, è fondamentale. Il ricorso sostiene che debba essere rifatta la valutazione dei danni ambientali, poiché la dimensione iniziale del bacino doveva essere di 300 m², ma ora il bacino è previsto di capacità doppia, mentre la valutazione dei danni era stata fatta sulla base della prima stima. Tuttavia, il progetto definitivo prevede che la costruzione del bacino venga attuata solo in fase di progetto esecutivo, quando i cantieri saranno già avviati.

Il TAR ha accolto il ricorso, affermando che la legge stabilisce che, quando un’opera pubblica deve essere riprogettata per un aggiornamento tecnico al fine di renderla adeguata alla sua funzione, tale iter non può svolgersi in fase di progetto esecutivo, ma deve avvenire prima, cosa che in questo caso non è accaduta. Il TAR del Lazio ha dichiarato che ciò determina un vizio che annulla il progetto definitivo relativo al bacino, rendendo necessaria la ripetizione di tutta l’istruttoria ai sensi della legge 182 del vecchio codice degli appalti.

Non è quindi corretto quanto affermato dai mass media, secondo cui vi sarebbe il rischio di compromettere il progetto del bacino e di provocare un’alluvione a Vicenza. Le opere del secondo lotto proseguono, ma quelle di questo blocco potranno continuare solo se verrà approvato il progetto del bacino da 600 m². L’approfondimento geologico sulle ragioni del ricorso al TAR ha inoltre evidenziato come nel corso della storia di Vicenza, le opere previste sul territorio non abbiano mai saputo essere progettate in sintonia con l’ambiente, ma anzi in forte contrasto, provocando ad oggi una situazione di inquinamento e deterioramento del territorio di cui non solo la governance è consapevole, ma su cui pare non ci sia alcuna intenzione di agire, se non per peggiorare la situazione.

Un altro aspetto trattato all’interno del dibattito ha riguardato proprio l’informazione che è stata diffusa in merito al ricorso accolto dal TAR. Quando è stato detto che il TAR aveva bloccato il progetto del bacino, i giornali locali hanno lasciato intendere che gli ambientalisti avessero fermato l’unica opera a carattere ambientale del progetto. Questo tipo di cronaca evidenzia un giornalismo sensazionalista, che non approfondisce realmente il progetto e le sue conseguenze. Non si è cercato di interrogare le autorità competenti per comprendere le vere ragioni del blocco.

Il dibattito si è chiuso con una sintesi del processo in corso al Tar e con una panoramica sui motivi per cui esso sia non solo necessario, ma sia anche uno strumento utile per scoperchiare e descrivere in modo approfondito le contraddizioni ed i contrasti che si celano dietro alla burocrazia di una grande opera, mostrando come il sistema che viviamo quotidianamente tenti in ogni modo di nascondere le irregolarità, ma come anche l’iniziativa legale possa farle emergere.

Italia Nostra ha presentato questo ricorso con tre motivazioni: il progetto non è adeguato al contesto urbanizzato, e la tratta Milano-Venezia consentirebbe un risparmio di soli 10 minuti rispetto all’attuale, rendendolo utile solo come compensazione di altri progetti con interessi economici. Una legge prevede che queste opere vengano valutate sulla base del progetto preliminare e non su quello definitivo, ma il progetto preliminare è completamente diverso: 12 cantieri contro i 20 attuali, una spesa di 1 miliardo contro il doppio, e quindi i danni dell’impatto ambientale non sono congrui con ciò che è ora il progetto.

Molte contestazioni di Italia Nostra sono state respinte dal TAR perché presentate in ritardo, ma se una motivazione è valida, resta valida anche se tardiva. E’ sempre più evidente come sia necessario informare i cittadini, specialmente se in ballo ci sono aspetti fondamentali come la vita, il benessere e la salute pubblica. Le motivazioni legate all’impatto sanitario e ambientale sono molto gravi, e sebbene la legge stabilisca che le opere considerate strategiche e di interesse nazionale abbiano autonomia immediata, queste questioni dovrebbero essere prese in considerazione, in quanto più importanti di qualsiasi profitto o sviluppo economico.

Condividi questo contenuto...

Lascia un commento