Ingoiare il rospo

Marcello Pamio, “Trattato di Anatomia Emozionale”, dagli studi di Melanio Da Colìa

C’è un limite oltre il quale la sopportazione cessa di essere virtù”.
Socrate

È la malattia degli arcaici dell’inconscio, qualcosa di terribile da accettare. Crea una condizione di disgusto e ripugnanza per presa di coscienza di una verità immonda che sollecita corrosivamente il livello di sopportazione e tolleranza, tanto da far accapponare la pelle.

L’ingollato, ingerito l’anfibio, accusa denti stretti un senso di ribrezzo e repulsione alchemica ed epidermica a causa della secernazione di bufotenina, molecola endogena allucinogena, derivato del DMT, presente nel fluido cerebrospinale dell’animale, aggredendo il cuore e il sistema nervoso del predatore: noi.

Dalla parte ventrale del rospo, invece, viene messa un’altra tossina, incolore, viscida, dall’odore pungente e dall’azione paralizzante, che produce un sottile strato schiumoso di rabbia colore biancastro. Perciò ingoiare rospi causerà uno sterminio di Farfalle nello stomaco.

L’ingollamento irreversibile e obbligatorio, il cosiddetto Boccone Amaro, provoca ansia, arrossamento della pelle, nodi alla gola, panico, distorsione del colore, difficoltà respiratorie e lesioni cerebrali.

Alcuni studiosi Templari ritengono che le unghie del rospo, deglutite per ingollamento imposto per lunghi tempi, perseguono ruvidamente nelle viscere, rodendo fegato ed intestino, l’azione di “cercare a fondo”, graffiando e raspando (“ruspus”, da cui il nome Rospo) fino alla lesione irreparabile dell’apparato digerente e degli stimoli vitali, compromettendo così le attività basilari quali sogno, poesia, libertà intellettuale, il giuoco.

Per la natura sintomatica della patologia, il più efficace rimedio naturale è Sputare il Rospo. Questa pratica “ammatte” dopo aver trattenuto nell’esofago molecole di bufotossine ristagnanti a causa di timore, scrupolo o pudore referenziale. Liberti da questi tre elementi di contenimento, irrompe un conato verbale che spiattella considerazioni e detestazione con grande enfasi ed eccessi, provocando l’espulsione del rospo in maniera coatta e liberando la gola e le vie respiratorie.

Questo rimedio può portare a contrasti, litigi o scontri in generale anche irreversibili.

Secondo gli studi di Ecate, figura psicopompa figlia dell’emerito Zeus, dea esperta di magia e specialista in demoni malvagi, il Rospo è l’aspetto infero della rana, dove le valenze acquatiche e lunari cedono il passo alla palude melmosa delle streghe. Per debellarli prescrive riti espiatori, divinizzati con sortilegi, pozioni, azioni e contraddizioni psico-magiche, che esorcizzano i batteri e i demoni del Rospo.

In epoca recente, con la riscoperta degli psichedelici in medicina, è stato rivalutato il potenziale terapeutico del DMT, in particolare nella forma ludica psichedelica omeopatica, nota come Ayahuasca, contro la depressione da in gestione di Rospo.

Assimilando le bufotossine per via ludica, si impermea una corteccia temporale di strafottenza resistente al deglutimento imposto, alterando la valvola percettiva dell’individuo con conseguente rialzo dei valori del tasso di sopportazione e il riequilibrio dell’asse di tolleranza!

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