La genesi del “Draghistan”: come la comunicazione crea un regime totalitario

di Gandolfo Dominici*

L’Italia è oggi insieme agli Emirati Arabi (monarchie assolute) il paese al mondo dove il cosiddetto “green pass” è esteso praticamente ad ogni attività ed è il primo stato in Europa per limitazioni dei diritti mediante “certificato verde”.  A differenza degli Emirati Arabi però l’Italia è (o dovrebbe essere) una Repubblica Democratica fondata sul lavoro (art. 1 Cost.) sebbene oggi, di fatto, il diritto al lavoro venga subordinato ad un certificato di obbedienza alla politica sanitaria del governo. L’Italia fa anche parte dei 47 paesi membri del Consiglio d’Europa che, con la Risoluzione 2361/21, vieta espressamente  – anche con il voto italiano – qualunque obbligo o pressione per la vaccinazione anche a livello di propaganda mediatica.

Nessuno sembra turbato dal fatto che la stampa – ed i media in genere – impunemente bombardino di insulti senza precedenti – “criminali no-vax” come ha titolato ad esempio Libero – chiunque non si conformi alla politica sanitaria del governo e della sua Cabina di Regia. Inoltre, detta Cabina di Regia, oltre a non essere un organismo previsto dal nostro Ordinamento, non può fare a meno di richiamare – per certi versi – il Comitato per la Salute Pubblica di giacobina memoria. Tutto ciò avviene senza alcun turbamento di quegli stessi campioni dei diritti umani che fino al 2019 giustamente tuonavano: “Mai la paura deve giustificare la cessione dei diritti!” e, che invece oggi, sono i più convinti paladini dell’obbedienza al governo.

E nemmeno li turba dichiarare candidamente che ”l’obbligo vaccinale è libertà”, come in Turkmenistan il cui presidente Gurbanguly Berdimuhamedow (chiedo aiuto per la pronuncia) dopo avere vietato ai cittadini (sudditi?) la tintura per capelli, ha introdotto la vaccinazione Covid obbligatoria per tutti, incurante del fatto che non sia stata ultimata la sperimentazione per gli effetti avversi nel lungo termine.

Ma come è avvenuto tutto ciò? Come ha fatto l’Italia, il paese con la “Costituzione più bella del mondo” a diventare il DRAGHISTAN dove tutto è subordinato al dio vaccino?

E’ pensiero comune che le dittature si basino sulla coercizione militare. Ma, se si analizza bene e più in profondità la genesi delle dittature nella storia, si comprende come questa sia una credenza alquanto superficiale e si può notare, allora, come la vera base di ogni dittatura sia la PAURA. Da ciò consegue che, nel mondo globalizzato e iperconnesso attuale, non serva più un’invasione militare per controllare un popolo, piuttosto è indispensabile (o, se preferite, sufficiente) avere il controllo dei mass media che creano quella che sarà la sua realtà percepita.

Come si genera la paura?

La paura si genera costruendo, tramite la comunicazione – che si avvale anche di tecniche che oggi sono basate sulla PNL (Programmazione Neuro Linguistica) –  un nemico da temere e contro il quale bisogna obbedire per combatterlo. Questo nemico può essere un paese avversario, una organizzazione terroristica, una minoranza, una etnia, un virus, oppure – più semplicemente – chi non segua i comandamenti del governo.

In una intervista, rilasciata nel Marzo 2020, il filosofo e psicologo Argentino Miguel Benasayag diceva: “L’epidemia è il sogno del tiranno … è una tirannia triste dove la gente per paura obbedisce ciecamente al tiranno dicendo: non è il tempo di pensare, è il tempo di obbedire!”. L’incubo del regime bio-politico di Focault si realizza.

Ecco dunque spiegata la cieca obbedienza pandemica! La stessa cieca obbedienza per la quale persino Ferruccio Resta, Presidente della CRUI , ha recentemente – ed in maniera preoccupante – affermato lapidario: “L’Università sta con il Governo”. Sottraendo, quindi l’Università alla sua storica e legittima collocazione quale luogo del libero pensiero, per renderla strumento di una intellighenzia strumentale al potere.

E’ su tali basi che i popoli occidentali hanno dimenticato, in poco tempo, secoli di diritti e le battaglie per ottenerli, accentando “restrizioni” draconiane e distopiche che (alla luce dei dati comparati ora disponibili) si sono rivelate inutili se non dannose sul piano sanitario, oltre che sociale ed economico. Secoli di stato di diritto andati in fumo con DPCM e decreti a cui solo pochi, per ora invano,  hanno tentano invano di opporsi.

Negli ultimi due anni abbiamo visto come, tramite i media, è avvenuta la prima guerra di manipolazione di massa della storia.

La Libertà, da diritto inviolabile, è divenuta “vizio” se non addirittura “psico-reato” orwelliano.  Frasi del tipo: “non si possono consentire pericolose libertà!” sono divenute frequenti su tutti i media.

Come è potuta avvenire questa trasformazione totalitaria?

I regimi totalitari nascono come un cancro della democrazia e si basano sul consenso delle masse. Il formarsi della neoplasia costituita dall’odierno totalitarismo post-democratico si fonda sulla manipolazione delle masse.

Cosa vuol dire manipolare?

La manipolazione delle masse utilizza, in modo distorto, la psicologia umana e sociale e, attraverso le informazioni, le comunicazioni, e soprattutto le emozioni, realizza una costruzione sociale della realtà che sia confacente alle esigenze di un regime.

Un anno intero tra lockdown e coprifuoco ha escluso le masse dalla realtà sociale fisica proiettandole quasi integralmente in una realtà virtuale plasmata ad hoc dai media controllati dal regime.

Il bombardamento mediatico ha reso possibile il cambiamento del linguaggio, che –  come asseriva Wittgenstein –  è il “mediatore” della costruzione della realtà, o in modo più adeguato, del rapporto che lega l’uomo, la sua azione e il contesto in cui egli vive. Cambiando il linguaggio cambia anche il pensiero e si stabiliscono i confini tra ciò su cui è consentito dibattere e ciò che è “blasfemo”!

Con ciò giungendo (ad esempio) a bollare come inutile e pericoloso (quindi blasfemo) il proporre test salivari gratuiti per tutti (vaccinati e non) – stigmatizzando la (evidente) maggiore sicurezza che i test comportano – poiché tale proposta implica una non piena fede nel dio vaccino e in chi lo amministra.

Il grado di paradosso cui è giunta la nostra società è tale che il romanzo di fantascienza di Orwell “1984”, possa oggi ritenersi un manuale di Scienze Politiche.

In 1984 troviamo sia la costruzione della realtà sociale con il cambiamento del  linguaggio (neo-lingua), sia l’inversione semantica del bis-pensiero (La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza). Infatti è oggi chiaramente ravvisabile l’utilizzo dell’inversione semantica in frasi di quasi tutti i politici e dei molti araldi del regime (indegnamente chiamati giornalisti), del tipo: “l’obbligo è libertà” o “chiudiamo oggi per riaprire domani”, etc.

Anche le statistiche ed i dati (spesso interpretati da gastroenterologi e veterinari) si rivelano regolarmente sballati e contraddittori ed evidenziano una similitudine con il bollettino della “Guerra all’Eurasia” che leggiamo nelle pagine di 1984. Come in quel libro, i bollettini di contagio continui fanno parte della creazione della paura; mediante tale costruzione mediatica (che diviene realtà), vediamo, ad esempio, che gli asintomatici si trasformano in “casi” ed i casi – in quanto tali – vengono propagandati quali prossimi alla morte.

Un’altra tecnica, tipica del totalitarismo, è la demonizzazione e disumanizzazione del nemico. Persone con cui prima condividevamo la vita quotidiana ci vorrebbero morti con frasi del tipo: “spero che chi non si vaccina finisca intubato!” oppure “chi non rispetta le regole del governo deve essere escluso dalla società e dai servizi!”. Il nemico può cambiare a seconda delle esigenze del regime che controlla la narrazione: si è passati dunque dai runner untori, a chi fa i festini o prende l’aperitivo, ai novax criminali.

Peraltro, come evidenziato da fonti mai tacciabili di antisemitismo, la retorica utilizzata è del tutto analoga (e a volte anche peggiore) di quella del periodo nazi-fascista. Basta andare a prendere le prime pagine dei giornali di quel periodo e paragonarli con quelli odierni per rendersene conto. In questo quadro, la distinzione tra pro e no vax non è altro che un riuscitissimo strumento di controllo delle masse.

Da quanto sopra discende come la vaccinazione periodica (si parla già di terza dose e magari quarta all’infinito come in Israele) che il governo (si badi bene, non lo Stato) auspica perché sia concesso il lasciapassare green, non sia che un altro metodo di controllo sociale, sia per l’ovvio tracciamento digitale che ne deriva, sia per rendere l’individuo assoggettato a “dosi” dette  “immunizzazioni” – pur essendo risaputo come essi non possano evitare la trasmissione del virus SarsCov2 – somministrate potenzialmente all’infinito con effetti (in parte) imprevedibili a carico del sistema immunitario dei “sudditi” che potrà divenirne dipendente .

Ma perché c’è chi viene manipolato e chi no?

Per rispondere a tale quesito mi vengono in aiuto i diversi esperimenti di psicologia sociale che, da oltre 10 anni, espongo ai miei studenti per spiegare il comportamento umano (riferito – nelle materie che insegno – al comportamento del consumatore).

Il primo di questi è l’esperimento di Solomon Asch del 1951.

L’esperimento prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 complici dello sperimentatore, si incontrassero in un laboratorio, per quello che veniva esposto come un esercizio di percezione visiva. Venivano mostrate, a più riprese, delle schede con tre linee di diversa lunghezza  e si domandava ai soggetti, cominciando dai complici, quale fosse la linea più lunga o più corta. Dopo un paio di risposte veritiere, dalla terza serie di risposte in poi i complici incominciavano a rispondere in maniera concorde tra loro ma palesemente errata. Il vero soggetto esaminato, che doveva rispondere sempre per ultimo, in circa ¾ dei casi rispondeva in maniera scorretta conformandosi alla risposta sbagliata data dalla maggioranza dei complici. Solo circa ¼ continuava a rispondere secondo ciò che pensava non conformandosi.

Calando questo esperimento nella nostra realtà, in una situazione in cui tutti i media – a reti unificate – insistono nel proporre le stesse false/parziali/manipolate informazioni in non casuale assenza di contraddittorio, diveniamo dunque noi i soggetti sperimentali dell’esperimento di Asch che trova oggi – in tal modo – una drammatica conferma su larga scala.

Come nasce la discriminazione e come la si rende accettabile?

 Un altro esperimento di psicologia sociale, che come vedremo sta iniziando a livello di massa in questi giorni, è quello della Classe divisa di Jane Elliott; ideato all’indomani dell’assassinio di Martin Luther King per provare gli effetti della discriminazione.

Elliot prese in carico una classe di scuola e indicò i bambini con gli occhi chiari come un gruppo “superiore” e quelli con gli occhi scuri come gruppo “inferiore”. Portò allora in classe dei collari marroni e ordinò ai bambini con gli occhi chiari di metterli al collo dei loro compagni con gli occhi scuri per identificarli più facilmente come appartenenti alla “minoranza inferiore”.  I bambini con gli occhi chiari avevano dei privilegi: accesso alla nuova palestra cinque minuti in più di ricreazione, etc. I bambini con gli occhi chiari vennero inoltre invitati a giocare solo tra loro, snobbando quelli con gli occhi scuri. L’insegnante rimproverava spesso solo i bambini con gli occhi scuri. Per convincere i bambini con gli occhi chiari della inferiorità di quelli con gli occhi scuri, la Elliott disse loro che gli occhi chiari erano scientificamente legati ad una maggiore intelligenza e bontà d’animo. I bambini “superiori” divennero arroganti, prepotenti con  i loro compagni “inferiori”. I bambini “superiori” avevano un rendimento scolastico superiore rispetto a quelli “inferiori” discriminati.

Oggi è ricominciata la scuola in presenza, la prima domanda che, in gran parte delle classi delle scuole superiori, gli insegnati hanno fatto è stata: “Alzi la mano chi è vaccinato!” Ecco in corso l’esperimento di Elliot su larga scala, ne vedremo presto gli effetti!

Attualmente, con il SuperPass del magnifico e super acclamato leader SuperMario Draghi, in Italia (Draghistan) ci troviamo dunque di fronte al più vasto ed articolato esperimento sociale di discriminazione della storia. La “superlatività” di tale esperimento non è dovuta alla sua efferatezza – si ritiene oltremodo improbabile, se non impossibile, che si possa arrivare ai campi di stampo nazista, o ai più recenti e più diffusi campi di rieducazione comunisti – bensì alla sua capillarità, estensione e precisione, oggi possibile grazie a tecnologie impensabili novanta anni fa.

Ci troviamo di fronte a una vera e propria apartheid che è, solo apparentemente, basata sulle scelte mediche (vaccinato-non vaccinato) poiché infatti sottende l’obbedienza o meno ai precetti (per ora sanitari) del Governo. Il lasciapassare “concede” quelli che un tempo erano diritti fondamentali inviolabili ed inalienabili ed il pieno diritto di cittadinanza solo a chi ottempera a determinati ordini decisi dal governo, relegando gli altri al ruolo di devianti che,  in quanto tali,  siano da considerarsi reietti e pericolosi.

Oggi è il vaccino, domani sarà il ranking sul comportamento “green” (la scelta italiana del nome “green pass” sarebbe dunque spiegata), poi magari servirà perché il cittadino possa avere accesso al voto o potrà essere revocato per un ritardo nel pagamento delle imposte (da “evasori vaccinali” a evasori fiscali il passo è breve).  In altre parole potrà essere utilizzato per qualunque altra azione il governo vorrà imporre ai “sudditi” che solo tramite l’obbedienza assurgono al rango di “cittadini”.  Si tratta di una coercizione apparentemente non violenta dal punto di vista fisico ma molto più efficace di quella fisica.

Nel Draghistan del SuperPass di SuperMario Draghi è stato ormai sdoganato il principio che la libertà non è più un diritto innato e inviolabile di tutti, ma che, insieme ad altri, diritti debba essere “concessa” previo ottenimento di un certificato digitale di obbedienza al governo.

* Professore Associato di Economia e Gestione delle Imprese – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes – CV: https://gandolfodominici.it/

Fonte L’Antidiplomatico

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