La guerra tra Israele e Hamas sta favorendo l’agenda del Grande Reset

Kit Knightly
off-guardian.org

Pochi giorni fa avevamo pubblicato un articolo su come l’agenda del Grande Reset stia tuttora avanzando dietro le quinte, mentre i titoli dei giornali non parlano altro che di Israele-Palestina.

Ma è anche vero che, nei suoi tredici giorni di vita, la guerra stessa ha già fatto avanzare l’agenda.

LA CENSURA

La normalizzazione della soppressione del dissenso e la creazione di una cultura della paura allo scopo di limitare la libertà di parola sono una parte importante del Grande Reset, dopo tutto i passi successivi saranno molto più agevoli se si mettono fuori legge le proteste scomode.

Naturalmente, dall’inizio della guerra, gli appelli alla soppressione della libertà di espressione sono spuntati ovunque. Ne avevamo parlato nel nostro articolo “La ‘guerra’ Israele-Hamas – un ulteriore pretesto per eliminare la libertà di parola“.

Da quando è stato pubblicato l’articolo, questa campagna ha preso slancio.

Il Commissario dell’Unione Europea, Thierry Breton, ha inviato lettere di avvertimento a tutte le principali piattaforme di social media, sostenendo che avrebbero dovuto “combattere la disinformazione” riguardante Israele, minacciandole di sanzioni.

In un altro colpo alla narrativa “la Cina è dalla nostra parte”, il servizio cinese di condivisione video TikTok ha accettato di “combattere la disinformazione“.

Studenti di Harvard e Berkeley sono stati minacciati di essere inseriti in una “lista nera” per aver espresso il loro sostegno alla Palestina.

La polizia tedesca e francese sta interrompendo le manifestazioni a favore della Palestina, mentre nel Regno Unito e negli Stati Uniti ci sono proposte per arrestare le persone che sventolano bandiere palestinesi o per deportare coloro che “sostengono Hamas”.

Creare una cultura della paura, far sì che le persone abbiano il terrore di esprimere i propri sentimenti o le proprie opinioni politiche, è solo uno dei tanti aspetti che Covid, Ucraina, Cambiamento Climatico e ora Israele hanno in comune.

IL SOFTWARE DI RICONOSCIMENTO FACCIALE

È sempre curioso quando una storia apparentemente “fuori dal coro” si collega perfettamente ad un tema già noto alle cronache.

Lo sviluppo del software di riconoscimento facciale (FRT) – una minaccia al diritto alla privacy di tutti – è una di queste.

Prima dell’”attacco a sorpresa”, l’uso della tecnologia di riconoscimento facciale da parte di Israele era stato definito da Amnesty International “apartheid automatizzato“. Negli USA, diversi Stati si oppongono da tempo all’uso del FRT e alcuni hanno presentato proposte di legge per vietarlo del tutto.

Ora, però, sembra che Israele stia usando il software di riconoscimento facciale per l’identificazione dei morti e dei feriti. Il Jerusalem Post lo definisce uno “strumento per aiutare Israele a riprendersi dalla guerra con Hamas“.

E, per una curiosa coincidenza, tre giorni prima del presunto “attacco a sorpresa”, il governo svedese sarebbe stato “costretto” ad intensificarne l’uso a causa della “violenza delle bande“.

Nel Regno Unito questo è avvenuto in concomitanza con i piani del governo di caricare in un programma di riconoscimento facciale tutte foto dei passaporti registrati [ne avevamo parlato qui].

I piani hanno scatenato scarse proteste, soprattutto perché nessuno ne aveva sentito parlare. Poi, sabato, durante la marcia pro-Palestina a Londra, la polizia metropolitana ha sfruttato i poteri dell’articolo 60AA, imponendo ai partecipanti di non coprirsi il volto per facilitare il riconoscimento facciale in diretta. (A proposito, ecco che se ne va anche la Svezia, un altro dei Paesi “buoni”).

Nessuno ha detto una parola contro questo provvedimento. Improvvisamente, ciò che ad aprile era “orwelliano” ora – grazie all’ultima guerra – va benissimo.

Il fatto che le stesse persone che ora chiedono che nessuno si copra il volto avessero gridato negli ultimi tre anni “indossate le mascherine!” è la più poetica delle ironie.

E, altrettanto ironico ma molto più tragico, le stesse persone che si erano opposte all’uso di questa tecnologia durante le proteste per i lockdown, ora la chiedono a gran voce per i “simpatizzanti del terrorismo”, il che ci porta dritti al punto tre…

DIVIDERE I MEDIA ALTERNATIVI

I media indipendenti erano stati il motivo principale per cui la narrazione della “pandemia” non aveva raggiunto i suoi grandiosi obiettivi. La narrazione aveva perso il suo slancio di fronte alla spinta di una solida resistenza proveniente da tutto lo spettro politico – dalla sinistra anarchica alla destra libertaria.

Da allora, uno degli scopi principali della strategia globalista è stato quello di minare questa solidarietà e la portata dei media alternativi, attaccando i loro finanziamenti, limitando la loro diffusione e, ovviamente, seminando la discordia con distrazioni divisive.

Non è un caso che l’invasione russa dell’Ucraina abbia spezzato a metà la resistenza covidiana, spaccandola lungo linee di frattura di vecchio stampo.

La “guerra” tra Israele e Hamas ha ulteriormente diviso a metà questi due schieramenti. L’azione collettiva e il pensiero indipendente sono stati banditi nel regno delle ombre a favore del tribalismo di parte. Le persone sono state manipolate affinché abbandonassero le posizioni anti-globaliste e scegliessero di difendere strenuamente i “globalisti buoni” da quelli cattivi.

Questo non solo ha rotto l’alleanza dei dissidenti anti-lockdown/anti-vaccini, ma ha anche infranto i loro principi e screditato le loro opinioni.

Molti – soprattutto nella destra conservatrice – hanno dimenticato che Israele era stato in prima linea nella menzogna Covid, hanno dimenticato che gli israeliani erano stati i primi a vaccinare e i primi a usare i “lasciapassare verdi” e sono saltati in loro difesa (o, più precisamente, hanno colto l’occasione per spingere un’agenda anti-Islam).

Ora spingono per la punizione collettiva e – come già detto – si rallegrano per l’abolizione della libertà di parola per i “simpatizzanti del terrorismo”.

Prendiamo ad esempio Douglas Murray, considerato un “assolutista della libertà di parola”, ma che, sulla scia dell’”attacco a sorpresa”, sta scrivendo articoli con titoli come questo

Perché permettiamo proteste che glorificano il massacro?

Indipendentemente dal fatto che queste persone siano, o non siano, mai state sincere nella protesta per la libertà, la loro credibilità su questo fronte è ora distrutta per sempre.

Credo che questo tweet lo dica meglio di tutti:

IL “MONDO MULTIPOLARE”

Il rovescio della medaglia della faziosità che continua a dividere il movimento alternativo Covid è la concomitante promozione del cosiddetto “mondo multipolare”.

Il fatto che la forza dominante del mondo sia un’élite globalista che non ha uno Stato come patria era stato brutalmente chiarito dalla falsa “pandemia”. Da allora, uno dei principali obiettivi di questa élite globalista è stato quello di cancellarlo dalla nostra mente collettiva.

Viene venduta una falsa narrativa secondo cui l’impero statunitense in disfacimento è il “globalismo” e che esiste un robusta opposizione rappresentata da Russia, Cina, Iran e altri.

Questa narrazione è stata venduta dai media tradizionali e da quelli alternativi sin dall’inizio dell’”operazione militare speciale” della Russia.

Si tratta di una semplicistica narrazione binaria buoni/cattivi progettata per rimuovere dalla memoria collettiva due anni di cooperazione globale su larga scala tra questi presunti “nemici”.

Il conflitto tra Hamas e Israele sta già facendo la sua parte per favorire questa narrazione ingannevole. Crea l’impressione di un mondo diviso lungo linee ben collaudate (ma sempre più prive di significato).

La pandemia ha reso evidente che le élite mondiali seguono tutte lo stesso copione.

La guerra è progettata per farci dimenticare questo fatto.

E, se questo significa che qualche migliaio di persone dovrà morire in corso d’opera,  che importa? Sia l’Occidente che l’Oriente erano stati felici di uccidere la propria gente con lockdown e farmaci tossici, quindi perché non con i missili?

Stanno vendendo logori meme della Guerra Fredda per convincervi che non sono loro i vostri nemici – sono quelli “laggiù” – i musulmani, gli ebrei, i russi…

… potete aggiungerne a vostro piacimento.

La Corea del Nord è stata accusata di fornire armi ad Hamas.

L’Iran avrebbe finanziato – o addirittura pianificato – l’attacco.

Anche la Russia, che tradizionalmente si oppone con forza a tutti i “terroristi” islamici, sta mostrando segni di compromissione della sua abituale “neutralità” sulla Palestina. Stanno inviando carichi di aiuti a Gaza e hanno proposto risoluzioni per il cessate il fuoco al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (su cui gli Stati Uniti hanno immediatamente posto il veto, ovviamente).

Per il disturbo, i parlamentari israeliani hanno minacciato di guerra la Russia in diretta su RT.

Nel suo discorso alla nazione di ieri, Joe Biden ha deliberatamente equiparato la Russia di Putin ad Hamas. Il presidente ucraino Vlodomyr Zelensky ha fatto lo stesso subito dopo l’”attacco a sorpresa”.

Si stanno tracciando le linee di battaglia globali per una presunta “Terza Guerra Mondiale”.

Tutto ciò alimenta l’illusione che enormi e incolmabili differenze ideologiche separino questi Stati nazionali, quando, in realtà, essi condividono la maggior parte degli obiettivi della Nuova Normalità.

Ricordiamo che sia Israele che Hamas avevano sacrificato i loro popoli sull’altare di Pfizer. Qualsiasi pretesa di avere a cuore la vita dei civili – da entrambe le parti – deve essere accolta con il più assoluto scetticismo.

Come si può vedere, l’”attacco a sorpresa” di Hamas ha dato nuovo slancio ad alcuni degli obiettivi della Nuova Normalità da tempo sulla lista dell’establishment delle cose da fare. E questo solo per ora, ci sono altri obiettivi che non si sono ancora concretizzati ma che potrebbero facilmente farlo in futuro.

Si parla della crisi dei rifugiati – aumentare l’immigrazione clandestina e, allo stesso tempo, fomentare ancora di più la retorica divisiva desiderata, fornendo così ai governi occidentali una valvola di sfogo per la miseria finanziaria da loro deliberatamente creata.

I prezzi del petrolio stanno già salendo e, da un momento all’altro, potrebbe scoppiare la prossima “crisi energetica”.

Forse saranno le nazioni del Golfo a mettere sotto embargo Israele, o le nazioni occidentali a sanzionare il resto del mondo, ma si stanno gettando le basi. Il Wall Street Journal parla già di “echi del 1973“, gli Stati Uniti hanno svenduto metà delle loro riserve petrolifere e potrebbero non essere “pronti per una crisi“.

Due articoli di questa mattina avvertono di una “crisi potenziale“.

Se (quando?) arriverà, potrà (e quasi certamente lo farà) essere immediatamente utilizzata al servizio dell’agenda del “cambiamento climatico”. Ci verrà detto che c’è un lato positivo perché stiamo “aumentando la nostra dipendenza dalle energie rinnovabili”.

È un immenso groviglio di bugie, ma tutte portano nella stessa direzione.

Nei circoli dei media alternativi già si discute della natura di Hamas. Fino a che punto sono stati creati da Israele o, almeno, quanto sono stati facilitati nel loro compito? E cosa comporta tutto questo per lo stesso’”attacco a sorpresa”?

Alcuni l’avevano definito un “lavoro dall’interno” fin dal momento in cui si era diffusa la notizia e, in effetti, presenta i soliti tratti distintivi del tradizionale attacco “false flag”. Inspiegabili “fallimenti dell’intelligence”, avvertimenti ignorati e risposte ritardate. Forse si è trattato di averlo “lasciato accadere di proposito” (LIHOP –  Let it happen on purpose) o forse l’hanno deliberatamente fatto accadere (MIHOP –  Make/Made it happen on purpose).

Chissà fino a che punto l’élite si spingerà nella gestione della realtà di cui ha bisogno per imporre i suoi piani al mondo.

Qualunque sia la verità di questa situazione, non si può negare che stia già lavorando sodo all’attuazione di un’agenda molto familiare.

Kit Knightly

Fonte: off-guardian.org
Link: https://off-guardian.org/2023/10/20/the-israel-hamas-war-is-already-pushing-the-great-reset-agenda/
20.10.2023
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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