L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Corona Virus e le conseguenti ordinanze restrittive che si sono susseguite dalla fine di febbraio fino ad oggi hanno evidenziato tutte le contraddizioni che esistono nel tessuto economico del nostro paese, mettendo in dubbio la possibilità di avere una certa continuità di reddito ad intere categorie di lavoratori: dagli intermittenti alle partite iva, passando per gli educatori, per i lavoratori spettacolo e per tutti coloro che vivono di lavori in nero, sono tanti quelli che oggi, 4 aprile, non sanno se e quando riceveranno il prossimo stipendio o i prossimi introiti.
I decreti legge emanati dal governo hanno cercato di rattoppare una situazione potenzialmente esplosiva: l’allargamento delle categorie che possono usufruire della cassa integrazione, così come il famoso “bonus covid-19”, fino ad arrivare ai buoni spesa che ogni comune potrà elargire grazie ai 400 milioni messi a disposizione, sono tentativi di risolvere con trattamenti “una tantum” un problema che, con ogni probabilità, non si risolverà nel giro di qualche settimana.
In questo contesto la campagna per il reddito di quarantena e verso un reddito universale ha deciso per la giornata di venerdì 3 aprile di lanciare una mobilitazione che provasse anche a spezzare il vincolo della permanenza domiciliare. Sono migliaia le persone che ieri si sono recate nei supermercati portando messaggi come “la nostra spesa non è una tantum” , “le nostre bollette non sono una tantum”, o ancora “la crisi non la devono pagare i più deboli”. Cartelli, adesivi, volantini o striscioni, ma per tutti la soluzione non può essere una misura emergenziale: in questo senso la richiesta di un reddito di quarantena indica in realtà la rivendicazione di un reddito universale slegato dal lavoro salariato.
Da più parti ormai viene invocata una soluzione che semplifichi il groviglio di prestazioni a sostegno del reddito e di welfare che caratterizzano il nostro sistema previdenziale e che rappresenti di fatto un allargamento dell’attuale reddito di cittadinanza: tante, troppe sono le categorie senza voce che rischiano di pagare pesantemente questa emergenza.
A questo aggiungiamo l’esigenza di riconsiderare come diritti anche tutte quelle forme di reddito indiretto che rappresentano a tutti gli effetti dei beni fondamentali. Gli affitti (siano essi per la propria casa o per la propria attività), la cura dei bambini o degli anziani, fino ad arrivare alle utenze: vi immaginereste una quarantena senza la possibilità di utilizzare internet?
Quel che è certo è che quando l’emergenza finirà ci troveremo dentro ad un mondo radicalmente diverso da quello in cui abbiamo vissuto fino ad oggi. Non è quindi questo il momento giusto per immaginare forme di tutela per tutti e tutte dalla crisi e dalla miseria? Non è forse ora il tempo per reclamare un futuro in cui il valore della vita di tutte e tutti noi sia messo davanti a quello del profitto?
La campagna per il reddito di quarantena e verso un reddito universale prosegue con le assemblee territoriali e nazionali e delle varie articolazioni che già si stanno dando nei singoli settori colpiti dalla emergenza.
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