La tripla “I”

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

Ricordate 16 anni fa le tre “I” di Berlusconi per modernizzare e rilanciare l’istruzione?

I precetti erano di puntare su più Inglese, Impresa, Informatica. Insomma la scuola come azienda, sulla scia della degenerata sanità pubblica.

Oggi, sulla soglia del baratro nucleare, occorre piuttosto una cura da cavallo spirituale per quella parte maggioritaria di popolazione occidentale che più è rimasta vittima, succube e intrisa degli antivalori decadenti propagandati soprattutto dai neocon anglofoni, detta anche “cultura woke”, o “politicamente corretto” o “cancel culture”, epilogo estremo di un percorso capitalistico in senso mercatista e materialista, cioè nichilista e antispirituale.

A tal fine propongo di porre l’attenzione su quest’altra tripla “I”, di tutt’altro e opposto significato: Interesse, Intenzione, Identità.

Mi riferisco sia ai singoli individui che al popolo da essi costituito, e anche ai loro governi eletti “democraticamente”, almeno dal punto di vista formale, sia di qua che di là dell’atlantico e della manica. Governi fatti da classi dirigenti corrotte, che traducono in azioni eterodirette la loro presunta rappresentatività, non importa se con provvedimenti antipopolari e anticostituzionali. E’ così che siamo arrivati a questo punto, all’ultimo passo dalla mezzanotte della civiltà e della stessa specie umana. Ma per fortuna è un problema prevalentemente  nostro, dell’ormai ex-miliardo d’oro occidentale. Beati gli ex-ultimi, sono la nostra ultima speranza.

E’ un discorso di autenticità dei valori, in un contesto gravemente patologico, ormai da tempo sovvertito orwellianamente anche nel linguaggio.

Le domande corrispondenti sono: qual è il vero interesse di noi popoli, quali sono le nostre vere intenzioni morali, e di conseguenza qual è la nostra vera identità?

Non certo quello di farci una guerra reciproca apocalittica e autodistruttiva, né quelle di prevaricare gli altri ad ogni costo senza pietà e senza la minima empatia, né tanto meno identificarci nel nulla di un consumismo egoistico inaridente e fine a se stesso, alienandoci completamente dalla nostra originale natura umana. Eppure è proprio quello che ci sta accadendo, ed è inutile prendersela con l’élite malvagia dei “padroni universali” che perseguono un loro diabolico progetto di lungo corso, poiché siamo proprio noi a consentirlo, da malati spirituali quali siamo diventati, inerti e impotenti nella nostra corazza fatta di paura, e paradossalmente di delirio d’onnipotenza suggerito dalla potenziale illimitatezza nell’accumulo di denaro che tutto può comprare, di cui abbiamo esempi palesi (Elon Musk) e molto peggio quelli nascosti (i suddetti padroni universali, controllori e gestori di ricchezze e poteri smisuratamente concentrati).

Gli interessi e le intenzioni non sempre vanno d’accordo, anzi è intrinseco nella natura umana, di esseri intelligenti e organizzati in grandi numeri, un continuo conflitto tra l’interesse puramente egoico e la necessità di vivere in armonia con gli altri e con l’ambiente che ci ospita. Gli animali risolvono il problema comportandosi secondo istinto, cioè nelle modalità che madre natura ha selezionato per loro nell’ottimizzare la sostenibilità ecologica dei sistemi che ospitano la vita in tutte le sue forme reciprocamente interagenti. Noi no, abbiamo il libero arbitrio per poter decidere quali comportamenti sia più “giusto” adottare e porre in essere, volta per volta. Inizialmente con le religioni, poi con le leggi laiche, ci poniamo continuamente vincoli e censure generalizzate alla nostra potenziale libertà d’azione in qualsivoglia direzione orientata, sostituendoci alla naturale evoluzione biologica.

Ma mentre le leggi divine poggiano su un qualche residuo di spiritualità ancestrale, le leggi umane poggiano sulla razionalità, quel privilegio che però ha un costo esistenziale notevole, oltre ad essere fonte di errori, lacune e ipocrite menzogne verso gli altri e se stessi.

Questo è il paradosso della mente umana, che fa del “buon senso” una questione di opinioni di parte, cioè soggetta proprio a quegli interessi, veri o presunti che siano, che vorrebbe controllare e in parte contrastare ai fini di un maggior benessere sociale.

Ma il paradosso va ben oltre, in profondità, dal momento che la ragione vorrebbe armonizzare i sentimenti ma al tempo stesso li inaridisce, fino ad annullarli nel nichilismo materialista esasperato dal successo dell’ideologia propria di un capitalismo diretto fino alle sue estreme conseguenze, capitanato proprio da noi, dal miliardo d’oro di esseri umani storicamente più avanzati, almeno in senso organizzativo di massa.

Questo uccide la fede, la spiritualità, il concetto stesso di un Dio superiore e trascendente al quale inchinarsi umilmente nella nostra limitatezza di comuni mortali. Un Dio voluto morto, che altrimenti avrebbe potuto salvarci da noi stessi, dalle nostre lucide pazzie, dalla nostra illimitata e pericolosissima libertà di orfani delle leggi di madre natura.

Eppure la fiammella dello spirito non si spegne mai del tutto, basta un soffio per alimentarla e farla risplendere in tutta la sua potenza salvifica e fondante di senso, alla ricerca continua dei più autentici valori attuali. Occorre anche molta buona volontà, meditazione e ricerca di se stessi, come è sempre stato e sempre sarà per noi umani, vivi e mortali, forma avanzatissima di specie biologica. Da come stanno le cose si tratta di una vera rivoluzione di massa, già iniziata spontaneamente e in sordina, tra esigue minoranze, ma destinata ad allargarsi e maturare, speriamo in tempo utile per prevalere contro le forze del male, che albergano anche nel profondo di ognuno di noi e perciò vanno domate tramite una forza spirituale superiore, prima che ci annientino irreversibilmente. E’ tempo di meditazione e di azione congruente.

E’ ovvio che gli interessi puramente egoici spesso confliggono con interessi di ordine superiore, ad es. interessi sociali o ambientali, ed è proprio qui che interviene la coscienza per ristabilire le priorità necessarie a fin di bene collettivo e universale. Ma non si può pretendere che tutti si lascino guidare sempre da una propria coscienza vigile e matura, sufficiente a orientare virtuosamente il comportamento personale, che può quindi scivolare anche verso il crimine, giustamente represso a scopo difensivo dalla società, tramite leggi scritte e ordinamenti istituzionali per farle rispettare. Ma comunque le intenzioni dipendono dal livello coscienziale proprio e collettivo, condiviso nel contesto culturale di ogni popolo libero. Per questo esistono forze distopiche impegnate a reprimere la libertà di pensiero, a spegnere o peggio stravolgere con l’inganno della propaganda subdola e menzognera le coscienze, fino a plagiarle su falsi valori autolesionisti o ad atrofizzarle del tutto, rendendole innocue verso un potere tirannico e totalitario.

Solo un forte e autentico senso identitario può combattere questa deriva malefica, partendo sempre dal livello basico, che non può essere altro che quello proprio, personale, dal momento che la coscienza non la si può provare altrimenti né trasmetterne la percezione diretta ad altri. Si può però condividerne gli esiti partecipando così ad una sorta di coscienza collettiva diffusa e prevalente, che tendenzialmente è orientata a fin di bene, cioè di vita positiva, che è poi il succo e la sostanza di una lecita libertà di popolo, conquistata dopo millenni di tribolazioni e sofferenze, comunque resesi utili per stimolare l’evoluzione della civiltà umana. Non lasciamoci sottrarre questo patrimonio già costato lacrime e sangue di generazione in generazione, manteniamolo vivo ed attuale. In tal senso la vita è guerra, come già sosteneva Eraclito in altra forma. La nostra vita è anche una continua battaglia per la sopravvivenza e un benessere compatibile coi tempi e soprattutto con una pacifica,  armonica e rispettosa convivenza tra individui e tra popoli imbarcati sullo stesso pianeta.

Il confronto oggettivo tra la decadenza occidentale e l’astro nascente dei BRICS testimonia l’esistenza di queste possibili differenze esistenziali, oggi rischiosamente contrapposte ma destinate a risolversi con un salto storico di civiltà, dalla millenaria predazione di parte alla nuova collaborazione universale. Basta solo ritrovare se stessi, anche se per i più sarà tutt’altro che facile se non riescono a percepire le profondità dell’essere, travolti come sono dalla fragilità che lo accompagna costantemente nell’esperienza terrena, dove tutto è possibile.

Di Alberto Conti per ComeDonChisciotte.org

27/11/2024

Alberto Conti. Laureato in Fisica all’Università Statale di Milano, docente matematica e fisica, sviluppatore software gestionale, istruttore SAP, libero pensatore, collaboratore di Giulietto Chiesa, padre di famiglia, appassionato di filosofia, psicologia, economia politica, montagna, fotografia, fai da te creativo, sempre col gusto alla risoluzione dei problemi.

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